(Claudio Villa/Getty Images)

L’autopsia sul corpo di Davide Astori ha confermato la morte per arresto cardiaco

L’esame autoptico effettuato oggi sul corpo di Davide Astori, difensore della Fiorentina e della Nazionale di calcio morto nella sua camera d’albergo nella notte tra sabato e domenica, ha confermato il decesso avvenuto nel sonno per un arresto cardiaco «senza evidenza macroscopica, verosimilmente su base bradiaritmica». L’arresto cardiaco era considerata la causa più probabile, dato che Astori aveva 31 anni e aveva fatto il calciatore professionista per tutta la vita: le visite mediche e i test fisici condotti in più di vent’anni di carriera non avevano mai segnalato anomalie o problemi cardiologici. All’autopsia, effettuata oggi a Udine, ha partecipato anche il perito nominato dalla famiglia di Astori mentre quello nominato dalla Fiorentina non ha potuto partecipare per decisione della Procura, che ha respinto la richiesta.

Questa mattina, le dirigenze di Fiorentina e Cagliari hanno deciso di ritirare congiuntamente le maglie numero 13 in sua memoria. Astori era infatti a Firenze da due anni e la scorsa estate era stato nominato capitano dall’allenatore Stefano Pioli. Gran parte della sua carriera l’aveva trascorsa tuttavia con il Cagliari, con cui giocò 174 partite ufficiali tra il 2008 e il 2014 e di cui fu anche capitano. Il ritiro della maglia numero 13 significa che nessun altro giocatore della Fiorentina e del Cagliari potrà più usare quel numero.

Sempre in mattinata, i giocatori e lo staff tecnico della Fiorentina si sono ritrovati davanti ai cancelli dello stadio Artemio Franchi di Firenze per rendere omaggio al loro compagno e capitano. I giocatori, accompagnati dall’allenatore Stefano Pioli e dal direttore sportivo Pantaleo Corvino, hanno lasciato dei ricordi nel punto in cui i tifosi della Fiorentina hanno affisso cartelli e striscioni per ricordare il giocatore. Non ci sono state né dichiarazioni né discorsi, ma un minuto di silenzio concluso da applausi e dai tifosi lì presenti che hanno incoraggiato la squadra urlando “forza ragazzi!”.

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