Notiziae ca nullo erano

Dieci credenze sul Medioevo che in realtà sono false: gli elmi dei vichinghi non avevano le corna, le cinture di castità non esistevano e la gente si lavava più di quanto pensiate

Quando si pensa al Medioevo le prime cose che vengono in mente sono quelle che più ci ha raccontato con film, libri e serie tv l’industria culturale del nostro secolo: le armature grosse e pesanti, le cinture di castità, la scarsa igiene personale e, in generale, la sensazione che fosse un’epoca dominata da ignoranza e superstizione. Molte delle caratteristiche di quest’epoca che di solito vengono date per scontate, tuttavia, sono false: spesso sono state ingigantite, a volte solo raccontate male, altre volte del tutto inventate. Come avevamo già fatto con le notizie false del mondo antico, abbiamo raccolto 10 credenze infondate sul Medioevo: non è vero che le armature rendessero lenti e impacciati, per esempio, e nemmeno che tutti fossero sporchi e maleodoranti; non è vero nemmeno che tutti credessero che la terra fosse piatta, e lo Ius primae noctis è una totale invenzione.

La gente non era sempre sporca e puzzolente
La maggior parte dei film sul Medioevo raccontano che fosse un periodo in cui a nessuno piaceva molto lavarsi ed era considerato normale girare con abiti pieni di macchie e il volto sporco di fango. Si dice anche che uomini e donne del Medioevo pensassero che si potessero prendere terribili malattie facendosi un bagno e così giungevano a grossi compromessi per quanto riguarda la loro igiene personale.

In realtà, gran parte dell’Europa medievale ereditò la tradizione dei bagni pubblici romani. Lavarsi non era solo una buona abitudine personale, era anche un evento sociale da condividere con la propria comunità. Nel Tredicesimo secolo Parigi aveva 32 bagni pubblici, da quelli riservati a nobili e ricchi a quelli che potevano permettersi anche i poveri garzoni. Cronache, iconografia e ritrovamenti archeologici mostrano che probabilmente quasi tutti i villaggi di contadini avevano almeno un edificio destinato al bagno, dove riunirsi dopo il lavoro per lavarsi. Nella serie Game of Thrones tutti fanno bagni di continuo: può sembrare una facile scusa per inserire qualche scena di nudo, ma in realtà offre un ritratto più realistico della vita medioevale di molti altri film.

Le streghe non venivano perseguitate
Il Rinascimento e poi ancor di più l’Illuminismo hanno dipinto il Medioevo come un’epoca barbara, superstiziosa e primitiva, una descrizione valida per certi versi, ma che in molti casi è stata esagerata. Ad esempio, una comune accusa all’epoca medievale è quella della sua estrema misoginia, che si sfogava in estese persecuzioni delle streghe. In realtà, le donne dell’Europa medievale erano spesso molto più libere di quanto le immaginiamo oggi, mentre la persecuzione delle streghe è un fenomeno molto più tardo.

Per gran parte del Medioevo, la Chiesa negò l’esistenza di qualsiasi fenomeno magico e trattò con sufficienza le accuse di stregoneria. Vescovi e inquisitori davano la caccia agli eretici, che di solito erano borghesi, nobili e sacerdoti che avevano idee religiose eterodosse in fatto di religione e avevano in comune l’appartenenza alle classi medio-alte della società. Raramente gli alti prelati della Chiesa usavano il loro tempo per inseguire popolani o popolane accusati di piccoli crimini. Le persecuzioni delle streghe si diffusero solo a partire dagli ultimi anni del Medioevo, nel Quindicesimo secolo. Le persecuzioni ebbero il loro picco nel corso del Seicento e furono spesso sostenute dalla paranoia e dalla superstizione delle popolazioni colpite dalle epidemie.

Non è vero che si moriva giovani
Si sente dire spesso che nel corso del Medioevo la vita era più breve di oggi. Se nel terzo millennio gli uomini europei arrivano in media quasi agli 80 anni, mentre le donne riescono a superarli, i nostri antenati avevano una vita media intorno ai 30 anni. Chiunque arrivasse a un’età che lo portava ad avere i capelli grigi, quindi, era considerato un mago, un essere quasi soprannaturale.

