Stasera cinema?

"Chiamami col tuo nome", di cui oramai avrete sentito parlare, e poi "Downsizing", "Made in Italy" e "Tutti gli uomini di Victoria"

Dopo l’annuncio delle nomination degli Oscar, sono iniziate quelle settimane in cui molte persone iniziano ad andare al cinema per vedere i film candidati e poter così avere qualcosa da dire se dovesse vincere un film diverso dal loro preferito. Il film da Oscar della settimana è Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino. Se ne parla bene ed è quello a cui giornali e telegiornali hanno dedicato più attenzioni. Ma c’è anche altro: il terzo di Ligabue, tratto dal suo undicesimo disco; un film in cui Matt Damon diventa otto volte più piccolo del normale; la commedia francese Tutti gli uomini di Victoria, che ha per protagonista un’avvocatessa di un po’ più di trent’anni.

Chiamami col tuo nome

Non è il film in più sale e difficilmente sarà il più visto del weekend. È però quello più notevole: perché l’ha diretto il regista italiano Luca Guadagnino e perché ha da poco ottenuto quattro candidature agli Oscar. Per il Miglior film, per la Miglior sceneggiatura non originale (è tratto da un omonimo romanzo di André Aciman), per il Miglior attore protagonista (Timothée Chalamet) e per la Miglior canzone (“Mistery of Love” di Sufjan Stevens). È ambientato a Crema nel 1983 e racconta la storia d’amore tra un ragazzo di 17 anni e un assistente 24enne del padre del ragazzo.

Molti critici hanno notato che Chiamami col tuo nome ricorda i film di Bernardo Bertolucci, di cui Guadagnino parla spesso e con grande ammirazione. Peter Debruge di Variety ha scritto che grazie a questo film Guadagnino «è da mettere sullo stesso livello di due grandi registi di storie sensuali, come Pedro Almodovar e François Ozon». Il film ha anche molti riferimenti storici, artisti, musicali, letterari e filosofici: da far la gara a quanti se ne trovano. A proposito di Bertolucci, il paragone più ricorrente è stato quello con Io ballo da sola, che uscì nel 1996.

Made in Italy

È il terzo film di Luciano Ligabue, i protagonisti sono Stefano Accorsi e Kasia Smutniak e la storia prende spunto dall’omonimo disco di Ligabue uscito nel 2016. Era fatto da 14 canzoni tutte tra loro collegate: quando succede si parla di concept album. Il protagonista dell’album e del film è Riko, un uomo emiliano di 50 anni, con un normale lavoro e una normale famiglia. A un certo punto le cose della vita gli girano strane e decide di cambiare. Made in Italy non è un film autobiografico, ma Ligabue ha detto che Riko vive «una delle vite che avrei potuto fare io se non fossi diventato un cantante».

Il secondo film di Ligabue, Da zero a dieci, non andò benissimo; il primo, Radiofreccia, si fece notare di più, e ci sono ancora monologhi o momenti che sono rimasti, almeno un pochino. Radiofreccia era ambientato negli anni Settanta, uscì nel 1998 e vinse i David di Donatello per il Miglior regista esordiente e per il Miglior attore protagonista, che anche allora era Accorsi. Gabriele Niola ha scritto su Bad Taste che in Made in Italy si ha l’impressione che i momenti «arrivino troppo tardi o troppo presto, che durino troppo senza una vera ragione, che tornino come un tormentone ad infestare il film o che vengano risolti troppo in fretta. Tutto un altro ritmo rispetto al suo esordio, Radiofreccia, che invece era sorprendentemente calibrato e diretto per essere un’opera prima o quantomeno molto sincero».

Downsizing

È un film di fantascienza con protagonisti Matt Damon e Kristen Wiig e con regista Alexander Payne, che ha diretto Paradiso amaro, Nebraska e Sideways. Downsizing è ambientato in un futuro in cui gli umani possono rimpicciolirsi e in genere lo fanno per consumare di meno e combattere la sovrappopolazione. I due protagonisti, sposati, decidono di farlo; lei però cambia idea all’ultimo e lui si trova solo e otto volte più piccolo.

Negli Stati Uniti Downsizing non è piaciuto molto al pubblico e il voto IMDb è poco sotto la sufficienza. Ci sono però alcuni critici che l’hanno apprezzato per la recitazione, per gli effetti speciali e per come riesce a essere una satira di tante cose che non hanno nulla a che fare, almeno non direttamente, con il diventare otto volte più piccoli del normale. Se state facendo la lista mentale di tutti i film in cui qualcuno diventa più piccolo, ve ne saranno di certo venuti in mente molti. Ma vi siete ricordati anche Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi?

Tutti gli uomini di Victoria

L’ha diretto Justin Triet, regista francese di 39 anni, e parla di un’avvocata penalista sulla trentina che deve vedersela con uomini meschini e tossici, due bambine da crescere, due processi con i quali non vorrebbe avere a che fare e un calo della libido sessuale che cozza con quello che il titolo del film potrebbe lasciare intendere.

Tutti gli uomini di Victoria è stato descritto come una commedia romantica atipica che si ispira a quel sottogenere, con molti esempi nel cinema americano, che ha come protagoniste donne forti, emancipate e la cui vita è sbandata e alla deriva. Variety ha scritto che il film è «innovativo nella misura in cui riconosce la sensualità e i desideri della protagonista, senza trasformare in un oggetto sessuale Efira, un’attrice bionda con una faccia da bambola e curve da urlo». Ha anche detto che, a differenza di quanti si potrebbe pensare leggendo la trama, la protagonista non ha niente a che vedere con la Erin Brockovich dell’omonimo film, perché a differenza del personaggio interpretato da Julia Roberts è una donna «fallibile e nella quale ci si può identificare», che dimostra che «è lecito che le persone siano complicate».