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  • Venerdì 20 aprile 2018

Un altro venerdì di tensioni a Gaza

Si è tenuta la quarta protesta contro l'occupazione israeliana nel giro di un mese: solo ieri sono morte quattro persone, fra cui un ragazzo di 15 anni

(SAID KHATIB/AFP/Getty Images)
(SAID KHATIB/AFP/Getty Images)

Ieri si sono tenute delle nuove proteste di massa al confine fra la Striscia di Gaza e Israele per manifestare contro l’occupazione israeliana. È stato il quarto venerdì di fila che si sono tenute proteste del genere. Secondo il ministero della Salute palestinese, i soldati israeliani che presidiavano il confine hanno ucciso quattro manifestanti palestinesi e ferito altre 729 persone. Nelle tre giornate di proteste che si erano svolte nelle scorse settimane erano morte oltre trenta persone.

Fra i manifestanti uccisi ieri c’è anche un ragazzo di 15 anni, Mohammed Ayoub. La sua morte ha generato nuove critiche sulla gestione delle proteste da parte dell’esercito israeliano. Nikolay Mladenov, l’inviato speciale dell’ONU per la pace in Medio Oriente, ha scritto un tweet molto duro sull’uccisione di Ayoub spiegando che considera «scandaloso» che l’esercito israeliano prenda di mira dei bambini.

Le proteste di ieri sono state le meno partecipate finora: secondo l’esercito israeliano erano presenti circa 3.000 persone, più o meno un terzo rispetto alle ultime due manifestazioni.

Nei pressi della recinzione con Israele sono stati visti gruppi di palestinesi lanciare pietre e aquiloni con bombe molotov. Nelle ore precedenti alla manifestazione, Israele aveva fatto cadere alcuni volantini sulla Striscia di Gaza, invitando i manifestanti a boicottare la manifestazione perché promossa da Hamas, il gruppo politico-terrorista che dal 2007 governa la Striscia.

Nelle intenzioni degli organizzatori le proteste proseguiranno ogni settimana fino all’inaugurazione della nuova ambasciata statunitense a Gerusalemme, prevista per il 14 maggio. Per gli israeliani il 14 maggio è il giorno dell’Indipendenza, quello in cui festeggiano la vittoria nella guerra arabo-israeliana del 1948. I palestinesi invece celebrano il 15 maggio il giorno della nakba – “la catastrofe” – cioè quello in cui molti di loro furono costretti a lasciare le proprie case, finite in territorio israeliano.