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  • Venerdì 9 dicembre 2016

La vita raccontata con grafici e cartoline

Dear Data è un progetto di due designer, che per un anno hanno raccolto e rappresentato dati su di sé, e se li sono spediti da Londra a New York

Particolare di una delle cartoline mandate a Giorgia Lupi da Stefanie Posavec ("Dear data")
Particolare di una delle cartoline mandate a Giorgia Lupi da Stefanie Posavec ("Dear data")

A fine novembre il Museum of Modern Art (MoMA) di New York ha acquisito nella sua collezione permanente 104 cartoline che le designer Giorgia Lupi e Stefanie Posavec si sono spedite da un lato all’altro dell’oceano Atlantico, tra settembre 2014 e settembre 2015. Le cartoline fanno parte di un progetto artistico che si chiama Dear Data, cioè “Cari Dati”: Lupi e Posavec se le sono scambiate per raccontare la propria vita l’una all’altra, raccogliendo dati come si fa per calcolare le statistiche e ricavandone poi i relativi grafici. È una sorta di racconto autobiografico che si serve di numeri e illustrazioni al posto delle parole e ha permesso a Lupi e Posavec, che all’inizio si conoscevano poco, di scoprire molte cose l’una sull’altra e diventare amiche.

Ogni settimana, per un anno, Lupi (che è italiana e vive e lavora a New York) e Posavec (che è americana e vive e lavora a Londra) hanno scelto un tema e hanno raccolto dati a proposito: ad esempio, per la prima settimana dal 1 al 7 settembre 2014, segnarono tutte le volte che guardavano l’ora su un orologio. Giorgia associò a questa azione il suo stato d’animo e i suoi bisogni del momento (la fretta, la noia, la fame), Stefanie scelse invece il tipo di orologio che aveva consultato. Poi, senza confrontarsi in anticipo, disegnarono su una cartolina bianca un grafico che mostrava i dati raccolti; sul retro della stessa cartolina, quello con indirizzi e francobolli, scrissero invece la legenda per interpretare il grafico. I temi vanno dal numero di volte in cui hanno preso un mezzo pubblico a quello in cui hanno avuto un contatto fisico con altre persone, dalla frequenza delle loro lamentele a quella dei loro desideri.

Le cartoline raccolgono informazioni anche molto private e mostrano quante cose si possono capire di una persona osservando con precisione piccoli aspetti della sua vita. Ovviamente anche le scelte grafiche raccontano qualcosa delle due designer, che hanno stili diversi, sia nel tratto che nel modo di rappresentare i dati. A settembre Dear Data è diventato un libro, ed è stato pubblicato negli Stati Uniti da Princeton Architectural Press e nel Regno Unito da Particular Books, una casa editrice del gruppo Penguin Random House. Il libro raccoglie le immagini delle 104 cartoline – con gli indirizzi cancellati per preservare la privacy di Lupi e Posavec – e spiegazioni, approfondimenti e riflessioni su come e perché sono state realizzate: è una specie di diario di bordo fatto in coppia a posteriori.

La copertina dell’edizione britannica di Dear Data:
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Il Post ha raccolto e spiegato alcune delle cartoline di Lupi e Posavec e chiesto a Lupi, che è tra i fondatori dello studio di information design Accurat, come è nato e si è sviluppato Dear Data. È stato un progetto personale, ma non una ricerca fine a sé stessa: Lupi e Posavec stanno cercando un nuovo approccio ai dati che li renda più “umani”, cioè che usi i sistemi della raccolta dati, della statistica e della resa grafica per raccontare e spiegare nuove cose sulle persone. Un “umanesimo dei dati”, lo definisce Lupi. Imparare a conoscersi attraverso dati e grafici era l’obiettivo, riuscito, di Dear Data: alla fine le singole informazioni non sono che un pretesto, e questo nuovo modo di comunicare e raccontarsi ha portato alla nascita di un’amicizia.

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