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  • Mercoledì 23 maggio 2018

Cosa attende ora il Milan?

A giugno la UEFA potrebbe decidere sanzioni economiche, limitazioni sul mercato e – nella peggiore e più severa delle ipotesi – l’esclusione dalle coppe

(Marco Luzzani/Getty Images)
(Marco Luzzani/Getty Images)

La UEFA – l’organo che governa il calcio europeo – ha deciso di non concedere il patteggiamento sul fair play finanziario (FFP) al Milan, ovvero il metodo con il quale la società avrebbe potuto concordare le sanzioni e poi il percorso per rientrare nei parametri finanziari imposti dalla UEFA per le squadre che partecipano alle coppe europee. Il Milan è stato quindi rinviato a giudizio a metà giugno: rischia il blocco del mercato, l’impossibilità di far giocare nelle coppe i nuovi giocatori acquistati e, nella peggiore e più severa delle ipotesi, l’esclusione dalla prossima edizione di Europa League, a cui il Milan si è qualificato terminando la Serie A al sesto posto.

La decisione di non patteggiare presa dalla camera di investigazione dell’Organo di Controllo Finanziario per Club della UEFA è stata motivata dalle incertezze che si ritengono collegate ai piani presentati dalla dirigenza del Milan per il rientro nei parametri economici. Questi piani riguardano il rifinanziamento del debito di 354 milioni di euro nei confronti del fondo Elliot — che potrebbe comportare il trasferimento della proprietà del Milan al fondo statunitense già dal prossimo ottobre — il piano di espansione nel mercato cinese previsto dalla società, giudicato eccessivamente ambizioso e ottimista, e poi l’attuale bilancio del club, su cui pesa il deficit eccessivo maturato dalla società negli ultimi anni. Come scrive Marco Bellinazzo sul Sole 24 Ore, “l’ammontare di queste perdite complessive nel corso degli ultimi tre anni dovrebbe essere superiore alla soglia dei 100 milioni di euro, pur sottraendo i costi virtuosi, rispetto a un limite di 30 milioni di rosso concesso dai regolamenti”.

L’amministratore delegato del Milan Marco Fassone ha risposto al comunicato UEFA all’uscita dell’assemblea della Lega Serie A a Milano, dicendo: “Il comunicato mi ha generato molta amarezza. Mi attendevo che la UEFA potesse dare parere positivo anche perché nella storia era successo una sola volta con una squadra russa. Non ci è stato concesso perché la UEFA dice che il mancato rifinanziamento getta dei dubbi sul nostro futuro. La nostra storia è stata fatta quest’anno di continui adempimenti che confermano la nostra solidità. È un danno importante per la nostra immagine. Riporterò alla UEFA i nostri dati, meritavamo il settlement agreement”.

A fine 2017 la UEFA aveva respinto anche il “Voluntary Agreement”, l’accordo con il quale la dirigenza del Milan intendeva evitare le sanzioni previste per la violazione del Fair play finanziario. L’accordo in questione consisteva nel piano finanziario presentato dalla proprietà cinese del Milan per il raggiungimento di oltre 500 milioni di euro di ricavi complessivi nei successivi cinque anni: un piano con il quale il Milan prevedeva di rientrare nei parametri finanziari ed economici imposti ai club europei. La UEFA aveva citato come motivazioni principali le stesse che hanno portato al rinvio a giudizio: le incertezze sul rifinanziamento dei prestiti da rimborsare entro ottobre 2018 e sulle garanzie finanziarie fornite dal principale azionista del club.

Il caso più noto di una squalifica dalle coppe europee inflitta dalla UEFA è quello del Galatasaray, che nel marzo del 2016 venne squalificato per un anno per aver violato i parametri del fair play finanziario. I problemi economici del Galatasaray erano noti da tempo e la squalifica era attesa anche dalla società. Il FFP stabiliva (e stabilisce tuttora) che per evitare sanzioni le perdite di un club non debbano superare i 30 milioni di euro per tre stagioni consecutive, con qualche concessione (i “costi virtuosi” legati alla gestione dei settori giovanili e agli investimenti sulle strutture). Il Galatasaray di milioni ne aveva persi circa 40 nel 2012/13, 70 nella stagione successiva e circa 55 nella stagione 2014/2015. Il club non era poi riuscito a contenere le spese nemmeno nella stagione in corso.