Grillo vuole cambiare gruppo al Parlamento Europeo

L'alleanza con l'UKIP non funziona più, ha spiegato, e ha proposto di confluire nel gruppo liberale ALDE: con voto online

Beppe Grillo e Nigel Farage (ANSA)
Beppe Grillo e Nigel Farage (ANSA)

Domenica 8 gennaio il leader del M5S Beppe Grillo ha pubblicato sul suo sito un post per annunciare una votazione online riservata agli iscritti, per decidere il futuro della delegazione del M5S al Parlamento Europeo: ai votanti è chiesto se gli europarlamentari del Movimento debbano aderire all’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE), confluire nel gruppo dei Non Iscritti o rimanere in Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD), il gruppo che formano ora con l’UKIP, il partito di estrema destra britannico. Grillo ha spiegato nel post che con Brexit, l’UKIP ha raggiunto il suo obiettivo politico principale, e rimanere in EFDD per il M5S non sarebbe vantaggioso, perché non riuscirebbe a portare avanti il programma prefissato.

I recenti avvenimenti europei, come la Brexit, ci portano a ripensare alla natura del gruppo EFDD. Con lo straordinario successo del Leave, Ukip ha raggiunto il suo obiettivo politico: uscire dall’Unione europea. Parliamo di fatti concreti: Farage ha già abbandonato la leadership del suo partito e gli eurodeputati inglesi abbandoneranno il Parlamento europeo nella prossima legislatura. Fino ad allora, i colleghi inglesi saranno impegnati a valorizzare le scelte che determineranno il futuro politico del Regno Unito.

Abbiamo studiato le percentuali di voto condiviso con Ukip e le atre delegazioni minori: la cifra non supera il 20%. Molto poco. Rimanere in EFDD equivale ad affrontare i prossimi due anni e mezzo senza un obiettivo politico comune, insieme a una delegazione che non avrà interesse a portare a casa risultati concreti. Ci ritroviamo nelle condizioni di rimanere in Parlamento con le prerogative derivanti dall’appartenenza a un gruppo politico, ma senza la possibilità di fare il massimo per realizzare il programma del MoVimento 5 Stelle in Europa. Non nascondiamo anche un certo disagio rispetto all’utilizzo improprio di capitali delle Fondazioni (a cui noi abbiamo rinunciato e continueremo a rinunciare) da parte di alcuni colleghi di EFDD, in riferimento alle notizie pubblicate e da cui prendiamo le dovute distanze.

Grillo ha quindi organizzato un voto online, che sarà attivo dalle 10 alle 19 di domenica 8 gennaio e dalle 10 alle 12 di lunedì 9 gennaio, per chiedere agli iscritti cosa preferiscano che facciano i 17 europarlamentari del M5S: come unica alternativa all’EFDD è proposto ALDE, descritti come «gli unici ad aprire il dialogo con noi». Grillo spiega anche che il M5S ha provato a trattare con i Verdi, che però hanno rifiutato: «ci è stato comunicato che un eventuale ingresso del MoVimento 5 Stelle nel gruppo dei VERDI avrebbe infatti “sbilanciato” gli equilibri del gruppo stesso». Oltre alla permanenza in EFDD, gli iscritti possono anche scegliere se confluire nei Non Iscritti, cioè il gruppo a cui devono aderire obbligatoriamente tutti gli europarlamentari senza un diverso gruppo politico. Grillo spiega però che «rifiutare di appartenere a un gruppo politico significa confluire nel raggruppamento dei Non Iscritti e perdere ognuna di queste opportunità. Significa occupare una poltrona con le mani legate: significa non poter lavorare». Tra le altre cose, non appartenere a un gruppo politico al Parlamento Europeo comporta delle limitazioni nell’utilizzo dei fondi europei e nella possibilità di intervenire durante le sedute plenarie.

ALDE è gruppo parlamentare formato dall’alleanza del partito omonimo, liberale, e del Partito Democratico Europeo, centrista e co-presieduto peraltro dall’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. In passato, hanno fatto parte del gruppo ALDE al Parlamento Europeo i membri del Partito Democratico eletti con la Margherita e i Radicali (dal 2004 al 2009) e l’Italia dei Valori (dal 2004 al 2014). Il PD è uscito dall’ALDE nel 2009, per confluire nell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici. Attualmente, il gruppo di ALDE al Parlamento Europeo è composto da piccole delegazioni di non più di quattro europarlamentari, appartenenti soprattutto a partiti liberali e provenienti da undici paesi europei. Tra gli altri partiti internazionali che aderiscono ad ALDE c’è lo spagnolo Ciudadanos e il francese Movimento Democratico. Non ci sono attualmente europarlamentari italiani di ALDE.

