“Baby Driver”: un film intorno a una colonna sonora

Le recensioni sono davvero buone e oltre a rapine, sparatorie e inseguimenti c'è tantissima musica

(AP Photo/Alexander F. Yuan)
(AP Photo/Alexander F. Yuan)

Baby Driver – Il genio della fuga è nei cinema da giovedì 7 settembre ed è un film d’azione – parla di rapinatori e inseguimenti in auto – con una storia d’amore. Ancora di più, però, è un film in cui la musica è tanta e importante. In Baby Driver ci sono 35 canzoni e i momenti senza colonna sonora sono pochissimi; sono invece tanti quelli in cui i personaggi ascoltano musica e parlano di musica e in cui il montaggio e il ritmo generale delle scene dipende dalla musica che si sente in sottofondo.

Il regista del film è Edgar Wright, che ha diretto L’alba dei morti dementi, un finto trailer all’interno del film Grindhouse, Hot Fuzz, Scott Pilgrim vs. the World e La fine del mondo. L’apprezzato protagonista è Ansel Elgort: potreste conoscerlo per i film di Divergent o per Colpa delle stelle, ha 23 anni ed è uno di cui il New York Times ha scritto – notando come recita, balla e canta – “Ma c’è qualcosa che non sa fare?“. Oltre a lui nel film ci sono Kevin Spacey, Jamie Foxx (che si fermava a guardare le scene di Spacey anche quando non recitavano insieme, perché è un suo grande fan), Lily James (che ha preso il posto che avrebbe dovuto essere di Emma Stone, che però aveva da fare con La La Land), e Jon Hamm (Don Draper in Mad Men).

Tutti i protagonisti hanno soprannomi da fumetto – Baby, Buddie, Darling, Doc – e il film parla di un boss criminale (Doc, Kevin Spacey) che assolda rapinatori. Baby (Elgort) è il bravissimo autista che li porta in salvo dopo le rapine: fa quel lavoro perché l’hanno costretto, in breve, e ha una grandissima passione per la musica. Il film parla di un’ultima rapina che Baby deve fare prima di potersi congedare dal gruppo, e di come conosce e si innamora di Deborah, una cameriera che non sa nulla del suo “lavoro”. Baby Driver è costato circa 30 milioni di dollari e nel mondo – dove tanto per cambiare è uscito mesi fa, a giugno – ne ha già incassati più di 200 milioni.

«Tutto il film è stato costruito intorno alla colonna sonora», ha detto Elgort; e Hamm ha spiegato che quando ha ricevuto la sceneggiatura gli è arrivata insieme una chiavetta USB, con dentro la colonna sonora del film, per ascoltarla durante la lettura. Nella colonna sonora c’è un po’ di tutto – Blur, Run the Jewels, Beach Boys, Sky Ferreira, Barry White, Young MC, Queen – e il titolo del film è lo stesso di una canzone di Simon & Garfunkel, uscita nel 1970 in Bridge Over Troubled Water.

Il film è stato girato nel 2016 ad Atlanta, in Georgia, un paio d’anni dopo che Wright aveva rinunciato alla regia di Ant-Man della Marvel; parte però da un’idea del 1994 e da un video musicale del 2003. Wright ha raccontato che nel 1994, quando ancora doveva dirigere il suo primo film, ascoltando i primi secondi della canzone “Bellbottoms” dei Jon Spencer Blues Explosion pensò che sarebbe stata perfetta come colonna sonora per un inseguimento in auto. Ha una lunga prima parte di circa due minuti, ideale per l’attesa, e poi una parte molto più vivace, ideale per la fuga. “Bellbottoms” è la canzone della prima scena del film.

Quando Wright ascoltò la canzone nel 1994 non aveva in mente una storia. La trovò in parte una decina di anni dopo, quando nel dirigere un video musicale della canzone “Blue Song” dei Mint Royale pensò a un autista-criminale appassionatissimo di musica. Quel video musicale si vede per un istante anche nel film, mentre Baby fa zapping tra i vari canali tv.

Manhola Dargis del New York Times ha scritto che il film è il «pastiche pop per eccellenza»: per i suoi protagonisti, per il miscuglio di generi musicali e per «l’enciclopedia di allusioni cinematografiche» che contiene. Dargis ha parlato di certe cose, musicali e non, che ricordano Quentin Tarantino e dei colori accesi che fanno pensare al regista francese Jean-Luc Godard. Altri hanno paragonato l’uso della colonna sonora a quello fatto dai due Guardiani della Galassia, notando anche come questi due film siano tra quelli che negli ultimi anni hanno in qualche modo celebrato le musicassette. Altri ancora hanno fatto notare che nel film ci sono riferimenti a Ritorno al Futuro, perché – senza dire troppo – un personaggio si chiama Doc e un altro Griff. Parlando dei film che lo hanno ispirato, Wright ha invece citato The Italian Job (quello del 1969), i Blues BrothersIl braccio violento della legge, Bullit e Driver l’imprendibile.

Tra le altre cose che ci sono e potreste non notare: la scena all’inizio del film, la lunga carrellata di Baby che va a prendere i caffè cantando e ballando, è stata girata 28 volte (e nel film vedete la 21ª); le frasi che vengono dette alla tv mentre Baby fa zapping vengono poi ridette tutte dai personaggi del film e, senza dire troppo, a metterle insieme sono una sorta di commento/riassunto a qualcosa che sta per succedere. È invece proprio difficile non far caso a come, in tanti momenti, le portiere si chiudano, le persone si muovano, le pistole sparino, le inquadrature cambino a ritmo di musica. L’esempio più evidente è con “Tequila” dei Champs ma ce ne sono molti altri.

Spencer Kornhaber di Atlantic ha scritto che il film «è un grande tributo alla magia degli auricolari» e che Wright «ha fatto il più perspicace, sfaccettato e accorato tributo all’ascolto della musica di tutta la storia del cinema». Ad altri è piaciuto un pelo di meno, ma in generale tanti critici ne hanno parlato molto bene: il 93 per cento delle quasi 300 recensioni raccolte da Rotten Tomatoes sono positive e il sito ha scritto che Baby Driver è «stiloso, eccitante, con una colonna sonora potentissima» e che «dimostra che i film vivaci e d’azione possono anche essere intelligenti». Baby Driver è piaciuto tantissimo al regista Guillermo Del Toro, che dopo averlo visto a giugno gli dedicò 13 tweet. La sintesi è: è una favola moderna e rock’n’roll che mette insieme Driver l’imprendibileMean Streets, con luci, lenti e colori perfetti, con un cast in stato di grazia e con un’intera troupe al meglio. Per spiegare come si sente un regista vedendo un film tecnicamente ben fatto in ogni sua parte, scrisse: «Immaginatevi di essere un falegname davanti a un prezioso, preciso, raffinato pezzo di ebanisteria. Ecco: mi sono sentito così».