Paul Manafort, ex capo del comitato elettorale di Trump, andrà in prigione

(Mark Wilson/Getty Images)
(Mark Wilson/Getty Images)

Paul Manafort, ex capo del comitato elettorale di Trump, andrà in prigione. Un giudice federale lo ha incriminato di corruzione di un testimone e ha annullato la libertà su cauzione che aveva ottenuto mesi fa nell’ambito dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sull’ingerenza russa nelle ultime elezioni presidenziali statunitensi. Secondo le accuse, Manafort avrebbe tentato di influenzare due testimoni del suo futuro processo dopo essere stato liberato su cauzione.

Manafort e un suo collaboratore avrebbero contattato due testimoni per convincerli a dire che lo stesso Manafort non aveva mai fatto attività di lobby negli Stati Uniti per Viktor Yanukovych, l’ex presidente dell’Ucraina considerato molto vicino a Vladimir Putin. Nel processo principale Manafort è accusato di non aver informato il dipartimento di Giustizia della sua attività di lobbista.

In questi giorni Trump ha difeso Manafort ma ha anche detto ai giornalisti che il suo ruolo nel comitato elettorale era molto limitato, e che ci lavorò solo un paio di mesi (in realtà furono cinque). Tutti i giornalisti che seguirono la campagna elettorale sostengono invece che Manafort ebbe un ruolo molto rilevante nel ristretto circolo dei collaboratori di Trump: fu lui, per esempio, a proporre Mike Pence come candidato vicepresidente negli ultimi mesi della campagna e guidare l’organizzazione della convention estiva a Cleveland.