L’uomo che ha le chiavi dei Musei Vaticani

Ogni giorno ne usa circa 300 – in tutto sono quasi 3.000 – per aprire e chiudere tutte le porte, comprese quelle della Cappella Sistina

La consegna delle chiavi, di Pietro Perugino
La consegna delle chiavi, di Pietro Perugino

Gianni Crea lavora ai Musei Vaticani e fa il clavigero, il responsabile delle chiavi. Nel suo caso, le chiavi di cui è responsabile sono 2.797. Ogni mattina intorno alle 5.30 Crea si sveglia e, insieme ad altri clavigeri di cui è il responsabile, passa dalla Gendarmeria vaticana, prende le chiavi e le usa per aprire centinaia di porte dei Musei Vaticani. Inizia sempre dall’Atrio dei Quattro Cancelli e per aprire tutte le porte cammina per più di tre chilometri, per circa un’ora e mezza.

Da qualche settimana i Musei Vaticani offrono alcune visite speciali “fuori orario“, per permettere ai visitatori di pagare per un «ingresso esclusivo alle 6 di mattina per compiere con il “clavigero” dei Musei il rito solenne dell’apertura porte e accensione luci». I partecipanti alle visite non possono essere più di venti per volta; i prezzi non sono noti.

Crea, che è originario della Calabria ma è cresciuto a Roma, raccontò tempo fa che quando aveva vent’anni il parrocco di una chiesa che frequentava sulla via Appia gli propose di lavorare in Vaticano come custode ausiliario. In seguitò studiò Giurisprudenza per diventare magistrato, ma abbandonò l’idea dopo che vinse un concorso per diventare clavigero. Ora è responsabile di altri dieci clavigeri, che si alternano per i turni di apertura e chiusura dei Musei Vaticani. Ha spiegato che le chiavi sono quasi tremila ma ne usa solo qualche centinaio: alcune esistono in più copie mentre altre, su cui non ci sono molti dettagli, sono custodite in un apposito bunker che, come raccontò al Giornale nel 2016, si trova «nel Cortile della Pigna». Il bunker, spiegò Crea, «prevede un sistema di condizionamento speciale per impedire che le chiavi si arrugginiscano». Sempre parlando con il Giornale, Crea disse di conoscere a memoria le centinaia di chiavi che usa, ma ammise comunque che da qualche anno ci sono anche chiavi elettroniche.

Crea raccontò anche che esistono tre chiavi più importanti delle altre: quella che apre il portone monumentale, quello da cui si esce dai Musei Vaticani; quella che pesa circa mezzo chilo e apre il portone di Ingresso del Museo Pio Clementino; e poi «la chiave più grande e più importante di tutte, la chiave senza numero, che apre il portone della Cappella Sistina, sede dal 1492 del Conclave». La chiave della Cappella Sistina è in una busta bianca e ogni volta che qualcuno la prende deve firmare un apposito registro e avere la necessaria autorizzazione.

Nel 2017 Crea spiegò alla rivista Il mio Papa che il suo incarico è particolarmente delicato in caso di Conclave, la riunione dei cardinali che, rinchiusi nella Cappella Sistina, eleggono il nuovo papa:

Il clavigero è l’erede del Maresciallo del Conclave, colui che fino al 1966 doveva sigillare le porte intorno alla Cappella quando i cardinali si riunivano per eleggere il pontefice. Oggi il clavigero chiude le porte e poi segue, insieme alle autorità competenti, l’opera del fabbro che mette i sigilli; poi ripone le chiavi in una cassetta metallica consegnata alla Gendarmeria che la custodirà fino a elezione avvenuta. È un incarico che ti dà il senso di essere custode della storia.

Crea raccontò anche che «la porta della Sistina è l’ultima a essere aperta ogni mattina, più o meno intorno alle 7» ed è l’unica che «non viene materialmente aperta dai clavigeri: loro assistono all’apertura fatta dagli addetti alla Sagrestia Pontificia, detti in gergo “sistinari”». Parlando del giro di chiusura delle porte, Crea disse che inizia verso le 19 e richiede mezz’ora in più rispetto a quello del mattino, per un motivo piuttosto semplice: «Perché bisogna controllare attentamente alcune cose: non dobbiamo lasciare finestre aperte né luci accese». Non è mai capitato che qualcuno rimanesse chiuso nei Musei Vaticani per errore.