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  • Sabato 25 marzo 2017

Un bombardamento della coalizione contro l’ISIS ha causato decine di morti a Mosul

Non sappiamo ancora quanti, le stime parlano di 200 morti, quasi certamente sono civili: gli Stati Uniti hanno aperto un'inchiesta

(AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images)
(AHMAD GHARABLI/AFP/Getty Images)

È stato stimato che nell’ultima settimana la coalizione con a capo gli Stati Uniti che sta combattendo lo Stato Islamico in Iraq abbia ucciso decine di civili nella parte ovest di Mosul, la città che è considerata la capitale dello Stato Islamico in Iraq e dove è in corso da mesi una complicata battaglia. Nel pomeriggio del 25 marzo l’esercito iracheno ha deciso di sospendere i tentativi per riprendere Mosul, dopo le polemiche riguardo ai bombardamenti della coalizione e ai civili che ne sarebbero stati uccisi.

Il quartiere più interessato dagli attacchi aerei della coalizione è quello di Jadida, che sta tra l’aeroporto (riconquistato il mese scorso dall’Iraq) e la parte ovest di Mosul, che attualmente è ancora sotto il controllo dello Stato Islamico. Nonostante si sappia che i morti siano nell’ordine delle decine, i giornali internazionali hanno cifre molto diverse comprese perlopiù fra 150 e 200: parlando ieri col Washington Post, il generale dell’esercito iracheno Mohammed Mahmoud ha detto che finora sono stati recuperati 156 corpi da dieci edifici, mentre il giornalista del Guardian Martin Chulov – che si occupa da tempo di terrorismo e in questi giorni si trova a Mosul – ha scritto che «si pensa che decine di morti siano ancora sotto le macerie». Il New York Times ha scritto che se le cifre fossero confermate, l’attacco dei giorni scorsi sarebbe «uno fra quelli che ha causato più morti civili da quando l’esercito degli Stati Uniti invase l’Iraq nel 2003».

Gli Stati Uniti, però, per il momento non si sono presi ufficialmente la responsabilità di questa serie di attacchi: il colonnello Joseph Scrocca, portavoce della coalizione che sta combattendo lo Stato Islamico, ha annunciato che sono state avviate indagini interne per capire meglio cosa è accaduto. Nel pomeriggio del 25 marzo gli Stati Uniti hanno confermato di aver fatto uno dei bombardamenti in questione – quello del 17 marzo – su richiesta delle forze irachene. Gli Stati Uniti finora hanno ammesso di aver ucciso in tutto 220 civili da quando hanno avviato le operazioni contro lo Stato Islamico, nel 2014.

Il primo attacco di questa serie è avvenuto più di una settimana fa, ma Chulov ha scritto che i soccorritori, molti dei quali arrivati da Baghdad, non sono riusciti a entrare in città fino a mercoledì 22 marzo. Sempre Chulov ha scritto che, secondo alcuni abitanti di Mosul, solo dalle macerie di un singolo edificio sono stati estratti più di 80 corpi, e che quello era proprio uno degli edifici in cui erano soliti ripararsi in caso di attacchi. Lo Stato Islamico è noto per usare civili come scudi umani o, più in generale, per infiltrare alcuni suoi membri tra la popolazione civile o posizionare i propri cecchini in edifici abitati da civili: alcuni dei palazzi colpiti avevano quindi probabilmente cecchini dell’ISIS sul tetto e più sotto gruppi di civili che cercavano di ripararsi da eventuali attacchi aerei.

Chulov ha spiegato che di solito gli attacchi aerei di questo genere vengono richiesti dall’esercito iracheno e poi eseguiti – se approvati dai generali americani – dall’esercito statunitense. A inizio anno Donald Trump aveva tra l’altro chiesto di rivedere le regole che permettevano ai generali statunitensi di dare il permesso a degli attacchi aerei: al momento lo si può fare solo se c’è la “quasi certezza” che non ci siano civili nell’area dell’attacco. Trump vorrebbe cambiare le cose per rendere più facile un attacco e, nonostante le regole non siano ancora state cambiate, Chulov ha scritto che c’è comunque chi pensa che oggi l’approccio sia meno rigido, nonostante il comando militare degli Stati Uniti abbia detto negato «qualsiasi modifica, sotto l’attuale o precedente amministrazione, delle procedure operative necessarie per approvare un attacco aereo».

Non è chiaro quanti attacchi abbiano ucciso quante persone, e non c’è nemmeno la certezza che siano stati tutti uccisi da attacchi aerei statunitensi (e non, magari, da attentati dello Stato Islamico). Il New York Times ha però citato alcune fonti dell’esercito iracheno, tra cui il generale maggiore Maan al Saadi, secondo cui lo Stato Islamico, sapendo che in certi edifici c’erano dei civili, ha posizionato lì sopra dei cecchini: «È stata una trappola dello Stato Islamico per influenzare l’opinione pubblica e far cessare gli attacchi aerei», ha ipotizzato al Saadi.

L’unica cosa certa – ammessa anche dall’esercito degli Stati Uniti – è che soprattutto a Mosul nelle ultime settimane gli attacchi aerei siano decisamente aumentati. Nancy Youssef di BuzzFeed News ha scritto che in alcune aree dell’Iraq e della Siria gli attacchi aerei sono «dieci volte superiori a quelli di sei mesi fa».