Il jazz per chi non ama il jazz

In realtà vi piace, e lo sapete: provate ad ascoltare queste

Duke Ellington a Croydon, nel Regno Unito, nel 1963 ( John Pratt/Keystone Features/Getty Images)
Duke Ellington a Croydon, nel Regno Unito, nel 1963 ( John Pratt/Keystone Features/Getty Images)

“Le donne odiavano il jazz”, diceva quello: ripreso di recente tal quale da una battuta della protagonista di La La Land. Ma non è una questione di donne: tantissime persone sentono il jazz come una cosa inaccessibile e incomprensibile – o semplicemente noiosa – confrontandolo con altri generi musicali più familiari e diffusi. Magari lo è pure, come la letteratura rispetto alle barzellette, ma come la letteratura anche il jazz viene adorato da una minoranza e rispettato e guardato con timore e curiosità da una maggioranza. Per loro – per noi – abbiamo raccolto un elenco di grandi cose di jazz che sono già familiari o note, o che lo diventano facilmente, per ragioni diverse: come già facemmo con la musica classica. La scelta si è data dei criteri ma anche delle libertà: abbiamo cercato le esecuzioni note di per sé piuttosto che brani e standard famosi a prescindere di chi li abbia suonati, e abbiamo quindi privilegiato i brani strumentali rispetto ai cantanti, per stare più sulle peculiarità musicali del jazz che non sulle sue sovrapposizioni con altri generi. Poi però abbiamo fatto qualche strappo.

(le trovate anche in questa playlist di Spotify, grazie al commentatore che si firma “Franz Reichelt”)

Take five – Dave Brubeck
È probabilmente il pezzo jazz più noto ai non appassionati, anche se la maggior parte di loro non sa dire cosa sia: è il singolo che ha venduto più copie nella storia del jazz. Lo scrisse Paul Desmond, sassofonista con uno dei suoni più riconoscibili di sempre, del Dave Brubeck Quartet che lo pubblicò su disco nel 1959. E quindi è da allora associato al nome di Brubeck, grande pianista.

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