È vero che l’età media all’epoca era intorno ai 30 anni, ma a tenere bassa la media era soprattutto l’elevata mortalità infantile e una volta superato lo svezzamento, le possibilità di vivere a lungo aumentavano considerevolmente: la mortalità infantile era una sorta di selezione dei più forti. Arrivato a 21 anni, ha calcolato uno storico, in media un uomo medievale aveva davanti a sé altri 43 anni di vita, cioè poteva ragionevolmente aspettarsi di vivere fino a 64 anni. Sono conti da prendere con cautela, perché possiamo fare i nostri calcoli soltanto su quei pochi individui di cui le cronache dell’epoca e i registri ci danno precisamente gli anni di nascita e morte, ma è ragionevole assumere che incontrare persone di 60, 70 o addirittura 80 anni non fosse poi così assurdo.

Non è vero che le armature impedivano i movimenti
Nei film e nei fumetti ambientati nel Medioevo, l’eroe non indossa quasi mai un’armatura, mentre i suoi nemici sono di solito coperti da uno spesso abito d’acciaio che però finisce più che altro con l’impacciarli, mentre l’eroe sfugge ai loro colpi grazie alla sua agilità. Quasi sempre i cavalieri medioevali sono rappresentati come goffi e pesanti, a malapena in grado di muoversi nelle loro grottesche armature. Si dice che avessero addirittura bisogno di un argano per essere sollevati sui loro destrieri e che una volta caduti a terra fosse per loro del tutto impossibile rialzarsi senza un aiuto.

In realtà le armature, comprese quelle pesantissime del tardo ‘400 e ‘500, consentivano a chi le indossava un incredibile grado di agilità, come hanno mostrato su YouTube centinaia di appassionati rievocatori. Pesavano tra i venti e trenta chili, cioè più o meno quanto un soldato contemporaneo porta nel suo zaino, ma con il vantaggio di aver il peso molto meglio distribuito su tutto il corpo. Le armature erano create da abili artigiani per consentire a soldati e cavalieri di combattere e sopravvivere su un campo di battaglia: se fossero state davvero una trappola mortale per chi le indossava, nessuno le avrebbe utilizzate.

Lo Ius primae noctis non esisteva
Nel film Braveheart, l’eroe scozzese interpretato da Mel Gibson inizia a covare desideri di ribellione nei confronti degli inglesi quando il nobile locale si reca al matrimonio di un suo amico per esercitare lo Ius primae noctis, ossia il diritto di avere una relazione sessuale con le spose di contadini a lui sottoposti il giorno del loro matrimonio.

Si tratta di una tradizione del tutto inventata, di cui non si trova alcuna traccia nelle fonti contemporanee e di cui parlano soltanto storici e cronachisti dei secoli successivi. È strano, infatti, immaginare che nella cristianissima europa medioevale, ai signori feudali venisse concesso quello che era chiaramente un peccato molto grave oltreché la violazione di uno dei sacramenti religiosi più importanti. Probabilmente, come molte altre leggende, lo “Ius primae noctis” è un’invenzione del tardo rinascimento, con cui scrittori e intellettuali intendevano sottolineare i progressi compiuti dalla società rispetto all’epoca che giudicavano buia e arretrata.

Gli elmi dei vichinghi non avevano le corna
Poche cose dicono “Medioevo” come l’immagine di un guerriero vichingo con un grande elmo con le corna. È uno dei simboli più riconosciuti per rappresentare la parte più antica del Medioevo, il cosiddetto Alto Medioevo, quando l’Europa settentrionale era in balia di predoni e saccheggiatori provenienti dalla Scandinavia. C’è poco di vero in questa immagine, però. I vichinghi: non portavano elmi cornuti in battaglia, anche se probabilmente usavano dei copricapi di quel tipo per particolari rituali e cerimonie.

Vichingi
(AP Photo/Lalo Villar)

Il motivo è abbastanza semplice. Un elmo ha lo scopo di deflettere i colpi nemici diretti alla testa e per questo viene sagomato in modo da offrire una superficie obliqua rispetto alla più probabile direzione dell’attacco. La forma più diffusa degli elmi  nel corso della storia è quella a tronco di cono, che fa sì che l’arma dell’avversario scivoli via, senza sfogare tutta l’energia sull’elmo stesso, e quindi sulla testa che sta sotto. Le corna, invece, sembrano fatte apposta per fermare i fendenti nemici invece che farli scivolare di lato, rendendo così i colpi potenzialmente molto più pericolosi. Gli elmi vichinghi trovati dagli archeologi non hanno corna né altre protuberanze pericolose per chi li indossa.

