Finiremo per comprare un paio di zoccoli?

Vanno sempre più di moda, li vendono anche marchi di lusso e sono un simbolo del "brutto che piace"

Una modella con degli zoccoli alla sfilata di Chanel per la primavera/estate 2010 Parigi, 6 ottobre 2009
(PATRICK KOVARIK/AFP/Getty Images)
Una modella con degli zoccoli alla sfilata di Chanel per la primavera/estate 2010 Parigi, 6 ottobre 2009 (PATRICK KOVARIK/AFP/Getty Images)

Qualche anno fa lo stilista Demna Gvasalia, uno di quelli che sta definendo la moda del momento, disse di trovare «molto interessante la definizione di cosa è brutto. Penso che sia interessante scovare il confine in cui il brutto diventa bello, o il bello diventa brutto. È una sfida che mi piace. È qualcosa di cui la moda si deve occupare e mi piacciono le persone che definiscono i miei abiti brutti, è un complimento». L’estetica della bruttezza, il cosiddetto ugly-chic, si è fatta largo soprattutto nel campo delle scarpe: le Birkenstock portate con il calzino, le Crocs, gli UGG, modelli a lungo considerati privi di grazia e ora indossati abitualmente da chi vuole apparire cool e riproposti da molte aziende di moda come Prada o Balenciaga (che ha per direttore creativo Gvasalia) con la sua versione delle Crocs.

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Sono decisamente ugly-chic anche gli zoccoli, che negli anni Duemila non potevano mancare nei guardaroba delle donne alla moda dal gusto un po’ rilassato e boho-chic, quello che mescola lo stile hippy e bohémien. Da allora sono riemersi a fasi alterne e in particolare nel 2010, quando lo stilista Karl Lagerfeld li propose nella collezione per la primavera/estate di Chanel, seguito da altri stilisti tra cui Marc Jacobs, Louis Vuitton e Miu Miu; e poi di nuovo nel 2016, rispolverati da Gucci e Saint Laurent.

Gli zoccoli della collezione primavera/estate 2010 di Chanel, Parigi, 6 ottobre 2009
(Pascal Le Segretain/Getty Images)

Sono scarpe che vedrete anche nei prossimi mesi in strada, nelle vetrine dei negozi e su Instagram, visto che sono rispuntate nelle passerelle – oltre che di Balenciaga, di grandi marchi come Stella McCartney e Maison Margiela e di nuovi stilisti come Rachel Comey, Anya Hindmarch, e Malone Souliers – ricevendo l’approvazione di appassionati di moda e celebrità. Potete anche portarvi avanti e scegliere il modello giusto per voi, se siete il tipo: queste bianche di Dansko, una delle più famose aziende di clogs, come si dice in inglese, sono perfette se volete fare gli intenditori.

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Gli zoccoli divennero una calzatura alla moda con gli hippy degli anni Settanta: avevano perlopiù il tacco di legno ed erano ricoperti da pelle applicata con piccole borchie, indossati da uomini e donne con pantaloni di velluto o jeans a zampa di elefante.

Modelle e zoccoli nel 1972
(McKeown/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)

La loro storia però è molto più antica e multiforme: i Romani – che non mancano mai – indossavano il calceus, una calzatura con suola di legno e cinghia di cuoio; in Giappone ci sono i geta, sandali rialzati a metà tra zoccoli e infradito; mentre gli zoccoli di legno da cui si sono evoluti quelli odierni nacquero, come probabilmente sapete tutti, in Olanda.

Una ragazza olandese con le sue bambine, ognuna con il suo paio di zoccoli; la foto è del 1935
(Hulton Archive/Getty Images)

Erano solitamente ricavati da un unico pezzo di legno – di balsa, ontano, salice, faggio e sicomoro, perché non si spaccano facilmente – e indossati da contadini e pastori per riparare il piede dai disagi della vita all’aperto. Si diffusero poi in Francia, Regno Unito e Scandinavia, e tra nuove classi di lavoratori, come minatori e operai, finendo per diventare la scarpa più utilizzata ai tempi della Rivoluzione industriale. Erano utili e non belli e i nobili se ne tenevano alla larga, considerandoli spie del basso rango. Negli Stati Uniti venivano portati interamente in legno ancora ai tempi della Grande Depressione e durante la Seconda guerra mondiale, quando scarseggiava il cuoio.

Com’è facile immaginare, gli zoccoli erano utili per proteggere il piede ma la loro durezza lo danneggiava. Il New Yorker racconta per esempio delle scoperte fatte nel 2011 da una squadra di archeologi a Middenbeemster, un paesino olandese conosciuto soprattutto per il formaggio. Lavorando al trasferimento della chiesa e del cimitero, notarono che circa 500 scheletri di allevatori olandesi dell’Ottocento presentavano una quantità di piccole cavità nelle ossa del piede, alcune piccole come un fagiolo altre grandi come una prugna. Sembrava, ha spiegato uno degli archeologi del gruppo, che alcuni frammenti d’osso fossero stati cesellati via. Questi microtraumi sono associati alla osteocondrite dissecante, un disturbo caratterizzato da crepe e lesioni nella cartilagine delle articolazioni, che venne probabilmente causato dai klompen, i duri zoccoli di legno comuni nelle campagne dell’epoca.

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Nei secoli i calzolai hanno migliorato il disegno e i materiali delle tomaie, che ormai non sono quasi mai interamente di legno, e gli zoccoli si sono trasformati in confortevoli calzature sanitarie, quelle indossate da infermieri, cuochi e chiunque debba restare a lungo in piedi. Quelli di moda sono soprattutto britannici, svedesi e americani, con suola di legno e copertura di pelle o scamosciato, a volte arricchite da borchie e fibbie; l’altezza del tacco varia, ma è sempre largo e stabile, mentre il tallone può essere scoperto o meno. Tra le aziende più famose che le producono ci sono la svedese Hasbeens e le americane FreePeople – dallo stile bohémien, con più di 25 varianti – e Dansko, che ha iniziato con i modelli professionali per poi proporre quelli alla moda. È stata soprattutto l’azienda No.6, fondata a New York nel 2005, a trasformare gli zoccoli in una scarpa di pregio, facendoli vendere in negozi di lusso come il famoso Barneys o Bird, una catena di boutique di Brooklyn. Ora le vecchie klompen sono destinate soprattutto ai turisti che le comprano come souvenir (funzionano, dato che i Paesi Bassi ne producono circa tre milioni l’anno).

Gli zoccoli sono ormai indossati da artisti e hipster di tutto il mondo e da personaggi famosi come Chloë Sevigny, Lena Dunham, Kim Gordon e Michelle Williams, e prima o poi finiranno per infilarsi anche nella vostra scarpiera. Tra i pochi decisi a non farsi corrompere resiste per ora Christian Louboutin, l’inventore dei famosi tacchi a spillo con la suola verniciata di rosso: «Le scarpe basse mi piacciono», disse una volta, «ma non mi riferisco agli zoccoli, ok? Niente zoccoli, per favore. Quando senti il rumore di qualcuno che si avvicina, se sono tacchi alti ti immagini subito una cosa; se senti il rumore degli zoccoli cosa ti immagini? Un asino!».

Un paio di Louboutin, indossate da una famosa attrice che vi lasceremo immaginare
(Chris Jackson/Getty Images)