È morta Choi Eun-hee, l’attrice sudcoreana che fu rapita dalla Corea del Nord

Aveva 91 anni ed ebbe una vita per certi versi incredibile, raccontata dal documentario "The Lovers and the Despot"

Choi Eun hee (AP Photo/Kin Cheung)
Choi Eun hee (AP Photo/Kin Cheung)

È morta a 91 anni l’attrice sudcoreana Choi Eun-hee, conosciuta anche fuori dal mondo del cinema per essere stata protagonista di un oscuro rapimento alla fine degli anni Settanta. La vita di Choi, ma soprattutto la storia del suo rapimento, sono stati raccontati dal documentario The Lovers and the Despot, uscito nel 2016 e disponibile anche su Netflix.

Nel 1978 Choi Eun-hee fu rapita durante una visita a Hong Kong: fu caricata su un’imbarcazione e portata in Corea del Nord, che già allora era uno dei paesi più autoritari e chiusi al mondo. Choi era già molto famosa e tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta aveva partecipato in forme diverse a più di 100 film. Poco dopo il suo sequestro fu rapito anche suo marito, il famoso regista Shin Sang-ok, su ordine di Kim Jong-il, che era figlio dell’allora leader supremo Kim Il-sung e che sarebbe diventato a sua volta capo della Corea del Nord nel 1994. Kim – che era un appassionato di cinema – aveva ordinato agli agenti nordcoreani di rapire Choi e Shin per farli lavorare nell’industria cinematografica della Corea del Nord, che era molto indietro rispetto a quella della Corea del Sud.

Le persone rapite dalla Corea del Nord

Per i primi cinque anni dal rapimento, Shin rimase imprigionato perché si rifiutava di cooperare con il regime nordcoreano. Nel 1983 si rincontrò però con Choi a una festa organizzata da Kim Jong-il e i due ricominciarono a lavorare insieme e fare film in Corea del Nord. In un’intervista del 2011, Choi disse: «[Kim] ci rispettava come artisti e ci sosteneva pienamente», ma aggiunse di non avere mai dimenticato di essere stata rapita. Disse che a lei e a Shin era permesso fare film di un certo valore, che non fossero prodotti per la propaganda del regime, ma che in tutti gli otto anni di prigionia non smise mai di voler tornare libera.

Negli anni Ottanta, Choi e Shin parteciparono anche a diversi festival cinematografici internazionali organizzati nei paesi del blocco orientale, ma sempre sotto la stretta supervisione di agenti del regime, e Choi vinse anche un premio come Miglior attrice: le fu assegnato al Moscow International Film Festival nel 1985 per la sua interpretazione in Salt, un film sulla guerriglia coreana contro il governo imperialista giapponese. Choi e Shin riuscirono a scappare nel 1986 durante il Berlino Film Festival: raggiunsero l’ambasciata americana a Berlino e chiesero asilo politico. Vissero per più di 10 anni negli Stati Uniti, poi nel 1999 tornarono in Corea del Sud. Shin è morto nel 2006.