La polizia cambierà i suoi distintivi

Per la prima volta nella sua storia saranno diversi da quelli dei militari, racconta Repubblica

(Vincenzo Coraggio / LaPresse)
(Vincenzo Coraggio / LaPresse)

A partire dal 2019 la polizia italiana cambierà i distintivi che decorano le spalle della divisa ufficiale, i cosiddetti “gradi”. I nuovi distintivi sono stati disegnati dall’esperto di araldica Michele D’Andrea e sono stati approvati da un’apposita commissione dopo sette mesi di lavoro. La cosa notevole di questa riforma, come racconta Fabio Tonacci su Repubblica, è che dai nuovi distintivi scompariranno i simboli della gerarchia militare come stellette, torri e greche. Saranno sostituiti con figure geometriche e l’aquila, lo stemma ufficiale della polizia: ci sarà spazio anche per il motto ufficiale, sub lege libertas (“la libertà sta dentro ai confini della legge”).

I nuovi distintivi della polizia (Grafico di congedatifolgore.com)

«Con l’adozione di nuovi segni distintivi di qualifica la polizia rimarca la sua natura di amministrazione civile, tagliando con la tradizione militare da cui storicamente proviene», ha scritto in un editoriale su Polizia Moderna il capo della polizia Franco Gabrielli. I nuovi distintivi non sono stati decisi da D’Andrea, ma sono stati pensati da una commissione presieduta dal vice-capo della Polizia, Alessandra Guidi, di cui hanno fatto parte anche i sindacati. La commissione ha approvato i distintivi definitivi dopo sette mesi di lavoro.

La riforma che trasformò la polizia da corpo militare ad autorità di pubblica sicurezza è stata approvata nel 1981, ma fino a oggi i simboli dei distintivi erano rimasti di natura militare. Parlando con Repubblica, D’Andrea ha spiegato la scelta di rappresentare con alcune figure geometriche le funzioni “civili” del corpo di Polizia: «Il rombo dei sovrintendenti è simmetria ed equilibrio, ma rimanda anche a una lancia, quindi al dinamismo temperato dall’esperienza. La formella, infine, che richiama il quadrilobo di Lorenzo Ghiberti che si ammira nel battistero di Firenze, va letta così: la tutela del nostro Paese quale forziere di un inestimabile patrimonio di civiltà».