I cavalli del West sono diventati un problema

Negli Stati Uniti, da quando non sono più usati dall'uomo, la loro popolazione è cresciuta moltissimo e ora si pensa a come ridurla

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Negli Stati Uniti ci sono circa 100mila cavalli selvaggi. La maggior parte vive nelle grandi aree poco abitate del West – in Nevada, Utah, Oregon, Arizona e anche in parte della California – e sono apprezzati da molti degli abitanti di quelle zone, anche perché fanno molto ambiente West. Ed è proprio per via di quello che fu il West degli Stati Uniti che ce ne sono così tanti: a quei tempi erano il principale mezzo di locomozione ed erano molto allevati, poi hanno iniziato a essere meno utili ma sono stati in grado di continuare riprodursi allo stato brado, senza controllo. Ora che sono così tanti stanno però cominciando a creare qualche disagio e la loro gestione genera spese rilevanti e crescenti: il governo sta quindi prendendo in considerazione l’ipotesi di ucciderne alcuni, ma non tutti sono d’accordo.

La maggior parte dei cavalli selvaggi degli Stati Uniti sono mustang: una razza il cui nome deriva da una parola messicana che significa “non domati” e sono, per farla breve, i cavalli del Far West. Il motivo per cui sono così tanti è semplice: chi abita in quelle terre non ha più interesse ad addomesticarli e non ci sono predatori in grado di cacciarli e ucciderli. Si stima che negli ultimi anni il numero di cavalli allo stato brado sia aumentato di circa il 20 per cento ogni anno e le mandrie – composte da decine ma anche migliaia di cavalli – sono quindi diventate sempre di più. Secondo il Bureau of Land Management (BLM), l’ente governativo che si occupa degli animali allo stato brado negli Stati Uniti, i cavalli (e gli asini, ma sono pochi) davvero allo stato brado sono circa 73mila e quelli che vivono in delle strutture recintate create dal governo – ma che non sono “usati” dall’uomo e di fatto sono liberi – sono almeno 46mila.

Uno dei problemi legati al così alto numero di cavalli è quello dei costi. I cavalli che vivono nelle aree controllate dal governo devono essere sfamati e curati, e occuparsi per tutta la vita di un cavallo (e i cavalli possono vivere anche più di 30 anni) costa circa 50.000 dollari: come aveva spiegato ad Associated Press Neil Kornze, ex direttore del BLM, «Ogni volta che prendiamo mille cavalli, parliamo di una spesa potenzialmente pari a 50 milioni di dollari». Il budget a disposizione del Bureau of Land Management è di poco più di 80 milioni di dollari all’anno: è già stato raddoppiato negli ultimi 8 anni, ma secondo molti è comunque troppo basso, anche perché – ha scritto Buzzfeed – circa due terzi di quei soldi vengono spesi solo per dar da mangiare ai 46mila cavalli nei recinti.

Oltre che per il BLM, i troppi cavalli selvaggi sono un problema anche per alcuni degli abitanti di quelle zone: per esempio perché le mandrie calpestano, mangiano e più in generale rovinano aree verdi, che diventano così inutilizzabili da chi ha fattorie o allevamenti. C’è chi crede che, anche a prescindere dall’uomo, i cavalli siano troppi per le aree in cui si trovano e che alcuni di loro stiano per questo già morendo di fame: anche i cavalli tenuti nelle grandi zone controllate dal governo sono circa 20.000 di più di quelli che potrebbero teoricamente vivere in quelle zone.

Per queste ragioni alcuni giorni fa lo House Committee on Appropriations – il comitato della Camera che si occupa di finanziare i vari enti – ha deciso di dare al BLM la possibilità di abbattere un certo numero di cavalli e asini, per controllarne la popolazione. È una decisione importante, perché fino ad ora si era sempre deciso di proteggere i cavalli e gli asini allo stato brado. Come prevedibile, diverse associazioni si sono opposte alla decisione, ma Buzzfeed ha scritto che, al momento, nessuna proposta alternativa (per esempio quella di evitare che i cavalli si riproducano) sembra poter essere ugualmente efficace per limitare il loro aumento.