Cosa vuol dire “smussare”

Viene dal francese "mousse", ma non quella mousse: e si usa per cose concrete o metaforiche, anche assai diverse

di Massimo Arcangeli

Si può voler smussare, perché troppo affilati, o possono smussarsi da sé (col tempo e l’usura), la lama di un coltello, il filo di un rasoio o la punta di un temperino. Possiamo però anche smussare gli angoli di un tavolo, gli spigoli di un muro, i toni di una polemica, i lati peggiori del nostro carattere: smussare, a seconda del contesto, diventerebbe qui perlopiù limare o arrotondare per i significati concreti, addolcire, ammorbidire, attenuare, mitigare, smorzare, stemperare per i significati astratti.

Alla base dell’italiano smussare – Leonardo da Vinci usò anche smusso, con valore di sostantivo – c’è il francese émousser. Quest’ultima voce è un derivato di mousse, il cui significato originario è ‘mozzo’ o ‘mozzato’; finiscono così per avere una loro plausibilità i curiosi sinonimi indicati da alcuni studenti universitari per smussare: c’è chi ha scritto tagliare («Potresti smussare il mio abito»; «Ho smussato le uova»), tagliuzzare, sminuzzare o, con una definizione analitica, tagliare in porzioni piccole (e qui l’esempio è irresistibile: «Guarda che il gatto sta smussando il pesce…»); chi ha optato invece per dividere, pensando a un’operazione mentale volta a favorire la comprensione («Ho smussato le informazioni per capire meglio»).

Anche la scelta di un sinonimo come muovere, oppure come smuovere («Mi ha smussato l’animo»; «Bisogna smussare la situazione politica attuale che va verso la decadenza»), ha il suo perché: immaginare una cosa in “movimento”, quando a imprimerle il moto siamo noi, significa farla evolvere, rispetto alla “rigidità” di partenza, verso una condizione più sciolta, fluida, dinamica e, insomma, più “morbida”. Si può ragionare in modo simile per levigare, lisciare o allisciare, altri sinonimi di smussare indicati dal campione degli studenti interrogati. Stavolta la differenza consiste nella dimensione del risultato finale: levigare (o livellare, o spianare) una superficie vuol dire rimuoverne tutte le asperità, non limitarsi ad addolcirle o arrotondarle. Esattamente come per appianare. Se sono riuscito ad appianare una certa questione non ne ho semplicemente attenuato la portata: l’ho risolta una volta per tutte.

Alla vigilia del Festival “Parole in cammino” che si è tenuto ad aprile a Siena, il suo direttore Massimo Arcangeli – linguista e critico letterario – ha raccontato pubblicamente le difficoltà che hanno i suoi studenti dell’università di Cagliari con molte parole della lingua italiana appena un po’ più rare ed elaborate, riflettendo su come queste difficoltà si estendano oggi a molti, in un impoverimento generale della capacità di uso della lingua. Il Post ha quindi proposto ad Arcangeli di prendere quella lista di parole usata nei suoi corsi, e spiegarne in breve il significato e più estesamente la storia e le implicazioni: una al giorno.