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  • Lunedì 19 giugno 2017

Non ci sono mai stati così tanti sfollati

Lo dice un rapporto dell'agenzia ONU per i rifugiati sui flussi migratori a livello mondiale: ad oggi sono 65,6 milioni

Una bambina dalla Sierra Leone a Trapani, 20 maggio 2017 (Chris McGrath/Getty Images)
Una bambina dalla Sierra Leone a Trapani, 20 maggio 2017 (Chris McGrath/Getty Images)

Ogni anno, in occasione della della Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno), l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) pubblica il Global Trends, un rapporto sui flussi migratori a livello mondiale. I dati pubblicati, che si riferiscono al 2016, indicano che le migrazioni forzate causate da violenza, guerre e persecuzioni hanno raggiunto il livello più alto mai registrato (l’UNHCR esiste dal 1950): alla fine del 2016 le persone che sono costrette a vivere fuori dalla propria casa sono complessivamente 65,6 milioni, circa 300mila in più rispetto all’anno precedente. Sul totale, 10,3 milioni di persone sono diventate sfollate proprio nel corso del 2016.

Il rapporto spiega che «il totale di 65,6 milioni è costituito da tre componenti principali. La prima è il numero dei rifugiati a livello mondiale che, attestandosi a 22,5 milioni, rappresenta il più alto mai registrato». Si dice anche che la guerra in Siria rimane la principale causa di origine di rifugiati (5,5 milioni) e che nel 2016 c’è un elemento “di novità”: l’interruzione del processo di pace in Sud Sudan, che ha contribuito alla fuga di 739.900 persone alla fine dell’anno. La seconda componente è rappresentata dalle persone sfollate all’interno del loro stesso paese: si tratta di 40,3 milioni di persone alla fine del 2016 (rispetto ai 40,8 milioni dello scorso anno). Gli spostamenti forzati più significativi si sono verificati all’interno di Siria, Iraq e Colombia. La terza componente sono i richiedenti asilo, persone scappate e attualmente alla ricerca di protezione internazionale: alla fine del 2016 il numero di richiedenti asilo a livello mondiale è stato di 2,8 milioni.

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Un dato importante riportato nel Global Trends è che le migrazioni forzate di persone che in precedenza non erano mai state costrette ad abbandonare le proprie case rimane a livelli molto alti. Nel 2016, sono stati 10,3 milioni i nuovi migranti forzati, e circa due terzi di loro (6,9 milioni) sono fuggiti all’interno dei confini nazionali. «Allo stesso tempo – spiega il rapporto – il numero più elevato di rifugiati e sfollati interni che sono ritornati a casa, insieme ad altre soluzioni come il reinsediamento in Paesi terzi, mostrano che, per alcuni, il 2016 ha portato prospettive di miglioramento della propria condizione. Circa 37 Paesi hanno ammesso un totale di 189.300 rifugiati ai propri programmi di reinsediamento. Circa mezzo milione di altri rifugiati hanno potuto fare ritorno nei loro Paesi di origine e circa 6,5 ​​milioni di sfollati interni sono tornati nelle loro zone; anche se molti lo hanno fatto in situazioni non ideali, restando quindi in condizioni di incertezza».

Un grosso problema è che la maggior parte dei rifugiati – l’84 per cento – si trovava in paesi a basso o medio reddito, con una persona su tre (per un totale di 4,9 milioni) è ospitata nei paesi meno sviluppati.

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La Siria è ancora il paese con il numero più alto di persone in fuga: 12 milioni di persone (pari a quasi due terzi della popolazione). Colombiani (7,7 milioni) e afghani (4,7 milioni) si confermano anche quest’anno come la seconda e la terza popolazione di rifugiati più vasta, seguiti da iracheni (4,2 milioni) e sud sudanesi (il cui numero ha raggiunto i 3,3 milioni alla fine dell’anno, seguendo un tasso di incremento maggiore rispetto a qualsiasi altra popolazione del mondo).

I bambini costituiscono la metà dei rifugiati del mondo. Nel 2016 le richieste di asilo presentate da bambini non accompagnati o separati dai loro genitori sono state 75mila ma il loro numero, dice il rapporto, è sottostimato.