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  • Martedì 17 ottobre 2017

Cosa sappiamo dell’assassinio di Daphne Caruana Galizia

E chi era la giornalista maltese che con le sue inchieste sui Panama Papers aveva costretto il primo ministro a convocare le elezioni anticipate

L'auto di Daphne Caruana Galizia dopo l'esplosione. (STR/AFP/Getty Images)
L'auto di Daphne Caruana Galizia dopo l'esplosione. (STR/AFP/Getty Images)

Nel pomeriggio di lunedì 16 ottobre una famosa giornalista maltese, Daphne Caruana Galizia, è stata uccisa nell’esplosione della sua auto, sulla quale era stata messa una bomba. Caruana Galizia aveva 53 anni ed era una famosa giornalista investigativa locale, conosciuta soprattutto per le inchieste legate ai Panama Papers, i documenti riservati che avevano rivelato una rete internazionale di società off shore e i loro beneficiari.

Caruana Galizia è morta poco dopo aver lasciato la sua casa di Bidnija, nel nord di Malta: la Peugeot 108 su cui viaggiava è esplosa disperdendo i detriti nei campi circostanti. Suo figlio Matthew ha raccontato su Facebook di aver raggiunto l’auto dopo aver sentito l’esplosione, ma di non aver potuto fare niente. Né l’identità di Caruana Galizia né la causa dell’esplosione sono stati immediatamente comunicati dalla polizia, ma poche ore dopo il primo ministro maltese Joseph Muscat ha espresso le condoglianze alla famiglia, parlando di «atto barbarico».

Non ci sono ancora ipotesi su chi abbia organizzato l’attentato, né rivendicazioni. Subito dopo l’attentato i giornali maltesi hanno scritto che Caruana Galizia aveva denunciato di avere ricevuto minacce di morte due settimane fa, ma la polizia di Mosta (la città più importante vicino alla quale viveva la giornalista) ha smentito di averle ricevute.

Il Times of Malta ha definito Caruana Galizia «la giornalista più controversa di Malta». Aveva iniziato a lavorare nel giornalismo nel 1987, come editorialista per il Sunday Times of Malta, ed era poi diventata editorialista e redattrice del Malta Independent. La sua notorietà negli ultimi anni era legata soprattutto al suo blog, The Running Commentary, uno dei più letti dell’isola, dove pubblicava le sue inchieste e i suoi editoriali sulla politica locale, che spesso contenevano attacchi molto duri (e personali) contro i più importanti politici maltesi. Il suo ultimo post era stato pubblicato mezz’ora prima della sua morte.

Caruana Galizia, in particolare, si era occupata delle implicazioni maltesi dei Panama Papers: era stata nel 2016 la prima giornalista a riportare la notizia del coinvolgimento di Konrad Mizzi, attuale ministro del Turismo maltese, e Keith Schembri, capo dello staff di Muscat. Era stata anche inserita in una lista dell’edizione europea di Politico sulle persone che “avrebbero plasmato e scosso l’Europa nel 2017”.

Infatti nell’aprile del 2017 Caruana Galizia aveva pubblicato una serie di articoli che accusavano la moglie di Muscat di possedere una società off shore, attraverso la quale avrebbe ricevuto un milione di dollari dalla figlia del presidente dell’Azerbaijan. Lo scandalo aveva portato Muscat (che è il leader del Partito Laburista) a chiedere le elezioni anticipate, che poi aveva vinto lo scorso giugno. Commentando la morte della giornalista, il primo ministro Muscat ha detto: «Tutti sanno che Caruana Galizia era molto critica con me, sia politicamente sia personalmente, ma nessuno può giustificare questo atto barbarico in nessun modo». Adrian Delia, leader del Partito Nazionalista, d’opposizione, ha detto che quello di Caruana Galizia è stato un «omicidio politico».

Daphne Caruana Galizia il 27 aprile 2017. (MATTHEW MIRABELLI/AFP/Getty Images)

In un lungo messaggio su Facebook, il figlio di Caruana Galizia – a sua volta giornalista dell’International Consortium of Investigative Journalists – ha criticato duramente le autorità maltesi, accusandole di essere complici dell’omicidio di sua madre.

«Mia madre è stata uccisa perché si è messa tra la legge e quelli che cercavano di violarla, come molti bravi giornalisti. Ma è stata colpita perché era l’unica persona a farlo. È questo quello che succede quando le istituzioni sono incapaci: l’ultima persona rimasta in piedi è spesso una giornalista. Il che la rende la prima persona a essere uccisa.

(…) È così che è la guerra, e dovreste saperlo. Non è stato un omicidio normale, né tragico. Tragico è quando qualcuno viene investito da un bus. Quando c’è sangue e fuoco intorno a te, quella è guerra. Noi siamo persone in guerra contro lo stato e il crimine organizzato, che sono diventati indistinguibili.

(…) Joseph Muscat, Keith Schembri, Chris Cardona, Konrad Mizzi, procuratore generale, e tutti i poliziotti che non hanno fatto niente: siete complici. Siete responsabili di quello che è successo.

Dopo l’omicidio di Caruana Galizia, un sergente di polizia maltese ha scritto su Facebook: «Tutti hanno quello che si meritano, merda di vacca. Sono felice». È stato sospeso e su di lui è stata avviata un’indagine.

La polizia di Malta ha chiesto aiuto internazionale nell’indagine sulla morte di Caruana Galizia, rivolgendosi anche all’FBI. Secondo il Malta Independent, il magistrato a cui era stata assegnata l’indagine ha chiesto – così come ha fatto la famiglia della giornalista – che l’indagine venga affidata a qualcun altro, visto che la polizia era stata oggetto delle critiche di Caruana Galizia. Negli ultimi anni ci sono stati altri attentati esplosivi a Malta ma sono stati collegati a gang criminali, e non a omicidi politici.