Che cos’è la chikungunya

Le cose da sapere sulla malattia virale che ha portato alla sospensione delle donazioni di sangue in parte di Roma e Anzio, dove ci sono stati 17 casi

Un esemplare di zanzara tigre (Aedes albopictus) - (ANSA)
Un esemplare di zanzara tigre (Aedes albopictus) - (ANSA)

A Roma e nel vicino comune di Anzio nelle ultime settimane sono stati registrati 17 casi accertati di chikungunya, una malattia virale che viene trasmessa dalla puntura di alcune specie di zanzara e che dà sintomi simili a quelli dell’influenza, in alcuni casi con forti dolori articolari e altre complicazioni. La Regione Lazio, responsabile della gestione della sanità, e le ASL interessate hanno avviato piani e provvedimenti per contenere la malattia ed evitare che si diffonda ulteriormente tra la popolazione, complice la relativa facilità della trasmissione dovuta alla presenza delle zanzare. Per ridurre i rischi, ieri è stato disposto il blocco delle donazioni di sangue presso la ASL 2 che ha la competenza sull’area sud-est di Roma, dove vivono circa 1,2 milioni di persone.

Cos’è la chikungunya
La parola chikungunya deriva dal makonde, una lingua usata da un gruppo etnico nel sud-est della Tanzania e nel nord del Mozambico, e letteralmente significa “che piega” o “che contorce”. Il termine fu utilizzato per definire la malattia durante un’epidemia in Tanzania nei primi anni Cinquanta: un sintomo ricorrente sono i forti dolori alle articolazioni che ne limitano i movimenti, al punto da spingere i pazienti a restare immobili in scomode posizioni per compensare un minimo il dolore. I primi casi di chikungunya in Italia furono registrati nell’estate del 2007 in Emilia-Romagna, con un’epidemia che portò ad almeno 130 infezioni. Il virus era stato trasmesso principalmente dalla zanzara tigre (Aedes albopictus), con esemplari che avevano morso persone infette e avevano poi trasferito il virus mordendone altre fino ad allora sane. A oggi non è comunque escluso che ci possano essere rari casi di contagio diretto tra esseri umani, ma il tema è ancora dibattuto.

Dopo essere entrati in contatto con il virus passano di solito 2 – 4 giorni prima di sviluppare i sintomi. In una prima fase, che di solito dura una decina di giorni, si manifestano febbre, mal di testa e dolori articolari che limitano i movimenti. Seguono poi un paio di giorni in cui può presentarsi un esantema (piccole macchie e puntini rossi sulla pelle) che causa prurito e nuovi episodi febbrili. Come per molte malattie virali, non esiste una cura e i medicinali servono più che altro per tenere sotto controllo i sintomi, evitando che portino a complicazioni di altro tipo. La malattia si risolve da sola e solo in rarissimi casi porta a danni neurologici o alla morte. Molti pazienti segnalano di avere per mesi dolori articolari dopo la fine della fase acuta della malattia.

Come si previene la chikungunya
Contro la chikungunya non esiste un vaccino disponibile in commercio, ma trattandosi di una malattia estremamente rara in Europa non sarebbe comunque necessaria una campagna di vaccinazioni, che in questi casi verrebbero riservate al personale medico e di laboratorio che potrebbe subire un contagio. Come per altre malattie trasmesse dalle zanzare, il miglior strumento è la prevenzione, che passa dalla riduzione del rischio di farsi mordere, utilizzando repellenti e bonificando le aree dove si concentrano le zanzare (le acque stagnanti, per esempio). A Roma è stata disposta un’ordinanza per effettuare disinfestazioni più accurate proprio per ridurre la popolazione di zanzare e, di conseguenza, il rischio di essere morsi da una zanzara tigre che trasporta il virus.

Il blocco delle donazioni di sangue
Non potendo eseguire test per la presenza del virus che causa la chikungunya nelle sacche di sangue donato, il Centro nazionale sangue e la Regione Lazio hanno deciso di sospendere le donazioni nelle aree dove sono stati registrati i casi della malattia, in via precauzionale.

Quarantena
Nelle altre aree del comune di Roma la donazione di sangue sarà consentita come al solito, ma con una quarantena di 5 giorni: in pratica le sacche saranno tenute da parte e non utilizzate per cinque giorni dal momento della raccolta e, prima di essere impiegate, sarà chiesto al donatore se abbia iniziato ad avvertire sintomi riconducibili alla malattia. Nel resto del Lazio la regola della quarantena sarà applicata solo al sangue donato da persone che negli ultimi giorni hanno soggiornato ad Anzio o nel territorio romano di competenza dell’ASL 2.

Per evitare che il virus si possa diffondere in altre parti d’Italia, è stata inoltre decisa la sospensione delle donazioni per 28 giorni da parte delle persone che hanno trascorso del tempo ad Anzio e nelle aree di Roma interessate dai contagi. Il Centro nazionale sangue promuoverà un coordinamento tra le ASL per fare in modo che ci siano sacche disponibili per le trasfusioni, compensando il numero ridotto di donazioni nelle prossime settimane.

Diffusione della malattia
Il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, ha spiegato che: «Quando ci sono dei focolai abbastanza maturi come quello di Anzio è possibile che ci siano diffusioni in altre zone, una situazione abbastanza prevista come quella che si verificò dieci anni fa in Romagna, con la segnalazione di alcuni casi a Bologna, alcuni a Ravenna e Rimini. Gli interventi in atto, a partire dalla disinfestazione, in associazione anche al termine della stagione calda pongono le condizioni per il controllo dei focolai esistenti dell’infezione».