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  • Giovedì 5 ottobre 2017

Antiabortisti che non lo erano

Tim Murphy, deputato statunitense Repubblicano e antiabortista, aveva chiesto alla sua amante di abortire: si è dimesso

Tim Murphy, che ride. Washington, 28 febbraio 2017
(AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)
Tim Murphy, che ride. Washington, 28 febbraio 2017 (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

Aggiornamento – Tim Murphy si è dimesso dal suo incarico di deputato.

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Tim Murphy è un deputato statunitense eletto in Pennsylvania con il Partito Repubblicano, e tra le altre cose è contrario al diritto all’aborto per le donne. Murphy fa parte di numerose associazioni ultraconservatrici e cosiddette “pro-life”, e quando a gennaio Donald Trump firmò un ordine esecutivo per bloccare i finanziamenti del governo alle ong che praticano o informano sull’interruzione di gravidanza all’estero, Murphy celebrò la decisione augurandosi che gli Stati Uniti avrebbero potuto presto «onorare la dignità e il valore di tutta la vita umana, dei nati e dei non nati» e garantire «che i dollari dei contribuenti americani» non venissero mai più spesi «per mettere fine a una vita prima ancora che cominci». È venuto fuori però che circa una settimana prima di dire queste cose, Murphy aveva chiesto alla sua amante di interrompere una gravidanza.

Che Murphy avesse un’amante era già noto, ma ora il quotidiano locale Pittsburgh Post-Gazette ha pubblicato uno scambio di messaggi tra Murphy e la donna con cui aveva una relazione extraconiugale, Shannon Edwards, dicendo di averli ottenuti insieme a una serie di altri documenti e precisando che la signora Edwards si è rifiutata di commentare. In uno di questi messaggi la donna fa riferimento a un post contro l’aborto che Murphy aveva pubblicato su Facebook, e gli dice: «E non ti fai alcun problema a pubblicare ovunque cose sul fatto che sei antiabortista, quando non hai avuto nessun problema, la settimana scorsa, a chiedermi di abortire il nostro futuro figlio quando pensavamo che potessi essere incinta» (la donna pensava di essere incinta, ma non lo era). Quello stesso giorno Murphy – o qualcuno dal suo cellulare – ha risposto alla donna dicendo che era stato il suo staff a scrivere quei post e che comunque non sarebbe più successo.

Dopo questo scambio, però, nell’edizione della sua newsletter del 27 gennaio, Murphy ha proposto di nuovo di tagliare i fondi alle cliniche che forniscono le interruzioni di gravidanza tra i loro servizi. Da allora, scrive il Washington Post, Murphy e il suo staff non hanno più diffuso un solo tweet o comunicato stampa che menzionasse l’aborto. Martedì 3 ottobre, però, la Camera ha approvato un progetto di legge che prevede il divieto di aborto dopo le prime 20 settimane (con la sola eccezione di casi di stupro, incesto o rischio per la vita della madre) e la detenzione in carcere per chi pratica o tenta un aborto dopo la ventesima settimana di gestazione. La Camera ha approvato il disegno di legge con 237 voti contro 189 e Murphy ha votato a favore (la legge non ha alcuna possibilità di passare in Senato).

Come scrive il Washington Post, quello di Murphy non è il primo caso in cui la vita di un politico conservatore non corrisponde alle sue posizioni ideologiche. Nel 2012 Scott DesJarlais, un deputato Repubblicano anti-abortista, aveva fatto pressioni sulla sua ex moglie e anche sulla sua amante perché abortissero; nonostante lo scandalo era stato rieletto. In North Dakota, invece, un politico locale che aveva sempre votato contro i diritti degli omosessuali, passava il suo tempo a inviare foto a un’app di incontri gay. Poco dopo lo scandalo aveva fatto coming out, dicendo di essere gay. Ieri, mercoledì 4 ottobre, Murphy ha invece detto che non si ricandiderà alla Camera.