Il Consiglio dei Ministri ha approvato una riforma del sistema carcerario

Deve ancora passare dalle commissioni, ma permetterà ai giudici di assegnare con più facilità misure alternative al carcere

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando
(ANSA/GIORGIO ONORATI)
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (ANSA/GIORGIO ONORATI)

Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato una riforma del sistema carcerario che permetterà ai giudici di assegnare con più facilità misure alternative al carcere, e che punta a migliorare la tutela dei detenuti e i loro diritti. All’uscita dalla riunione il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha detto che l’obiettivo della riforma è «abbattere la recidiva», aiutando le persone condannate a reinserirsi con più facilità all’interno della società e migliorando le condizioni di vita di chi si trova già in carcere.

In concreto la riforma è contenuta in un decreto legislativo, previsto da una legge delega approvata dal parlamento. Di solito la legge fissa i punti generali di una materia e demanda, tramite appunto un decreto legislativo, la definizione dei dettagli pratici e tecnici al ministero competente. Il decreto era già stato approvato lo scorso 22 dicembre ed era stato trasmesso alle commissioni Giustizia di Camera e Senato per riceverne il parere non vincolante. Le commissioni avevano fatto una serie di osservazioni nei confronti della norma e il governo ha quindi deciso di esaminare nuovamente il decreto, apportare alcune modifiche e, visto che non tutte le osservazioni sono state accolte, inviarlo nuovamente al Parlamento.

Il problema è che difficilmente le Commissioni decideranno di riunirsi nella settimana che rimane all’attuale legislatura prima dell’insediamento di quella uscita dalle elezioni del 4 marzo (che avverrà il prossimo 23 marzo). Il governo dovrà quindi decidere se inviare il decreto alle commissioni Giustizia, che potrebbero impiegare settimane per insediarsi (la delega per approvare i decreti attuativi scade a giugno), oppure se chiedere l’esame della commissione speciale che, tra una legislatura e l’altra, si occupa delle questioni urgenti.

Il decreto, scrive Repubblica: «Dà la possibilità di accedere alle misure alternative al carcere anche a chi ha un residuo di pena fino a quattro anni, ma sempre dopo la valutazione del magistrato di sorveglianza. E in ogni caso non estende questa possibilità ai detenuti al 41 bis per reati di mafia e quelli per reati di terrorismo». Inoltre, aumenta le possibilità per i detenuti di utilizzare internet e programmi di messaggistica per i loro colloqui.