La battaglia di Poitiers non servì a fermare l’invasione islamica dell’Europa
Secondo la leggenda, nell’anno 732, tra le città di Tours e Poitiers nel sud della Francia, il maggiordomo di palazzo Carlo Martello (una specie di “primo ministro”), alla testa dell’esercito dei franchi, affrontò e sconfisse un esercito di arabi proveniente dalla Spagna e intenzionati a conquistare l’Europa. Se Carlo non li avesse fermati, scrisse lo storico settecentesco Edward Gibbon, il Corano sarebbe stato insegnato all’università di Oxford e i muezzin avrebbero cantato dalle torri di Parigi.

Questa versione della storia, diffusa fin dagli anni successivi alla battaglia dalla propaganda di Carlo e da quella del Papa, è stata largamente abbandonata dagli storici degli ultimi secoli. Oggi Poitiers è vista soprattutto come uno scontro secondario, in cui una piccola forza di guerrieri franchi affrontò e distrusse un gruppo di razziatori arabi che si stavano ritirando con il bottino dei loro ricchi saccheggi.

Nessuno credeva che la terra fosse piatta
Secondo un popolare mito diffuso dalla biografia di Cristoforo Colombo scritta nell’Ottocento da Washington Irving, i sapienti dell’Europa medioevale erano tutti convinti che la terra fosse piatta e per questa ragione all’inizio in molti si opposero all’idea del capitano genovese di raggiungere l’India passando per occidente. Se i re di Spagna avessero finanziato la sua impresa, pensavano, le costose caravelle sarebbero cadute oltre il bordo del mondo ben prima di giungere alla loro meta.

In realtà, fin dai tempi di Aristotele, qualsiasi europeo colto sapeva che la terra era sferica e conosceva una ragionevole approssimazione della sua circonferenza. Nel secondo secolo avanti Cristo, il geografo greco Eratostene aveva stimato la lunghezza dell’equatore in 39 mila chilometri, cioè solo un migliaio meno della sua reale dimensione. Quello che gli esperti dell’epoca rimproveravano a Colombo era invece che non avrebbe mai potuto portare con sé abbastanza cibo e viveri per raggiungere l’India, che secondo i loro calcoli era troppo lontana. Colombo, invece, sosteneva di poterci arrivare poiché basava i suoi calcoli su una stima sbagliata e credeva che il continente indiano molto più vicino di quanto fosse in realtà. A salvarlo in maniera provvidenziale dal suo errore fu il fatto che dove lui immaginava ci fosse l’India c’era in realtà il continente americano.

Non esistevano cinture di castità
Si sente spesso dire – e si vede nei film – che i cavalieri che partivano per le crociate (che nessuno all’epoca chiamava “crociate”) utilizzavano uno strumento terribile per assicurarsi la fedeltà delle proprie mogli: la cintura di castità, un grottesco oggetto in ferro battuto che cingeva i fianchi e il pube, rendendo impossibile ogni rapporto sessuale. Nulla del genere è mai stato trovato dagli archeologi o risulta nominato in fonti dell’epoca. Si tratta di un’invenzione Ottocentesca, frutto della fantasia pruriginosa e dell’amore che avevano gli scrittori gotici per l’idea di un Medioevo brutale ed esagerato (alla stessa epoca risalgono moltissimi bizzarri strumenti di tortura spacciati per originali e che si trovano nei vari “musei della tortura”).

La donazione di Costantino e il primo caso di factchecking
Una “notizia che non lo era” che non è arrivata fino ai tempi nostri è quella della cosiddetta “Donazione di Costantino”: una bufala smentita da uno dei primi factchecking della storia. Intorno all’anno mille, il Papa non era il capo assoluto e incontestato della chiesa Cattolica, come lo conosciamo oggi, ma era in costante lotta per la supremazia con l’Imperatore, con i capi della chiesa orientale e con altri vescovi importanti in giro per l’Europa. In quell’epoca, quando la lotta era particolarmente aspra, comparve negli archivi vaticani un documento che sembrava mettere fine alla contesa: la cosiddetta “Donazione di Costantino”, un atto apparentemente risalente al IV secolo in cui l’Imperatore Costantino stabiliva la supremazia del Papa di Roma su tutti i sacerdoti, compresi quelli orientali, e persino sull’imperatore.

Sylvester_I_and_Constantine

Ovviamente il documento era falso, come scoprì il filologo Lorenzo Valla nel 1440. Valla scrisse un libro, De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio, in cui dimostrava come il documento contenesse una serie di espressioni latine molto più tarde della supposta data del documento, oltre ad altri errori e contraddizioni. Comprensibilmente, la Chiesa non fu molto felice della scoperta e impedì a Valla di pubblicare il suo testo che, negli anni successivi, fu messo nell’Indice dei libri proibiti.