Tra le innumerevoli liste di fine anno su cinema e serie tv, il Guardian ne ha pubblicate due un po’ diverse dal solito: prima ha scelto le migliori serie uscite un po’ in sordina e poco pubblicizzate, e poi ha fatto la stessa cosa con i film. Sono, in breve, film molto belli di cui forse non avete sentito parlare: alcuni sono film indipendenti ma con trame talmente matte da diventare quasi mainstream, come nel caso di Swiss Army Man, mentre altri, come Single ma non troppo, sono commedie che sulla carta potevano incassare molto ma che per un motivo o per l’altro non l’hanno fatto. In mezzo ci sono film neozelandesi e horror poco distribuiti. E c’è una sorpresa finale, un film tamarrissimo su una guerra tra divinità egiziane.
Single ma non troppo
In italiano il titolo è stato tradotto in modo un po’ sbilenco: l’originale è How To Be Single. È una commedia diretta da Abbi Kohn e dal marito Marc Silverstein. Le protagoniste sono Dakota Johnson (di 50 sfumature di grigio) e Rebel Wilson (che ha recitato in molte commedie in ruoli secondari), e c’è anche Alison Brie, famosa tra le altre cose per essere la doppiatrice di Diane in Bojack Horseman.
Il film racconta di una ragazza che si trasferisce a New York dopo essersi lasciata con il fidanzato, e diventa amica di una collega che ama fare festa e preferisce le relazioni occasionali. È una trama piuttosto scontata, come ammette anche il Guardian, che però scrive: «Il botto di film e serie post-Sex and the City sulle abitudini nelle relazioni dei single è stato per lo più un rullo di commedie romantiche basate ancora sull’idea che il matrimonio debba rimanere l’ambizione massima della donna». Single ma non troppo invece è diverso, secondo il Guardian, perché dice che è ok essere single, anche per una donna (anche se mantiene diversi cliché dei film di questo genere: persone con lavori normali che vivono in costosissimi appartamenti di Manhattan, per esempio). La critica ha comunque stroncato il film, nella maggior parte dei casi: su Rotten Tomatoes ha una valutazione del 47 per cento, basata su 137 recensioni, che per la maggior parte non ci hanno visto un film così fresco e originale.
Kubo e la spada magica
È un film di animazione un po’ ignorato in Italia, prodotto negli Stati Uniti e ambientato nel Giappone antico. Tra i doppiatori della versione originale ci sono attori famosissimi come Charlize Theron, Matthew McConaughey, Ralph Fiennes e Rooney Mara, mentre il protagonista è doppiato da Art Parkinson, cioè Rickon Stark di Game of Thrones. Parla di un ragazzo che evoca per sbaglio un demone malvagio di cui può liberarsi solo trovando l’armatura appartenuta a suo padre, un leggendario samurai. È girato in stop motion e tecnicamente è fatto benissimo: secondo il Guardian alcune trovate sono «tra le più innovative del cinema contemporaneo». E soprattutto, la morale del film è più complessa e profonda dei soliti “credi in te stesso” o “crescere è difficile”. Su Rotten Tomatoes ha un giudizio del 97 per cento, basato su 178 recensioni.
Swiss Army Man
Di questo film avete molto probabilmente sentito parlare: è quello in cui Daniel Radcliffe (cioè Harry Potter) interpreta un cadavere che emette flatulenze, ha erezioni e fa molte altre cose strane, ed è l’unico umano su un’isola deserta insieme a un naufrago, interpretato da Paul Dano (Il petroliere, Love & Mercy). Il Guardian scrive che non è facile sfuggire al fatto «che è un film su un cadavere che scoreggia», ma che dopo dieci minuti spiazzanti e imbarazzanti «la trama comincia a emergere e Kwan e Scheinert, i registi, riescono incredibilmente a creare un film tanto pregevole quanto ridicolo». Le critiche entusiaste, come quella del Guardian, sono state accompagnate da altrettante stroncature, di chi ha ritenuto che uno sviluppo brillante non sia bastato a recuperare l’idea molto stupida alla base del film. Su Rotten Tomatoes ha un punteggio del 68 per cento, basato su 166 recensioni.
