Un giudice federale ha bloccato temporaneamente una controversa legge del Texas sull’aborto

Una protesta di sostenitrici di Planned Parenthood a Austin, Texas, 26 luglio 2017
(Tamir Kalifa/Austin American-Statesman via AP)
Una protesta di sostenitrici di Planned Parenthood a Austin, Texas, 26 luglio 2017 (Tamir Kalifa/Austin American-Statesman via AP)

Un giudice federale del Texas ha bloccato temporaneamente una legge che vorrebbe vietare l’uso di una procedura molto comune e sicura per le interruzioni di gravidanza, che sarebbe entrata in vigore oggi. Il giudice tornerà sul caso nelle prossime settimane, come richiesto dal Centro per i diritti riproduttivi e da altre organizzazioni favorevoli alla libertà di scelta per le donne, per decidere se accogliere oppure no il loro ricorso di incostituzionalità. La sospensione vale per ora solamente 14 giorni. La nuova legge approvata in Texas lo scorso maggio vorrebbe vietare la cosiddetta “dilatazione ed evacuazione” (D&E), metodo di rimozione del feto comunemente usato nel secondo trimestre di gravidanza che prevede un trattamento preliminare e poi un raschiamento del feto e delle sue parti. Gli antiabortisti, nonostante la D&E sia una procedura molto diffusa e sicura, lo definiscono “aborto per smembramento”. Leggi simili a quella del Texas sono state bloccate già da altri tribunali in Alabama, Kansas, Louisiana e Oklahoma.

Durante le sedute di approvazione del disegno di legge in Texas, nei mesi scorsi, molte donne erano presenti in aula vestite come le ancelle del romanzo distopico “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood in cui si immagina che negli Stati Uniti si insedi un regime totalitario teocratico di ispirazione biblica che rende le donne asservite all’uomo, esilia le non fertili o le anziane e crea la categoria sociale delle ancelle, donne fertili in stato di completa schiavitù e con il solo scopo di procreare.

Il Texas è uno stato tradizionalmente conservatore e anti-abortista: nel 2013 aveva approvato una legge che imponeva molte limitazioni alle cliniche in cui si praticavano gli aborti: la legge imponeva che ogni clinica dovesse essere dotata di un reparto di chirurgia come i normali ospedali, e richiedeva che i medici delle cliniche fossero dipendenti di un ospedale nelle vicinanze per poter ammettere i pazienti in caso di necessità. La legge era molto restrittiva: dal momento della sua approvazione, delle 41 strutture che praticavano aborti ne erano rimaste solo 18. Nel giugno del 2016 la Corte Suprema degli Stati Uniti si era espressa contro la legge in vigore e quella decisione era stata definita la più importante in materia di aborto negli ultimi vent’anni.