Sono stati chiesti 6 anni di reclusione per l’ex calciatore Vincenzo Iaquinta, coinvolto nel più grande processo per mafia nel Nord Italia

(Valerio Pennicino/Getty Images)
(Valerio Pennicino/Getty Images)

I pubblici ministeri del processo “Aemilia”, il più grande per mafia mai tenuto del Nord Italia, con 240 imputati appartenenti e collusi ad un unico clan della ‘ndrangheta, hanno chiesto 6 anni di reclusione per l’ex calciatore della Juventus e della Nazionale italiana Vincenzo Iaquinta. Anche il padre Giuseppe è coinvolto nel processo: per lui sono stati chiesti 19 anni per affiliazione mafiosa. La posizione di Iaquinta riguarda due pistole registrate a suo nome e ritrovate nel 2015 nel corso di una perquisizione a casa del padre, che invece non disponeva di una licenza e che era stato arrestato assieme ad altre 116 persone, ora coinvolte nel processo.

I reati contestati nel processo di Reggio Emilia sono associazione a delinquere di stampo mafioso, false fatturazioni, detenzione di armi, usura, estorsione e frode. Le richieste di pena più elevate sono arrivate per Michele Bolognino, per cui sono stati chiesti 30 anni in rito ordinario e 18 in abbreviato, Gaetano Blasco (26 anni e 6 mesi in ordinario e 16 anni in abbreviato) e Pasquale Brescia (14 in ordinario e 4 anni e 6 mesi in abbreviato).

Iaquinta, originario di Crotone, si è ritirato dal calcio professionistico nel 2013 dopo aver trascorso la maggior parte della sua carriera nell’Udinese, dal 2000 al 2007, e nella Juventus, dal 2007 al 2012. È stato anche uno degli attaccanti della Nazionale dal 2005 al 2010 e fece parte della squadra campione del mondo nel 2006.