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  • Sabato 16 dicembre 2017

In Sudafrica il partito di Mandela sceglie il suo nuovo leader

Quello che sostituirà Jacob Zuma e sarà il candidato alle presidenziali del 2019: se la giocano l'attuale vicepresidente Cyril Ramaphosa e l'ex moglie di Zuma

Il NASREC Expo Centre di Johannesburg, dove si riuniranno i delegati del Congresso Nazionale Africano (ANC), il 14 dicembre 2017 (WIKUS DE WET/AFP/Getty Images)
Il NASREC Expo Centre di Johannesburg, dove si riuniranno i delegati del Congresso Nazionale Africano (ANC), il 14 dicembre 2017 (WIKUS DE WET/AFP/Getty Images)

Oggi a Johannesburg, in Sudafrica, comincia l’assemblea con la quale il Congresso Nazionale Africano (ANC) – il partito che governa il paese dalla fine dell’apartheid nel 1994 e che fu quello di Nelson Mandela – sceglierà il suo nuovo presidente e quindi il suo candidato per le elezioni presidenziali del 2019. È una scelta importante, dato che negli ultimi anni il consenso popolare dell’ANC è molto calato, sia perché il Sudafrica non si è ancora del tutto ripreso dalla crisi economica cominciata nel 2008, sia perché l’attuale presidente dell’ANC e del paese Jacob Zuma è coinvolto in una lunga serie di scandali di corruzione. Alle ultime elezioni amministrative, l’anno scorso, l’ANC ha preso il 54 per cento dei voti, il suo peggior risultato dal 1994. Qualunque sia l’esito dell’assemblea che comincia oggi, molti pensano che potrebbe portare a una divisione dell’ANC o comunque a una fuoriuscita di parte dei suoi membri.

Il nuovo presidente sarà scelto da circa 5mila delegati che esprimeranno la propria preferenza con un voto segreto, il cui risultato dovrebbe essere diffuso domenica mattina. Ci sono sette candidati, ma la vera sfida è tra Nkosazana Dlamini-Zuma, ex moglie di Zuma, più volte ministra ed ex presidente della Commissione dell’Unione Africana, e Cyril Ramaphosa, attuale vicepresidente del Sudafrica e ricco uomo d’affari.

Nkosazana Dlamini-Zuma a una cena di gala al NASREC Expo Centre di Johannesburg, il 15 dicembre 2017 (WIKUS DE WET/AFP/Getty Images)

Nkosazana Dlamini-Zuma ha 68 anni e fino a poco tempo fa era la presidente della Commissione dell’Unione Africana, l’organizzazione internazionale di cui fanno parte tutti i paesi africani. È stata sposata con Zuma dal 1982 al 1998 e i due hanno quattro figli: secondo i suoi oppositori se dovesse diventare presidente dell’ANC proteggerebbe l’ex marito, contro cui sono state presentate 783 diverse accuse di corruzione. Dal punto di vista economico il suo programma è abbastanza in linea con le idee di Zuma: parla di redistribuzione della ricchezza e delle risorse per provvedere alle grosse diseguaglianze economiche tuttora esistenti in Sudafrica. Secondo i critici però le sue proposte sono legate a un’ideologia ormai superata, e se fossero applicate non migliorerebbero la situazione lasciata da Zuma.

Cyril Ramaphosa a una cena di gala al NASREC Expo Centre di Johannesburg, il 15 dicembre 2017 (WIKUS DE WET/AFP/Getty Images)

Cyril Ramaphosa, che secondo le previsioni ha dalla sua parte un maggior numero di delegati al congresso dell’ANC, ha 65 anni, è stato un leader sindacale ed è considerato più carismatico di Dlamini-Zuma. Si è arricchito dopo aver partecipato alle negoziazioni che portarono alla fine dell’apartheid. Ha posizioni più centriste sull’economia ed è il candidato preferito dagli osservatori e dagli investitori internazionali. Ha promesso che si impegnerà per risolvere il problema della corruzione all’interno dell’ANC e nel suo programma ha previsto di aumentare il numero di posti di lavoro (più di un sudafricano su quattro è disoccupato, e la disoccupazione cresce dal 2008) e migliorare il sistema scolastico. Ramaphosa è molto sostenuto nelle città, mentre Dlamini-Zuma ha più seguito nelle aree rurali e nella base del partito, dove è diffusa la convinzione che Ramaphosa non si spenderebbe per le persone meno avvantaggiate economicamente, difendendo i propri interessi.  Secondo il Financial Times non si può escludere la vittoria di Dlamini-Zuma, nonostante Ramaphosa sia considerato in vantaggio, perché le procedure di voto dell’ANC sono «confuse e vulnerabili a manipolazioni».

Se Ramaphosa dovesse essere eletto presidente dell’ANC, secondo molti, Zuma potrebbe essere costretto a dimettersi prima della fine del suo mandato e lasciare il potere al vicepresidente. Se invece fosse Dlamini-Zuma a vincere, si teme che Ramaphosa uscirebbe dal partito, provocandone una divisione. I partiti di opposizione – Alleanza Democratica, il principale, e i Combattenti della Libertà Economica, fondato da un ex membro dell’ANC nel 2013 – sperano di poter sfruttare la debolezza dell’ANC per vincere le elezioni del 2019, anche creando una coalizione. Zuma ha invitato i membri del partito a restare uniti qualunque sia l’esito dell’assemblea.