Perché alcuni conti correnti della Lega sono stati bloccati

Lo ha deciso il tribunale di Genova dopo le condanne di Umberto Bossi e Francesco Belsito per truffa ai danni dello Stato nel processo sui rimborsi elettorali

Conferenza stampa di Matteo Salvini dopo il sequestro di alcuni conti correnti della Lega Nord, Roma, 14 settembre 2017 
(Roberto Monaldo/LaPresse)
Conferenza stampa di Matteo Salvini dopo il sequestro di alcuni conti correnti della Lega Nord, Roma, 14 settembre 2017 (Roberto Monaldo/LaPresse)

Giovedì 14 settembre, su richiesta della Procura, il tribunale di Genova ha deciso di sequestrare in modo preventivo e provvisorio diversi conti correnti della Lega Nord: quelli di alcune sezioni regionali e attivi in sei diverse banche in Emilia-Romagna, Liguria e Trentino. La decisione è arrivata dopo una serie di condanne in primo grado ad Umberto Bossi e all’ex tesoriere del partito Francesco Belsito. Il procuratore di Genova Francesco Cozzi ha spiegato che se la condanna in primo grado non verrà confermata in appello o in Cassazione «i soldi saranno restituiti».

Nel luglio del 2017 il tribunale di Genova aveva condannato per truffa ai danni dello Stato il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, suo figlio Renzo Bossi, l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito, altri tre dipendenti del partito e due imprenditori coinvolti nello scandalo dei rimborsi ricevuti dalla Lega Nord e utilizzati per spese personali dalla famiglia Bossi. In primo grado Bossi era stato condannato a 2 anni e 3 mesi di carcere, Belsito a 2 anni e 6 mesi e Renzo Bossi a 1 anno e 6 mesi. Riccardo Bossi, il primogenito di Umberto, era invece già stato condannato a due anni e mezzo nel marzo 2016 con il rito abbreviato. Il tribunale aveva anche deciso di procedere alla confisca di circa 48 milioni di euro al partito, a garanzia per i rimborsi ingiustamente riscossi. Lo scandalo era nato nei primi mesi del 2012, quando Belsito venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. La contestazione dei magistrati riguardava 56 milioni di euro nel periodo tra il 2008 e il 2010. La storia aveva portato alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario della Lega Nord.

Dopo la notizia del sequestro preventivo, Matteo Salvini ha convocato una conferenza stampa alla Camera e ha criticato la decisione del Tribunale. Ha parlato di «un attacco senza precedenti alla democrazia, un atto unico nella storia della Repubblica, una scheggia della magistratura ci vuole mettere fuori gioco». Salvini ha insistito sul fatto che il partito non aveva ancora ricevuto notifiche del procedimento che, ha spiegato, deriva dalla gestione di 9 anni fa di Belsito con Bossi. Il segretario della Lega ha infine detto che i fondi centrali del partito sono ancora operativi e non sono stati bloccati. E infine: «Al momento non abbiamo soldi per pagare la festa di Pontida, che però si farà. (…) Se pensano di spaventare o fermare la Lega si sbagliano».

Repubblica, citando il Tribunale di Genova come fonte, spiega perché i blocchi riguardano i conti regionali della Lega e non quello centrale: «Il timore è che Salvini abbia fatto in modo che non si trovi un euro nel conto del partito nazionale. Negli ultimi due anni il leader ha infatti creato le “Leghe Nazionali” nelle varie regioni, con loro bilanci autonomi, loro casse e loro conti correnti bancari. Tutto questo Salvini lo avrebbe fatto per distribuire sul territorio il patrimonio di via Bellerio, luogo dove si sarebbero consumati i reati di Bossi e Belsito. Così nell’eventualità di condanne, che poi sono arrivate, e di eventuali confische, i magistrati non avrebbero trovato nulla. Per questo motivo il Tribunale genovese ha concesso il sequestro dei conti nelle banche di varie regioni, attingendo alle casse ed ai conti correnti di ciascun segretario regionale».