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  • Lunedì 19 dicembre 2016

Si riapre il caso Garlasco?

La madre di Alberto Stasi, condannato per l'omicidio di Chiara Poggi del 2007, ha detto al Corriere che da nuove analisi il DNA non corrisponde a quello di suo figlio

Alberto Stasi lascia il Palazzo di Giustizia al termine dell'udienza per il processo d'appello bis per l'omicidio di Chiara Poggi, Milano, 9 aprile 2014. (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
Alberto Stasi lascia il Palazzo di Giustizia al termine dell'udienza per il processo d'appello bis per l'omicidio di Chiara Poggi, Milano, 9 aprile 2014. (ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

Il Corriere della Sera di oggi ha in prima pagina la notizia di alcune nuove analisi del DNA intorno al famoso “delitto di Garlasco”, che secondo la difesa potrebbero scagionare Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi del 2007, dopo due assoluzioni e vicende processuali lunghe e complicate. L’articolo, firmato da Andrea Galli e Cesare Giuzzi, è basato sulle informazioni fornite da Elisabetta Ligabò, la madre di Stasi, che ha raccontato gli ultimi sviluppi sui test condotti dai periti della famiglia su alcune tracce di DNA, che era stato trovato sotto le unghie di Poggi, ma che almeno inizialmente non aveva portato alla chiara identificazione di un profilo compatibile. Le nuove analisi di parte dicono che le tracce sotto le unghie non sono utilizzabili “per identificare un singolo oggetto ma, piuttosto, una famiglia”, identifica cioè “tutti i soggetti maschi appartenenti al medesimo nucleo familiare”. Ligabò ha spiegato al Corriere che sulle basi di questi sviluppi cercherà di ottenere una revisione del processo.

Il profilo del Dna trovato e «isolato» sotto le unghie di Chiara Poggi non appartiene all’ex fidanzato Alberto Stasi, all’epoca studente universitario della Bocconi, ma a una persona di sesso maschile, probabilmente un giovane che potrebbe anche gravitare nel vecchio «giro» di amicizie oppure di conoscenze della 26enne uccisa la mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco, un paese di diecimila abitanti in provincia di Pavia, nella villetta al civico 8 di via Pascoli. A nove anni dall’omicidio e a un anno dalla condanna definitiva, successiva a due assoluzioni, che aveva portato l’oggi 33enne Stasi a costituirsi nel carcere di Bollate, sua madre Elisabetta Ligabò condivide con il Corrierela rivelazione-choc. Una rivelazione che trova fondamento nei risultati di laboratorio, condotti da un noto genetista su incarico degli avvocati dello studio Giarda che si sono affidati a una società di investigazioni di Milano. Una rivelazione che, alla luce delle potentissime novità, dovrà ora ricevere conferma dalle indagini di polizia giudiziaria e dalla probabile riapertura del caso.

La mamma di Stasi presenterà un esposto per chiedere la revisione del processo sulla base di una prova che considera risolutiva per l’innocenza del figlio: «Non ho fatto che ripeterlo e finalmente ne ho la conferma. Mai e poi mai Alberto avrebbe potuto uccidere Chiara. Si amavano e avevano progetti in comune. La sera prima erano andati a cena insieme. Di lì a poco sarebbero partiti per le vacanze. Erano felici, uniti, erano spensierati, vivevano con la gioia e la fiducia nel futuro tipica dei giovani fidanzati. Alberto stava per laurearsi e se c’era una persona che più di ogni altra lo spronava e gli dava forza, che lo incoraggiava e lo appoggiava, quella era Chiara. Amo mio figlio, l’avrei amato anche da colpevole ma chi sa del delitto ha continuato a non parlare e a stare nascosto, scegliendo il silenzio, un silenzio terribile, asfissiante, un silenzio atroce che ha coperto e depistato. Così facendo non ha reso giustizia a una ragazza morta e, allo stesso tempo, sta uccidendo una seconda persona».

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