A Pokémon GO bisogna giocare con prudenza

È un nuovo videogioco basato sulla realtà aumentata e c'è il timore che spinga i giocatori a fare cose pericolose nel mondo reale

di Ben Guarino – The Washington Post

Quando si apre la nuova app per smartphone Pokémon GO compare una schermata di avvertimento. È un avviso insolito, per essere un videogioco: non è una raccomandazione da genitori sulla violenza dei combattimenti tra le bestiole del gioco, e non ricorda nemmeno le avvertenze delle associazioni dei pediatri che consigliano ai ragazzi di limitare a circa due ore il tempo giornaliero passato davanti ai videogiochi. Pokémon GO vuole solo che i giocatori evitino di farsi male.

Pokémon GO si discosta dalle versioni precedenti del videogioco, il cui obiettivo è catturare degli animaletti di fantasia. Pokémon GO – che si gioca sullo schermo dello smartphone e non sul Game Boy o altre console portatili – usa la fotocamera e il GPS del telefono per costruire un mondo in realtà aumentata in cui i mostriciattoli tridimensionali da collezionare compaiono in posti reali. Per catturare tutte le bestioline digitali bisogna alzarsi dal divano, uscire e scovarle. Gli “allenatori” (come vengono chiamate le persone che catturano i Pokémon), per esempio, potrebbero trovare Pikachu alla base di una statua, o una Magikarp, un pokémon a forma di pesce, su un monumento. I Pokémon digitali, poi, infestano anche i palazzi: giovedì mattina nella stanza relax della sede del Washington Post si agitava un esemplare di Tauros.

Il gruppo che ha creato Pokémon GO – la società di sviluppo software Niantic Labs e il gigante dei videogiochi Nintendo – teme che i giocatori, presi dalla caccia alle bestioline digitali nel mondo reale, possano per esempio cadere giù da un ponte. Anche altri gruppi hanno riconosciuto che l’app –  che è stata presentata negli Stati Uniti mercoledì 6 luglio e in Italia dovrebbe arrivare il 15 luglio – potrebbe incoraggiare quella sorta di sbadataggine tipica di quando si ha il naso fisso sullo smartphone, e hanno iniziato a diffondere le proprie avvertenze. Per ora gli avvisi sono stati spiritosi: per segnalare un pericolo, Pokémon GO mostra l’immagine di un serpente marino, mentre su Facebook la polizia australiana ha chiesto ai giocatori di non entrare nelle centrali per cercare i Pokémon, nonostante la voglia di “catturarli tutti” (“gotta catch’em all” è il motto del franchise dei Pokémon).

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«Vedere un Pokémon in sovrimpressione sul marciapiede è piacevole», ha scritto la giornalista del Washington Post Hayley Tsukayama, che di recente ha recensito una versione iniziale del videogioco (Tsukayama ha però anche scritto che certe parti del gioco, come le battaglie tra Pokémon, lasciavano un po’ a desiderare). Potenzialmente, Pokémon GO –  la prima app per smartphone realizzata da Nintendo dedicata al franchise ventennale dei Pokémon – potrebbe diventare incredibilmente popolare. Se non altro, l’interesse iniziale sembra promettere bene: negli Stati Uniti, Pokémon GO è stato scaricato almeno 50mila volte nelle prime dodici ore, secondo un contatore di Google Play Store.

L’interfaccia di Pokémon GO, simile a quella di Google Maps, è disseminata di Pokestop, dei punti di riferimento che segnalano ai giocatori dove raccogliere gli oggetti per “potenziare” il gioco. Tra questi c’è anche la centrale di polizia di Darwin, in Australia, che ha però scritto un post su Facebook dall’account del Servizio di polizia, vigili del fuoco ed emergenze del Territorio del Nord: «Per tutti gli allenatori di Pokémon in erba: anche se la centrale di polizia di Darwin risulta essere un Pokestop, non c’è bisogno di entrarci per prendere le Pokéball [le sfere che contengono i Pokémon]». Una portavoce della polizia ha raccontato al Washington Post che è stato uno degli agenti a consigliare di scrivere il post su Facebook dopo aver scaricato il gioco, e che era una specie di scherzo, visto che nessuno era ancora entrato nella centrale alla ricerca delle Pokéball o di Pikachu.

Questo non toglie che i giocatori dovrebbero comunque essere prudenti mentre cercano di diventare dei campioni di Pokémon. Niantic Labs ha sperimentato per la prima volta la tecnologia basata sulla posizione per i suoi videogiochi con Ingress, un videogioco in realtà aumentata per cellulari in cui i giocatori devono trovare dei portali (simili alle Pokestop e alle palestre di Pokémon GO). Ingress ha attirato milioni di giocatori, secondo un post pubblicato da Niantic Labs sul suo blog, e alcuni di loro «sono arrivati letteralmente alla fine del mondo» per trovare i portali. Ingress è diventato sempre più popolare, e alcuni giocatori hanno ammesso di aver corso alcuni rischi usando l’app, giocando in auto, vicino a dei dirupi o troppo vicino a piste ciclabili. Al videogioco è stato collegato almeno un caso di morte: stando a un’indagine condotta a Dublino, a settembre un irlandese di 48 anni è morto mentre cercava di raggiungere di notte un portale vicino a un molo. «Il molo è aperto su entrambi i lati, la superficie era irregolare e non ci sono luci. L’uomo è morto mentre giocava a Ingress», ha detto il medico legale secondo l’Irish Times. Dopo l’episodio, Niantic Labs ha rimosso il portale vicino al molo.

Come ha sottolineato la polizia australiana su Facebook, i giocatori dovrebbero muoversi nella realtà aumentata con la stessa attenzione che hanno in quella tradizionale. «Quel Sandshrew non scappa», ha scritto la polizia. «Non fatevi male e catturateli tutti»

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