Come si sposta una stazione di ricerca nell’Antartide

Halley VI, una struttura britannica che sembra uscita da Star Wars, è stata trainata per 23 chilometri per allontanarla da un'enorme crepa nel ghiaccio

Un momento dello spostamento della stazione di ricerca britannica Halley VI in Antartide (British Anctartic Survey)
Un momento dello spostamento della stazione di ricerca britannica Halley VI in Antartide (British Anctartic Survey)

Il 2 febbraio la British Antarctic Survey, un’organizzazione governativa britannica che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide, ha annunciato di aver completato il primo spostamento della sua stazione di ricerca Halley VI, che si trova sulla piattaforma di ghiaccio Brunt, nel mare di Weddell, cioè nella zona del mare antartico più vicina all’Argentina. La stazione Halley VI ora si trova a 23 chilometri di distanza dalla sua precedente posizione: è stata spostata perché prima si trovava troppo vicino a una grossa crepa nella piattaforma di ghiaccio Brunt (che è appunto una piattaforma di ghiaccio, senza la terraferma sotto), che continua ad allargarsi e avrebbe potuto separare Halley VI dall’Antartide. Una situazione di questo tipo era stata prevista: Halley VI – una struttura che sembra uscita da un film di Star Wars – è stata progettata in modo da poter essere spostata, ed è la prima stazione di ricerca al mondo di questo tipo. Per trasferire gli otto moduli di cui è fatta ci è voluto meno di un mese.

halley vi Halley VI (British Anctartic Survey)

In base al trattato Antartico, un accordo firmato da 53 paesi che stabilisce cosa si può fare in Antartide (in pratica solo ricerca scientifica), ci sono settanta stazioni ricerca permanenti e altre temporanee. Il Regno Unito ne ha cinque, di cui la più grande è Rothera, sull’isola di Adelaide; oltre a Rothera e a Halley VI ce ne sono altre tre, che però si trovano su isole più lontane dall’Antartide vero e proprio. Nel corso del tempo ci sono state Halley I, Halley II, Halley III, Halley IV e Halley V (devono il loro nome all’astronomo Edmund Halley, quello della cometa): tutte si trovavano, a differenza di Rothere, non sulla terraferma ma su una delle calotte di ghiaccio attaccate all’Antartide ma di fatto galleggianti sul mare. Le prime quattro hanno dovuto essere abbandonate perché si erano trovate in una situazione simile a quella di Halley VI: ora si trovano in fondo al mare, dopo essersi allontanate su un iceberg.

Halley VI è composta da otto moduli, sette blu e uno rosso, più grande. Sono fatti come i vagoni di un treno e possono essere spostati indipendentemente. Quello rosso è quello in cui gli scienziati mangiano e passano il loro tempo libero e pesa più di 200 tonnellate. Due moduli blu sono dormitori, due contengono i generatori elettrici, due i laboratori; il settimo modulo blu è la cabina di comando dell’intera struttura. Ognuno dei moduli si appoggia sulla calotta di ghiaccio su dei pali idraulici che permettono alla struttura di rimanere stabile e di restare sempre sopra il livello della neve. In fondo a questi pali ci sono delle specie di grossi sci, che consentono di spostare la stazione trainando ogni modulo sulla neve con dei veicoli speciali. Un tour a 360° della stazione, sia dall’esterno che dall’interno, si può fare qui.

Ocean Waves Crashing on SeawallHalley VI vista dall’alto (British Anctartic Survey)

Halley VI è stata progettata così perché ogni anno l’intera piattaforma di ghiaccio Brunt avanza di 400 metri verso l’oceano: per poter continuare a usare la struttura a lungo, quindi, è necessario spostarla. Per farlo, e per portarla nella sua attuale posizione, sono stati usati dei gatti delle nevi e altri veicoli cingolati. È stato il primo spostamento di Halley VI dalla sua inaugurazione, nel 2012. Per scegliere la nuova posizione e il percorso da far seguire ai moduli di Halley VI un gruppo di glaciologhi ha fatto diversi studi, durati tre anni.

In questo video si vedono alcuni dei momenti dello spostamento dei moduli che compongono Halley VI:

Halley VI è stata spostata perché nel 2013 una grande crepa presente sulla piattaforma di ghiaccio Brunt ha cominciato ad allargarsi. Da allora lo ha fatto con una velocità di 1,7 chilometri all’anno. Si trova a 6 chilometri dalla precedente posizione di Halley VI e gli scienziati, comprensibilmente, temevano potesse mettere a rischio la stabilità della stazione. Lo scorso ottobre un’ulteriore crepa si è formata a 17 chilometri di distanza dalla vecchia posizione di Halley: sembra che al momento non costituisse un pericolo per la stazione, ma visto che si trova lungo uno dei percorsi che erano seguiti per rifornire le squadre di scienziati e tecnici che ci vivono era tenuta sotto osservazione. Ora quel percorso non viene più usato.

In questo video si vede la crepa nella calotta di ghiaccio Brunt, lunga 44 chilometri.  

Gli scienziati che hanno lavorato e lavorano sulle stazioni Halley si occupano soprattutto di ricerche in campo astronomico, climatico e meteorologico. Alcuni di loro nel 1985 hanno scoperto il buco nell’ozono nell’atmosfera terrestre. Al momento tra le cose su cui si fa ricerca ad Halley VI ci sono gli effetti delle particelle cariche che arrivano sulla Terra dal Sole (quelle responsabili delle aurore polari), sul campo magnetico della Terra, sui satelliti in orbita e anche sulle reti elettriche che si trovano sulla superficie del pianeta.

Nei prossimi mesi, con l’inizio dell’inverno antartico, che dura da marzo a novembre, i lavori a Halley VI saranno completamente interrotti, per riprendere in primavera, quando ci sarà più luce. Entro la fine di marzo la stazione verrà chiusa e tutte e sedici le persone che abitualmente ci passano l’inverno (l’estate, qui da noi) se ne andranno, per precauzione: gli scienziati non sono ancora sicuri che nella nuova posizione di Halley VI andrà tutto liscio. Tre membri del personale però resteranno in Antartide e lavoreranno nella stazione di ricerca Rothera. Normalmente durante l’estate antartica (il nostro inverno) ci sono circa settanta persone che lavorano a Halley VI: quelle che restano d’inverno non sono scienziati, ma professionisti il cui lavoro è indispensabile per tenere attiva la stazione e continuare a raccogliere dati per gli esperimenti. Sono ingegneri di vario tipo, un elettricista, dei meccanici, un cuoco e un medico.

L’aurora australe su Halley VI nell’inverno del 2014.