Da oggi sarà disponibile il petro, la criptovaluta del Venezuela

È stata voluta da Maduro per aggirare le sanzioni internazionali, ma ci sono molti dubbi sulla sua reale solidità

Da sinistra a destra: il ministro della Scienza e della Tecnologia del Venezuela Hugbel Roa, il presidente della Banca Centrale venezuelana Ramon Lobo e il responsabile del petro Carlos Vargas il 31 gennaio scorso durante una conferenza stampa di presentazione del petro (FEDERICO PARRA/AFP/Getty Images)
Da sinistra a destra: il ministro della Scienza e della Tecnologia del Venezuela Hugbel Roa, il presidente della Banca Centrale venezuelana Ramon Lobo e il responsabile del petro Carlos Vargas il 31 gennaio scorso durante una conferenza stampa di presentazione del petro (FEDERICO PARRA/AFP/Getty Images)

Da oggi sarà disponibile il petro, la nuova criptovaluta voluta dal governo venezuelano di Nicolás Maduro per aggirare le dure sanzioni finanziarie imposte al Venezuela. Maduro ha spiegato che saranno coniati 100 milioni di petro, per un valore complessivo corrispondente di circa 6 miliardi di dollari: a ogni petro, ha spiegato Maduro, corrisponderà un barile di petrolio (prodotto di cui il Venezuela è grande produttore) e la nuova moneta potrà essere usata e scambiata come si fa con le altre criptovalute (i Bitcoin, per esempio).

L’idea del petro era stata presentata a dicembre come alternativa alle tradizionali valute, da usare per pagare fornitori esteri e aggirare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti lo scorso anno. Secondo i critici dell’iniziativa, tuttavia, il petro sarà solo un modo per il governo venezuelano di raccogliere in fretta denaro nel bel mezzo di una delle peggiori crisi della storia del paese, e in pratica cercare di far pagare due volte un barile di petrolio. In tutto il Venezuela mancano da anni diversi beni di prima necessità, la povertà è in aumento e l’inflazione del Bolivar, la valuta nazionale, è intorno al 13.000  per cento.

Altri timori sull’operazione sono legati al fatto che ad emettere i petro sarà la banca centrale, che è responsabile anche delle politiche monetarie del Bolivar, e ai dubbi sulla reale esistenza del petrolio che nelle intenzioni di Maduro dovrebbe garantire il valore della nuova moneta. Un esperto di criptovalute ha spiegato al Guardian che quel petrolio non è stato di fatto ancora estratto dai giacimenti del paese e che comunque quando lo sarà non sarà in completa disponibilità del Venezuela, visto che il giacimento è controllato da una joint venture di cui il governo venezuelano è parte solo per il 60 per cento. Il Dipartimento del Tesoro statunitense ha inoltre detto che investire in petro equivarrebbe a una violazione delle sanzioni imposte al Venezuela.