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  • Sabato 10 febbraio 2018

Bertolt Brecht non lascia che ci si pianga addosso

Bertolt Brecht e sua moglie, l'attrice Helene Weigel, nel 1956
(Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
Bertolt Brecht e sua moglie, l'attrice Helene Weigel, nel 1956 (Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

«Così pure ci vuole coraggio per dire la verità sul conto di se stesso, di se stesso, il vinto. Molti di coloro che vengono perseguitati perdono la capacità di riconoscere i propri difetti. La persecuzione appare loro come la più grave delle ingiustizie. I persecutori, dato che perseguitano, sono i malvagi, mentre loro, i perseguitati, vengono perseguitati per la loro bontà. Ma questa bontà è stata battuta, vinta, inceppata e doveva quindi trattarsi di una bontà debole; di una bontà difettosa, inconsistente, su cui non si poteva fare affidamento; giacché non è lecito ammettere che alla bontà sia congenita la debolezza così come si ammette che la pioggia debba per definizione essere bagnata. Per dire che i buoni sono stati vinti non perché buoni, ma perché erano deboli, ci vuole coraggio».

Bertolt Brecht, Cinque difficoltà per chi scrive la verità (1935), pubblicato da Einaudi in Scritti sulla letteratura e sull’arte

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