Kellogg’s ha chiuso il suo stabilimento in Venezuela, per via delle condizioni del paese

(Andreas Rentz/Getty Images)
(Andreas Rentz/Getty Images)

La multinazionale statunitense Kellogg’s, che produce soprattutto alimenti per la colazione, ha terminato le sue attività in Venezuela per via delle condizioni economiche del paese. Il 15 maggio la società ha spiegato in un comunicato che «il peggioramento economico e sociale nel paese ha obbligato la società a terminare le sue operazioni» nel paese; i lavoratori dello stabilimento, che si trova a Maracay e dava lavoro a circa 400 persone, hanno detto che è stato successivamente impedito loro l’ingresso.

Nicolas Maduro, che è presidente del Venezuela dal 2013, ha detto che la decisione di Kellogg’s è “incostituzionale” e che lo stato prenderà il controllo dello stabilimento per darlo direttamente ai lavoratori. Negli ultimi anni molte altre aziende hanno lasciato il Venezuela, che è in una gravissima situazione economica, con altissimi tassi di inflazione. Già in altri casi Maduro aveva provato, senza grandi risultati, a dare ai lavoratori il controllo degli stabilimenti.

La decisione di Kellogg’s, il cui stabilimento venezuelano era aperto da più di cinquant’anni, arriva pochi giorni prima delle elezioni del 20 maggio, in cui Maduro punta a farsi rieleggere (e non ci sono grandi dubbi che ciò succeda, visto il controllo che esercita sul paese e la sistematica repressione delle opposizioni). Kellogg’s non ha spiegato nel dettaglio quali difficoltà abbia incontrato in Venezuela, ma è probabile che banalmente non riuscisse a trovare le materie prime necessarie per i suoi prodotti, che comunque avrebbe potuto vendere a fatica, perché per combattere l’inflazione Maduro ha imposto un blocco ai prezzi di molti prodotti. Kellogg’s ha detto che, nel caso in cui Maduro dovesse affidare la fabbrica ai lavoratori, prenderà tutte le necessarie iniziative legali.