Salvini ha chiesto di ridurre il numero dei permessi di soggiorno concessi per motivi umanitari, dice Repubblica

Un gruppo di migranti sbarcati dal Diciotti della Guardia Costiera a Pozzallo, in Sicilia, il 19 giugno 2018 (GIOVANNI ISOLINO/AFP/Getty Images)
Un gruppo di migranti sbarcati dal Diciotti della Guardia Costiera a Pozzallo, in Sicilia, il 19 giugno 2018 (GIOVANNI ISOLINO/AFP/Getty Images)

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha scritto Repubblicaha emanato una circolare diretta ai prefetti, alla commissione per il diritto d’asilo e ai presidenti delle sezioni territoriali per il riconoscimento della protezione umanitaria. Nella circolare, che Repubblica dice di avere visto, Salvini ordinerebbe in particolare di diminuire il numero dei permessi di soggiorno concessi per motivi umanitari, una specie di versione ridotta dell’asilo politico. Repubblica scrive che nella circolare c’è scritto:

Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è stato concesso in una varia gamma di situazioni collegate, a titolo esemplificativo, allo stato di salute, alla maternità, alla minore età, al tragico vissuto personale, alle traversie affrontate nel viaggio verso l’Italia, alla permanenza prolungata in Libia, per arrivare ad essere uno strumento premiale dell’integrazione.

Tale prassi ha comportato la concessione di un titolo di soggiorno ad un gran numero di persone che, anche in base alla normativa europea sul diritto d’asilo, non avevano al momento dell’ingresso del nostro paese i requisiti per la protezione internazionale e che, ora, permangono sul territorio con difficoltà d’inserimento e con consequenziali problematiche sociali che, nel quotidiano, involgono anche motivi di sicurezza.

Salvini ha scritto agli enti competenti che finora sono stati concessi troppi permessi di soggiorno per motivi umanitari alle persone che hanno «mere e generiche condizioni di difficoltà», compreso l’essere minorenni non accompagnati, donne incinte o persone che hanno affrontato pericolosi viaggi in mare dopo essere stati detenuti in Libia. L’indicazione è di concederli soltanto a chi ha subito «privazione o violazione dei diritti umani nel paese di origine».