Dopo il post di Grillo, è tornato a circolare online un post del luglio del 2015 del gruppo europarlamentare del M5S in cui veniva definito “impresentabile” Guy Verhofstadt, politico belga e capogruppo dell’ALDE: Verhofstadt era descritto dal M5S come «il politico che più dentro al Parlamento europeo incarna l’euroStatocentrismo», e nel post veniva accusato per i suoi diversi stipendi e per un presunto conflitto di interessi legato al suo incarico di direttore indipendente per la società belga Exmar, che si occupa di trasporto di gas e petrolio. In generale, ALDE è considerato un gruppo politicamente molto distante dal M5S: è europeista, sostenitore per esempio del trattato commerciale TTIP. Verhofstadt ha annunciato venerdì la sua intenzione a candidarsi a presidente del Parlamento Europeo, che viene eletto con un accordo tra i gruppi politici (normalmente da Popolari e Socialisti).

Carlo Sibilia, deputato del M5S e membro del cosiddetto “direttorio”, e Nicola Morra, ex capogruppo al Senato del M5S, hanno fatto dei tweet simili e apparentemente contrari all’alleanza con ALDE:

Marco Zanni, europarlamentare del M5S, ha scritto su Facebook che prima del post di Grillo non sapeva niente della proposta di uscire dall’EFDD.

Grillo ha motivato la proposta di aderire ad ALDE spiegando che il M5S ne condivide i «valori di democrazia diretta, trasparenza, libertà, onestà», e ha spiegato che alcune «battaglie politiche comuni» sono «a semplificazione dell’apparato burocratico europeo, la risoluzione dell’emergenza immigrazione con un sistema di ricollocamento permanente, la promozione della green economy e lo sviluppo del settore digitale e tecnologico con maggiori possibilità occupazionali». Il nuovo gruppo, con l’adesione del M5S, si chiamerebbe DMM (per Direct Democracy Movement): con i 17 europarlamentari del M5S e i 68 di ALDE, il DMM diventerebbe la terza forza politica al Parlamento Europeo, dietro il Partito Popolare e quello Socialista.

Le condizioni politiche alla base dei negoziati con ALDE sono molto chiare:
– condivisione dei valori di democrazia diretta, trasparenza, libertà, onestà;
– totale e indiscutibile autonomia di voto;
– partecipazione dei cittadini nella vita politica delle Istituzioni europee;
– schieramento compatto nelle battaglie comuni come la semplificazione dell’apparato burocratico europeo, la risoluzione dell’emergenza immigrazione con un sistema di ricollocamento permanente, la promozione della green economy e lo sviluppo del settore digitale e tecnologico con maggiori possibilità occupazionali.

Il MoVimento 5 Stelle manterrebbe la sua piena autonomia con l’opportunità di dare vita a una nuova identità europea, che chiameremo DDM (Direct Democracy Movement) un progetto ambizioso che apre a un futuro in cui sempre più realtà europee condivideranno il valore della democrazia diretta.

ALDE conta 68 eurodeputati e con la presenza del MoVimento 5 Stelle diventerebbe la terza forza politica al Parlamento europeo. Questo significa acquisire un peso specifico di notevole importanza nelle scelte che si prendono. Significa in molti casi rappresentare l’ago della bilancia: con il nostro voto potremo fare la differenza e incidere sul risultato di molte decisioni importanti per contrastare l’establishment europeo. Non rinneghiamo le scelte del passato che ci hanno portato dove siamo oggi. Vogliamo affrontare nuove sfide con maggiore determinazione.

Il M5S è alleato dello UKIP al Parlamento Europeo dal maggio del 2014: l’alleanza venne scelta con un sondaggio online tra gli iscritti al sito di Beppe Grillo. Nell’ottobre dello stesso anno il gruppo si sciolse, perché con l’uscita della lettone Iveta Grigule era venuto a mancare il minimo dei paesi europei rappresentati. Pochi giorni dopo aderì al gruppo il polacco Robert Iwaszkiewicz, di estrema destra, e l’EFDD venne riformato. Farage si è dimesso da leader dell’UKIP dopo la vittoria del Leave nel referendum su Brexit, spiegando di aver raggiunto le proprie ambizioni politiche.