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  • Sabato 21 aprile 2018

“Unisciti all’esercito e dormi a casa tua”

È la proposta del governo del Belgio per convincere i giovani ad arruolarsi, ma ai vecchi non piace («Non vai in guerra con uomini a cui manca la mamma»)

Militari a Bruxelles, 8 febbraio 2018 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Militari a Bruxelles, 8 febbraio 2018 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

In Belgio, per rendere la carriera militare più attraente per i ragazzi più giovani, l’esercito sta valutando dei programmi che consentano alle reclute di dormire a casa propria e non in caserma durante il periodo di addestramento (hanno già il diritto di tornare a casa durante il fine settimana). I funzionari del governo pensano che il cambiamento sia necessario per abbassare l’età media dei soldati, che ora è 44 anni: dieci in più rispetto a quella in Francia, Germania e Regno Unito. In Italia l’età media del personale militare è 39 anni, ma di questo passo è destinata a salire a 42 anni nel 2020 e a 46 anni fino al 2024.

Un portavoce delle forze armate del Belgio, Alex Claesen, ha detto che «la società è in continua evoluzione, i sogni e le aspettative dei giovani si stanno evolvendo, e così deve evolversi anche l’esercito». L’idea di dormire a casa propria fa parte di un pacchetto di proposte più ampie per venire incontro ai «desideri e alle capacità» delle giovani reclute. Molti reduci di guerra ed esperti di difesa hanno reagito però in modo molto critico, sostenendo che queste iniziative potrebbero mettere a rischio la coesione delle truppe – un’obiezione ricorrente e non sempre fondata ogni volta che si propone di cambiare qualcosa nelle forze armate – e costituire un pericoloso precedente per gli altri eserciti dei paesi occidentali. Negli eserciti di tutto il mondo, l’addestramento di base dei primi anni ha anche una funzione psicologica ritenuta fondamentale: sradicare i giovani militari dalla vita civile per introdurli nel mondo delle caserme, in modo da dargli una visione realistica e quotidiana dell’esercito prima di inviarli in missione.

Il presidente di un’organizzazione belga di reduci di guerra per esempio ha detto: «Non vai in guerra con uomini a cui manca la mamma». E ancora: «Se permetteremo alle reclute di andare a casa durante la settimana, i militari chiederanno presto una casa mobile se verranno mandati in prima linea». Un caporalmaggiore della Legione straniera francese intervistato dal New York Times ha a sua volta precisato che «un esercito si evolve nel modo in cui combatte, ma l’unica cosa che cambia sono le armi: la natura stessa della guerra non cambia, quindi i principi di base dell’esercito non devono essere modificati». Ha anche spiegato che nella Legione straniera francese si resta nelle caserme per i primi cinque anni: «Cosa vorrai dopo, che l’esercito possa scioperare? Vuoi i sindacati nell’esercito?».

In Belgio il servizio militare era obbligatorio fino al 1994 e da allora il numero di personale attivo è diminuito passando da 40 mila a circa 28 mila. Ora il Belgio ha 2,6 soldati ogni mille civili, un rapporto più basso rispetto a quello di molti altri paesi che fanno parte della NATO. Oltre a questo, è aumentata anche l’età media dei militari. Roger Housen, un colonnello in pensione delle forze armate belghe, ha detto che «l’esercito ha ragione nel cercare di attirare i più giovani, dato che molti andranno in pensione nei prossimi cinque anni. Ma l’obbligo di vivere in caserma non è il fattore principale che spinge i giovani ad allontanarsi». Una recluta belga su cinquanta decide di lasciare il suo posto durante i primi anni di addestramento. E il 16 percento delle reclute che si ritirano prima del tempo hanno detto di farlo per “motivi familiari”. Sono solo il 16 per cento, fa notare Housen, secondo cui – altro argomento ricorrente dentro le forze armate – il problema principale sono i tagli alla Difesa decisi dai governi negli ultimi decenni: «I giovani non hanno le attrezzature adeguate, non hanno i mezzi per addestrarsi in modo opportuno (…) In realtà, non possono fare le cose che vogliono fare e per le quali sono entrati a far parte delle forze armate».

Claesen, portavoce dell’esercito del Belgio, ha affermato che tra i motivi della scarsa adesione dei giovani c’è l’economia in crescita e quindi i posti di lavoro nel mondo civile sempre più redditizi. I ragazzi considerano poi non così attraente la prospettiva di passare anni a pattugliare le strade del paese all’interno delle operazioni antiterrorismo.

La spesa militare del Belgio in rapporto al PIL è tra le più basse dei paesi che appartengono alla NATO (0,91 per cento nel 2017). In Italia, secondo un recente rapporto, la spesa militare complessiva nel 2018 è salita a 25 miliardi di euro, cioè l’1,4 per cento del PIL, con un incremento del 4 per cento nell’ultima legislatura e del 26 per cento nelle ultime tre. Circa 1.000 soldati del Belgio sono attualmente attivi all’estero: in Afghanistan e in Mali. Ogni sei mesi sei aerei da caccia del Belgio si alternano con aerei da guerra olandesi per pattugliare lo spazio sopra l’Iraq e la Siria. Le navi belghe partecipano regolarmente a missioni per il controllo delle acque internazionali al largo delle coste europee.