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  • Martedì 21 marzo 2017

Il ministro dell’Interno francese si è dimesso

Bruno Le Roux assunse le due figlie adolescenti come sue assistenti da parlamentare, e ci sono dubbi che abbiano effettivamente fatto quel lavoro

Il ministro dell'Interno francese Bruno Le Roux, a sinistra, insieme al ministro della Difesa Jean-Yves le Drian. (AP Photo/Kamil Zihnioglu)
Il ministro dell'Interno francese Bruno Le Roux, a sinistra, insieme al ministro della Difesa Jean-Yves le Drian. (AP Photo/Kamil Zihnioglu)

Il ministro dell’Interno francese, Bruno Le Roux, si è dimesso. Le Roux, che è un membro di lungo corso del Partito Socialista – è finito al centro di un caso che riguarda l’assunzione delle sue figlie adolescenti per dei lavori estivi come assistenti parlamentari. Gli impieghi delle figlie di Le Roux, che fa parte del Partito Socialista, sono avvenuti nell’arco di sette anni, e sono stati retribuiti per un totale di 55mila euro provenienti dai fondi pubblici, ha ammesso lo stesso Le Roux, che oggi era stato convocato dal primo ministro Bernard Cazeneuve per dare spiegazioni su questa storia. Ci sono infatti alcuni dubbi sul fatto che le figlie abbiano effettivamente svolto gli incarichi per cui sono state pagate in alcuni periodi in cui erano impegnate in altre attività e anche la procura finanziaria nazionale francese ha aperto un’indagine preliminare sulla questione. Questa storia è simile a quella nata alla fine di gennaio intorno a François Fillon, quando il candidato del centrodestra alle presidenziali francesi è stato accusato di aver assunto la moglie come assistente parlamentare senza che lei facesse niente, percependo in tutto circa 500 mila euro di stipendio, e di aver pagato due dei suoi figli come avvocati per delle “missioni specifiche”, in un momento nel quale però non erano neppure avvocati ma solo studenti di giurisprudenza.

La legge francese non proibisce ai parlamentari di assumere i propri famigliari, ma gli incarichi devono essere realmente esistenti (non creati apposta, quindi) e devono essere svolti davvero. Il problema per Le Roux è che alcune circostanze suggeriscono che almeno una delle sue figlie non abbia lavorato realmente per lui. Le due donne hanno oggi 20 e 23 anni, e hanno lavorato per il padre tra il 2009 e il 2016 con contratti a breve termine, conosciuti in Francia come CDD (Contrat de travail à durée déterminée). In tutto i contratti sono stati 24. La figlia maggiore aveva 15 anni quando svolse il primo lavoro per Le Roux: l’età lavorativa in Francia è di 16 anni, ma il limite non vale se il datore di lavoro è il padre. Le date di uno dei contratti della figlia maggiore però coincidono con un periodo in cui stava facendo uno stage per la società di cosmetici Yves Rocher in Belgio, durante l’estate del 2013. Lo staff di Le Roux ha risposto a quest’accusa sostenendo che i compiti da assistente in questo periodo sono stati svolti regolarmente, lavorando prima e dopo l’orario dello stage e a distanza. Anche nel caso della figlia minore sono state scoperte delle corrispondenze con una serie di lezioni che ha frequentato, tra l’aprile e il maggio del 2014. L’accusa più grave rivolta a Le Roux è che le figlie non abbiano svolto gli incarichi per cui sono state pagate in quei periodi, ma anche, più genericamente, sull’opportunità della loro assunzione, visto che hanno lavorato a partire dai 15 anni mentre l’età media degli assistenti parlamentari francesi è di 40 anni. La notizia è stata data per la prima volta lunedì sera durante il programma Quotidien sulla rete TF1.

Le Roux si è difeso dicendo: «Sì, le mie figlie hanno lavorato per me, soprattutto durante l’estate o altre vacanze scolastiche, ma mai su base permanente. Stiamo parlando di un lavoro estivo con un parlamentare. Quando si tratta di fare lavori d’ufficio e altri compiti dei parlamentari, penso sia una bella esperienza». Le Roux ha 51 anni ed era ministro dell’Interno da dicembre, quando aveva preso il posto di Cazeneuve: dopo lo scandalo che ha interessato Fillon, aveva fatto appelli pubblici per una maggiore trasparenza nella politica francese. Anche la candidata del Front National Marine Le Pen è stata recentemente coinvolta in un caso simile, dopo che l’Unione Europea le ha chiesto di restituire a titolo di rimborso 300mila euro usati per pagare una persona per occuparsi della sua attività da europarlamentare, mentre quella persona in realtà faceva altro.