Steven Bannon sul motivo per cui alla Casa Bianca sono diminuite le conferenze stampa

Lo stratega della Casa Bianca ha risposto a una domanda su un tema molto sentito dai giornalisti americani con una battuta sgradevole sul suo collega Sean Spicer

Ivanka Trump e Sean Spicer
(NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)
Ivanka Trump e Sean Spicer (NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

Da qualche settimana i giornalisti americani che si occupano della Casa Bianca si stanno chiedendo cosa ne sarà delle conferenze stampa tenute giornalmente dallo staff che gestisce la comunicazione dell’amministrazione. Da quando si è insediato Donald Trump queste conferenze sono spesso fonte di imbarazzo ed equivoci – spesso causati dalla rapidità con cui Trump cambia idea su un certo tema o dalle notizie imprecise che diffonde pubblicamente – e Trump stesso ha minacciato di abolirle. Da mesi i retroscena politici raccontano che Trump è molto arrabbiato col suo portavoce Sean Spicer, che spesso incolpa delle brutte figure capitate fin qui.

Negli ultimi tempi le conferenze stampa vengono spesso tenute a porte chiuse, una pratica molto inusuale per le amministrazioni precedenti e che conferma i timori di diversi giornalisti americani. Rosie Gray, giornalista politica dell’Atlantic, ha chiesto conto di questa novità allo stratega della Casa Bianca Steve Bannon. Rispondendole con un SMS Bannon ha scritto, probabilmente scherzando:

«Sean è ingrassato»

In molti stanno già accusando Bannon della battuta di cattivo gusto, che si basa sulla corporatura robusta di Spicer. Chelsea Clinton, figlia di Hillary Clinton, ha accusato Bannon di fare fat shaming (cioè battute crudeli sulle persone in sovrappeso).

La conferenza stampa quotidiana in cui il portavoce del presidente aggiorna i giornalisti sulle attività e le prese di posizione del presidente è un rito che dura da decenni. L’amministrazione di Trump ha fatto capire più volte che non le ritiene molto importanti: anche le conferenze pubbliche nel tempo si sono ridotte a capannelli di giornalisti accalcati informalmente attorno a Spicer o alla sua vice Sarah Huckabee Sanders. Di fatto, ha detto il corrispondente della CNN, Jim Acosta, sono diventate «piuttosto inutili». Allo stesso tempo, Trump non tiene una conferenza stampa “vera” da febbraio, se si escludono quelle brevi e formali organizzate durante le visite dei capi di stato e governo stranieri. Anche le mail che ogni sera vengono spedite dalla Casa Bianca ai giornalisti con il programma del giorno dopo sono passate da essere pubblicabili a semplicemente informative, col divieto di riprodurle; lunedì sera, fra le altre cose, questa mail non è stata proprio mandata.

L’Associazione dei corrispondenti della Casa Bianca ha criticato l’atteggiamento di Trump, che è sempre più disinteressato e critico nei confronti della stampa, al punto da aver scritto su Twitter che non sarebbe una brutta idea cancellare del tutto le conferenze stampa quotidiane e limitarsi a inoltrare risposte scritte «per zelo di accuratezza».

Limitare le informazioni passate ai giornalisti e non renderle sempre verificabili, impedendo registrazioni audio e video, aiuta poi a creare confusione e incertezza, permettendo da un lato a Trump di presentarsi come l’unica fonte autorevole delle sue parole, dall’altro a screditare il lavoro dei giornalisti, presentandoli come cialtroni inaffidabili. Per finire, la comunicazione della Casa Bianca sta vivendo un momento incerto e complicato, dato che si trova a gestire scandali e problemi delicati – come l’infittirsi dell‘inchiesta sull’influenza della Russia nelle elezioni presidenziali – e le dimissioni di Mike Dubke da direttore delle comunicazioni. Il suo ruolo è stato assunto da Spicer che, scrive Politico, sta cercando il candidato giusto e anche qualcuno che diriga al suo posto le conferenze quotidiane.