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  • Sabato 5 novembre 2016

I “fiancheggiatori” dell’Islam radicale

Repubblica riassume la tesi di un nuovo saggio dell'esperto di Islam Gilles Kepel, che accusa la sinistra francese di avere minimizzato il rapporto fra religione e terrorismo

( FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)
( FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)

L’edizione di oggi di Repubblica contiene una sintesi della tesi del nuovo libro di Gilles Kepel, 61enne rispettato studioso francese di Islam e Medio Oriente. Il nuovo libro di Kepel si chiama La fracture e contiene critiche molto pesanti nei confronti della sinistra francese, che viene accusata di «occultare il fanatismo che si sta sviluppando nel mondo islamico […] in nome di valori di sinistra come l’antirazzismo», come riassunto da Repubblica. Il tema è molto sentito e discusso in Francia, il paese europeo più colpito dai recenti attacchi legati al terrorismo islamista. Di La fracture si sta parlando molto in Francia: Kepel è stato intervistato a proposito del libro fra gli altri da Le Figaro e dal magazine L’Obs.

Una parte della sinistra francese tenta di occultare il legame tra jihadismo e Islam in nome di valori antichi come l’antirazzismo e il relativismo culturale. È la pesante accusa che fa Gilles Kepel nel suo nuovo saggio pubblicato da Gallimard, “La Fracture”. Il noto orientalista, direttore della cattedra di Medio Oriente e Mediterraneo all’École Normale Supérieure, paventa una “frattura” sempre più profonda nella società francese tra un «nuovo proletariato di figli di immigrati manipolati contro le classi medie». Ma non solo. Il rischio, secondo Kepel, è «procedere bendati», con una «cecità criminale» nella nuova battaglia contro il terrorismo perché certa sinistra tenterebbe di «minimizzare » la matrice islamica del jihadismo, non volendo riconoscere che esiste un problema dentro alla religione.

In nome di valori di sinistra, come l’antirazzismo, Kepel sostiene che molti intellettuali e dirigenti politici tentano di occultare il fanatismo che si sta sviluppando nel mondo islamico, mettendo la testa sotto la terra con la «strategia dello struzzo». Sono quelli che Kepel definisce «islamo-gauchistes», un’accusa che ricorda i “fiancheggiatori” negli anni del terrorismo rosso. Le contraddizioni rilevate da Kepel sono tante, da François Hollande che a lungo non ha voluto parlare di «terrorismo islamico » ai partiti di estrema sinistra che candidano donne con il velo. Un atteggiamento — continua Kepel — che scaturirebbe dalla storia coloniale della Francia e dal senso di colpa ereditato nei confronti delle popolazioni immigrate due o tre generazioni fa. Un meccanismo «perverso » — continua lo studioso — che impedisce di affrontare «la sfida mortale del jihadismo nel nostro paese».

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