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  • Martedì 5 giugno 2018

Il problema delle telecamere nascoste nei bagni della Corea del Sud

E in altri posti pubblici e privati: vengono messe per riprendere persone in posizioni intime e con fini sessuali, senza il loro consenso

Immagine tratta da un video diffuso dalla polizia sudcoreana per dissuadere le persone a cercare i filmati a carattere sessuale girati con le telecamere nascoste
Immagine tratta da un video diffuso dalla polizia sudcoreana per dissuadere le persone a cercare i filmati a carattere sessuale girati con le telecamere nascoste

Da diverso tempo la Corea del Sud ha un enorme problema con le telecamere nascoste messe nei bagni di palestre, piscine e metropolitane, oppure posizionate all’interno di oggetti e indumenti in posti pubblici e privati. Le telecamere vengono installate per riprendere persone, soprattutto donne, in posizioni intime e con fini sessuali, senza il loro consenso. I video finiscono spesso online, provocando grandi danni materiali e psicologici alle persone coinvolte. Le autorità hanno iniziato a occuparsi del fenomeno – è stata fatta una legge apposita ed è stato aperto un centro di assistenza per le vittime, tra le altre cose – ma finora senza risultati risolutivi. Il numero di crimini di questo tipo registrati dalle autorità sudcoreane è passato da 564 nel 2007 a 5.249 nel 2016: numeri a cui andrebbero aggiunti tutti i casi non denunciati e di cui le vittime non vengono nemmeno a conoscenza.

La diffusione delle telecamere nascoste è un problema entrato da tempo anche nel dibattito politico pubblico sudcoreano. Il presidente Moon Jae-in ne ha fatto una priorità nazionale e diversi leader politici l’hanno incluso nel proprio discorso elettorale in vista delle elezioni regionali che si terranno il prossimo 13 giugno. La legge prevede che chi commette il reato – quindi chi filma o fotografa una persona senza il suo consenso in modi che possano provocare desiderio sessuale o essere causa di umiliazione – rischia fino a cinque anni di carcere o una multa di qualche migliaio di dollari. Il fatto, ha detto la polizia, è che solo una piccola percentuale di crimini di questo tipo porta a una pena che preveda il carcere.

Negli ultimi anni governi e forze dell’ordine hanno provato a constrastare il fenomeno. A Seul, per esempio, è stata creata una squadra di una cinquantina di persone equipaggiata con dispositivi di scansione a infrarossi e rilevatori di campi elettromagnetici, e incaricata di verificare che nei bagni pubblici in giro per la città non siano state installate telecamere nascoste. Ad aprile il governo sudcoreano ha istituito una linea telefonica a disposizione delle vittime di questo tipo di crimini. Il centro, oltre a offrire appoggio psicologico, dà consulenze legali e aiuta le persone che lo contattano a bloccare l’accesso al materiale pubblicato online. Dalla sua apertura, ha scritto il Wall Street Journal, il centro è stato contattato da almeno 360 vittime. Anche la polizia ha provato a fare la sua parte, cercando modi per dissuadere chi cerca questo tipo di video su Internet, in particolare nei siti porno: ha diffuso video che iniziano come quelli girati di nascosto ma terminano con un messaggio particolare – “la polizia ti sta guardando” – oppure con immagini inaspettate da film dell’orrore.

La Corea del Sud affronta da anni i problemi legati alla privacy online. Nel 2004 l’autorità sudcoreana delle telecomunicazioni stabilì che tutti i cellulari venduti in Corea del Sud dovevano emettere un suono superiore ai 60 decibel ogni volta che veniva scattata una fotografia, anche quando il telefono veniva messo in modalità silenziosa. La misura doveva servire per limitare i casi di fotografie scattate di nascosto e senza il consenso del soggetto ripreso. La norma, comunque, non è stata sufficiente a risolvere il problema, anche perché nel corso degli anni sono state sviluppate nuove tecnologie che hanno continuato a rendere facile ed economico aggirare i divieti e pubblicare online questo tipo di materiale. Nel 2016 le autorità chiusero Soranet, l’allora sito porno più diffuso in Corea del Sud, nel quale erano stati pubblicati molti video girati con telecamere nascoste e senza il consenso delle persone coinvolte: anche quella misura, comunque, non risolse il problema.

Negli ultimi quattro anni le persone che si sono rivolte alla Commissione per le comunicazioni della Corea del Sud per chiedere la rimozione di video girati con telecamere nascoste e pubblicati online sono state più di 15mila. Poco meno del 4 per cento dei video totali però è stato rimosso con successo. Il mese scorso a Seul si è tenuta una grande manifestazione a cui hanno partecipato più di 10mila persone – la maggioranza delle quali donne – per chiedere un’azione più efficace della polizia. La manifestazione era stata convocata dopo un crimine di questo tipo commesso però da una donna ai danni di un uomo: la donna aveva fotografato un modello nudo senza il suo consenso e aveva poi diffuso le foto online. Secondo le persone che hanno partecipato alla manifestazione, la polizia era intervenuta in modo tempestivo e molto più efficace rispetto ai casi in cui le vittime sono donne.