Le precarietà dei minori stranieri in Italia

Molti bambini che sono nati e sono sempre vissuti in Italia non sono italiani, per la legge: e la loro condizione dipende spesso dal lavoro dei genitori

Una foto a un gruppo di ragazzi egiziani minorenni, scattata a Fiumicino il 21 aprile 2016, durante un'intervista con Associated Press
(AP Photo/Andrew Medichini)
Una foto a un gruppo di ragazzi egiziani minorenni, scattata a Fiumicino il 21 aprile 2016, durante un'intervista con Associated Press (AP Photo/Andrew Medichini)

L’infanzia di chi è nato in Italia da genitori stranieri o è arrivato qui con loro ancora bambino ha complicazioni particolari, rispetto alla mancanza di cittadinanza. Nonostante sia tutelato dalla convenzione sui diritti del fanciullo in quanto minore, il fatto di non essere cittadino lo fa dipendere totalmente dal permesso di soggiorno dei suoi genitori, permesso che a sua volta è legato al loro lavoro e al tipo di contratto.
È vero che tutti i minori dipendono sempre dalla condizione economica e lavorativa dei genitori, ma per i minori stranieri questa dipendenza è ancora più forte: la perdita del lavoro del genitore significa anche la perdita del permesso di soggiorno e, di conseguenza, della possibilità di vivere legalmente sul territorio, avere una casa e così via.

Il permesso di soggiorno è legato al contratto di lavoro. Questo significa che, a meno che non si abbia un contratto a tempo indeterminato e un permesso di soggiorno a tempo indeterminato (come il permesso UE per “lungo soggiornanti”), ogni variazione della situazione lavorativa può comportare la perdita del permesso. Situazioni di questo genere sono molto frequenti in Italia, soprattutto negli ultimi anni. La maggior parte degli stranieri – così come molti italiani – non ha un contratto a tempo indeterminato, per questo alterna lavori temporanei a periodi di disoccupazione. In quest’ultima condizione, se si è iscritti ai centri per l’impiego, si ha la possibilità di veder rinnovato per altri sei mesi il permesso di soggiorno scaduto una volta perso il lavoro. Se non si trova una nuova occupazione in questo arco di tempo, è possibile prorogare di altri sei mesi l’iscrizione al centro per l’impiego e veder rinnovato il permesso di soggiorno, ma questo può essere fatto solo una volta: se dopo tredici mesi dalla scadenza del permesso in assenza di un lavoro non si è trovato un altro impiego si perde anche il permesso di soggiorno.
Un’altra questione legata al permesso di soggiorno è quella della residenza. Gli stranieri devono fare molta attenzione a essere sempre iscritti nei registri di residenza del comune dove vivono, perché è in base agli anni di iscrizione continuativa che possono poi ottenere la cittadinanza.
Ogni volta che scade il permesso di soggiorno, bisogna andare in comune a riconfermare la residenza. Quest’obbligo, che si chiama rinnovo della dimora abituale, riguarda solo i cittadini stranieri extracomunitari. Se il rinnovo non avviene, il comune avvia in modo automatico la procedura di cancellazione della residenza. Si parla di procedura perché la cancellazione non avviene in modo istantaneo: ci vogliono 12 mesi e poi la cancellazione diventa effettiva.

Questi stati di precarietà si riflettono direttamente sulla vita dei bambini: la perdita del permesso di soggiorno del genitore determina l’irregolarità di tutto il nucleo familiare, anche dei bambini che in Italia siano nati e non abbiano mai vissuto nel paese di cui invece sono cittadini per discendenza. Inoltre, al permesso di soggiorno del genitore è legata l’iscrizione al sistema sanitario nazionale. Anche per gli stranieri, l’iscrizione è obbligatoria nel momento in cui si ha un contratto di lavoro e la copertura viene estesa a tutti i familiari a carico regolarmente soggiornanti in Italia: perdendo il lavoro, si perde anche questa garanzia per sé e per la propria famiglia.

Ci sono poi questioni non legate ai genitori, che per esempio riguardano la possibilità di muoversi o fare sport agonistico. Chi è molto bravo in uno sport, tanto da poter essere inserito nelle selezioni giovanili, non può far parte delle selezioni nazionali perché formalmente straniero. Andare a studiare in un altro paese per alcuni mesi, poi, può interrompere il conteggio degli anni di residenza continuata e necessaria per il riconoscimento della cittadinanza italiana una volta maggiorenni. Per andare in gita all’estero con i propri compagni, invece, i minori stranieri possono avere bisogno di chiedere un visto.

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