Storia e storie dell’Hotel house di Porto Recanati

Annalisa Camilli racconta su Internazionale il condominio di 16 piani nato come residenza di lusso e ora “ghetto verticale”

(Stefano Sacchettoni/Ansa)
(Stefano Sacchettoni/Ansa)

Annalisa Camilli ha raccontato su Internazionale la storia e le storie dell’Hotel house, un palazzo di 16 piani alla periferia di Porto Recanati, in provincia di Macerata, dove vivono prevalentemente famiglie di immigrati, in quello che Camilli definisce un “ghetto verticale”. Il condominio fu costruito alla fine degli anni Sessanta, idealmente come residenza di lusso per le vacanze, visto che è in una zona di campagna e a poca distanza dal mare. Ma negli anni il progetto è fallito, e il complesso si è trasformato in una zona degradata dove la speculazione immobiliare ha indirizzato le molte famiglie di stranieri – inizialmente soprattutto senegalesi – arrivate a lavorare nel distretto industriale della zona. A marzo, a poche centinaia di metri dall’Hotel house, erano state ritrovate delle ossa che si era supposto appartenessero a molte persone, cosa che aveva portato qualcuno a parlare di fossa comune: si scoprì poi che appartenevano a una o due persone soltanto.

“Vedi laggiù quella che chiamano la fossa degli orrori? La scientifica ha scavato qualche giorno, poi l’hanno ricoperta. Non è poi così vicina all’Hotel house”. Dall’undicesimo piano del condominio di 16 piani e quasi cinquecento appartamenti di Porto Recanati il colonnello in pensione Alfredo La Rosa mostra il panorama dolce della campagna marchigiana. Intorno al grattacielo avveniristico costruito alla fine degli anni sessanta per offrire una residenza sulla riviera adriatica alle famiglie benestanti della zona, il paesaggio è rimasto rurale: ci sono campi coltivati, vecchi casali abbandonati, strade sterrate.

Intorno a una delle cascine che si vedono dal balcone del colonnello alla fine di marzo la polizia ha trovato dei resti umani e la stampa locale ha cominciato a parlare di “fossa comune” o anche di “pozzo degli orrori”, ipotizzando che si trattasse di una buca in cui erano stati occultati dei cadaveri, in qualche modo collegati a dei reati commessi nel palazzo, in cui oggi vivono circa duemila persone di quaranta diverse nazionalità.

“Tutto quello che avviene vicino all’Hotel house viene ricondotto sempre ai suoi abitanti e assume tinte mostruose”, racconta sarcastico La Rosa, che è venuto a vivere all’Hotel house nel 1993, quando nel condominio abitavano solo ufficiali dell’aeronautica in servizio a Porto Potenza Picena e famiglie marchigiane della classe medioalta. “Ci passavo vicino e pensavo: ‘Quanto è bello!’. Mi piaceva l’aspetto moderno del condominio con la sua pianta a croce, i suoi ascensori, i montacarichi, i portieri e l’entrata sorvegliata”, racconta rientrando in casa dal lungo balcone, tra le statue di marmo del salotto e vecchi libri impolverati.

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