L’Etna si sta spostando un po’ verso il mare

Lo sostiene un gruppo di scienziati, ma il direttore dell'Osservatorio Etneo dell'INGV dice che non bisogna preoccuparsi

L'Etna visto da Catania, il 16 febbraio 2017 (MARIE-LAURE MESSANA/AFP/Getty Images)
L'Etna visto da Catania, il 16 febbraio 2017 (MARIE-LAURE MESSANA/AFP/Getty Images)

L’Etna, il vulcano in provincia di Catania che è il più alto vulcano attivo d’Europa, si sta spostando lentamente verso il mare secondo uno studio realizzato da scienziati britannici e francesi e pubblicato sulla rivista Bulletin of Volcanology. Lo spostamento, misurato con nove osservazioni fatte tra il 2001 e il 2012, sarebbe impercettibile nella quotidianità: in media 14 millimetri all’anno, pari a 1,4 metri ogni cento anni. Per John Murray, il primo autore dello studio, che ne ha parlato con BBC, lo spostamento del vulcano non indica che ci si debba preoccupare, ma è una cosa di cui gli scienziati dovrebbero tenere conto nei loro studi, quelli con cui si rileva la possibile imminenza di un’eruzione, controllando che non ci siamo accelerazioni.

Murray ha spiegato che se nei prossimi dieci anni lo spostamento medio dovesse raddoppiare rispetto ai 14 millimetri misurati dal 2001 al 2012, gli scienziati dovrebbero considerarlo un avvertimento.

Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è però perplesso sui metodi e il risultato dello studio. Ha spiegato al Post che è vero che c’è uno spostamento verso il mare, ma secondo i rilevamenti dell’INGV riguarda solo il lato orientale del vulcano, e non l’intera montagna come dice lo studio. Tale spostamento è simile a quello di molti altri vulcani che si trovano lungo una costa: i lati dei vulcani rivolti verso il mare non hanno altri rilievi a fare da contrafforte alla loro espansione orizzontale, per questo sono più liberi di muoversi, più svincolati. Sono però movimenti lentissimi, in cui avvengono serie di aggiustamenti successivi: per questo non causano una maggiore fragilità del versante rivolto verso il mare o un maggior rischio di frane, dice Privitera.

Le sue perplessità sulle modalità di realizzazione dello studio riguardano la parzialità dei dati usati per spiegare il movimento del vulcano e il fatto che i ricercatori britannici e francesi non abbiano citato le più recenti pubblicazioni in materia fatte dai vulcanologi italiani.

Ad ANSA Privitera aveva precisato: «Se tutto il vulcano scivolasse, si manifesterebbero tutta una serie di fenomeni, che noi nelle nostre continue osservazioni non abbiamo visto; (…) se si fosse manifestato un tale fenomeno, le attuali tecniche di rilevamento radar satellitare (InSAR, Interferometric Synthetic Aperture Radar), che permettono di misurare con estrema precisione lo spostamento della superficie del vulcano, lo avrebbero certamente registrato».