Michele Serra sulla scorta di Saviano, con chiarezza

«Saviano non può dirlo e dunque lo dico io, che ho qualche anno di più: avete rotto il cazzo»

Michele Serra, Luciana Litizzetto, Roberto Saviano al Salone del Libro di Torino, 13 maggio 2012 (ANSA/ANTONINO DI MARCO)
Michele Serra, Luciana Litizzetto, Roberto Saviano al Salone del Libro di Torino, 13 maggio 2012 (ANSA/ANTONINO DI MARCO)

Nella sua rubrica quotidiana su Repubblica, Michele Serra è andato per le spicce per spiegare al senatore di “Ala” Vincenzo D’Anna che qualche giorno fa si era fatto notare in una trasmissione radiofonica di quelle che producono serialmente “dichiarazioni” e “polemiche” circensi da parte di ospiti politici, per aver detto alcune cose molto sprezzanti rispetto alla protezione a cui è costretto lo scrittore Roberto Saviano, minacciato dalla camorra.

Io Saviano l’ho visto, venire e andare con la scorta. Ho visto lui e ho visto la sua scorta. Per settimane e per mesi. Ricordo le facce quasi una per una, di quelli della scorta. Ricordo le parole dei pochi, tra loro, che avevano voglia di chiacchierare. Se ne immaginava la vita tesa, lo stipendio basso, la percezione ondivaga (che va e che viene) di quanto fosse importante il loro lavoro.
Siccome li ho visti, ogni volta che sento qualcuno sproloquiare della scorta di Saviano penso a Saviano, ma penso anche alla scorta. Saviano non può dirlo e dunque lo dico io, che ho qualche anno di più: avete rotto il cazzo. La scorta non se l’è cercata, la scorta non ha cercato lui. Era un ragazzo di vent’anni e ha scritto un libro sul male. Il libro ha fatto scandalo (avrebbe dovuto fare scandalo il male). Il male, nelle persone che lo incarnano e che ci si arricchiscono, si è molto risentito, e forse gliel’ha giurata.

(leggi per intero su Cinquantamila)