Hunt for the Wilderpeople
È un film neozelandese che racconta di un ragazzino un po’ problematico che viene dato in affido a una famiglia che vive in campagna: per una serie di ragioni decide di scappare nei boschi ma viene ritrovato dallo zio adottivo, un tipo piuttosto burbero. La polizia, pensando che lo zio abbia rapito il ragazzo, organizza una caccia all’uomo che li costringe a scappare.
È stato presentato al Sundance, dove ha riscosso molte critiche positive, e il regista è Taika Waititi, conosciuto per i film Boy e What We Do in the Shadows, tutti e due molto apprezzati. Waititi ha anche sceneggiato Oceania, l’ultimo film Disney, e dirigerà il prossimo film della Marvel su Thor. Il Guardian scrive che Hunt for the Wilderpeople è un film molto divertente, contemporaneamente una commedia per famiglie e un omaggio alla natura della Nuova Zelanda, e che avrebbe meritato più attenzioni. Su Rotten Tomatoes ha una valutazione del 98 per cento, basata su 155 recensioni.
The Valley of Love
È un film franco-belga diretto da Guillaume Nicloux con Gerard Depardieu e Isabelle Huppert. Parla di due attori che un tempo sono stati sposati, e il cui figlio è appena morto: si riuniscono perché hanno ricevuto una lettera che chiede loro di visitare cinque posti nella Death Valley per far ricomparire il figlio. Il Guardian scrive che la prova di Huppert è eccezionale, e che il suo personaggio è «la vera regina del cinema quest’anno». Il film non ha avuto molto successo, e secondo il Guardian è un peccato perché è «pieno di verità, di stranezze e di incertezze», ed è «una gioia semplicemente vedere i due lavorare di nuovo insieme». Su Rotten Tomatoes ha un punteggio del 74 per cento, sulla base di 46 recensioni.
Green Room
È un thriller-horror diretto da Jeremy Saulnier, il cui protagonista è Anton Yelchin, l’attore famoso per Star Trek morto lo scorso giugno in un incidente d’auto. Parla di una band punk che fa un concerto in un locale di skinhead, e che assiste a un omicidio nei camerini. Da lì la situazione degenera, con minacce, ostaggi e altri omicidi. È un film pieno di tensione, scrive il Guardian, con molta violenza ma mai gratuita: nonostante faccia molta paura, riesce anche ad avere dei momenti divertenti. Su Rotten Tomatoes ha un giudizio del 91 per cento, basato su 194 recensioni.
Gods of Egypt
È il film più atipico tra quelli elencati dal Guardian, e basta il trailer a capirlo. L’ha diretto Alex Proyas, regista di Io, robot, e i protagonisti sono Nikolaj Coster-Waldau (cioè Jaime di Game of Thrones) e Gerard Butler. È un film molto tamarro su una lotta tra divinità egiziane, pieno di esplosioni, scazzottate acrobatiche e mostri giganti, con effetti speciali non sempre riusciti. Essendo ambientato nell’antico Egitto e avendo solo attori bianchi, si è attirato molte e legittime critiche di whitewashing, la pratica di usare attori bianchi per interpretare personaggi che non sono bianchi. A leggere quello che ne scrive il Guardian, sembra che sia stato inserito un po’ per provocazione: «molti film fantasy e di fantascienza a grosso budget sono sembrati un po’ scontati. (…) Gods of Egypy e la sua trama folle (ok, al limite dell’incoerenza) sono pieni di creatività e rischi. Se potete vedere Geoffrey Rush calvo mentre spara palle di fuoco da una spada sulla sua nave spaziale di cristallo a un vermone gigante e non commuovervi, potete anche smetterla di andare al cinema».