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  • Mercoledì 25 maggio 2016

Sono state le volpi a fare la strage di animali a Spinea

Un centinaio di animali erano stati uccisi in un'oasi vicino Venezia, tra grandi proteste per trovare i responsabili: li hanno trovati, e non sono quelli che pensavano

Negli ultimi giorni sui social network è circolata molto – e commentata con grande indignazione – la notizia della morte di un centinaio di animali di piccola taglia in un’oasi del Veneto, compiuta secondo i suoi gestori da un gruppo di persone “pericolose” e “da assicurare alla giustizia”. A distanza di qualche giorno si è però scoperto che gli animali non sono stati uccisi da un gruppo di vandali, ma più semplicemente da alcune volpi che si sono intrufolate nell’oasi naturale nella notte tra sabato e domenica.

La notizia della morte dei cento animali – per lo più galline, conigli e porcellini d’india – nell’oasi dell’associazione SOS Natura di Spinea (Venezia) aveva iniziato a circolare domenica sui giornali locali e in seguito era stata ripresa da quelli nazionali. Il presidente dell’associazione, Enrico Piva, aveva spiegato alla Nuova Venezia che si era sicuramente trattato di “una strage, contro animali indifesi e contro di noi: queste persone sono pericolose e vanno assicurate alla giustizia”. Il giornale spiegava che tra le ipotesi per il “massacro” c’erano la vendetta personale nei confronti di alcuni responsabili dell’oasi e anche una tesi più creativa: “il rito satanico, in una notte di luna piena, come quella di sabato”.

Repubblica in un articolo pubblicato martedì 24 maggio parlava di un “caso nazionale” e che Piva era sicuro di come fossero andate le cose: “Un animale queste cose non le fa. Un animale uccide e si porta via la preda per mangiarla. Qui porcellini d’India e conigli sono stati presi a calci e bastonate. Sono stati schiacciati. Sono stati colpiti con un punteruolo. Nessun morso. Alle galline hanno tagliato la testa”. Il responsabile di SOS Natura aveva inoltre ipotizzato che l’uccisione di così tanti animali fosse una sorta di avvertimento: “Potrebbe essere stato qualcuno che vuole questa terra e ha voluto farmi capire che devo farmi da parte. Un avvertimento, come la mafia”. Un’altra ipotesi era che la strage fosse stata compiuta da altre associazioni concorrenti della zona.

La vicenda di SOS Natura ha portato a iniziative di solidarietà di vario tipo, da campagne sui social network con l’hashtag #iostoconenrico a pagine su Facebook per organizzare raccolte fondi, in modo da aiutare l’oasi a riprendere le sue attività. Con toni piuttosto forti, gli utenti chiedevano giustizia per gli animali uccisi e un intervento rapido delle istituzioni.

I corpi degli animali erano stati allora inviati all’istituto zooprofilattico di Legnaro (Padova) per essere analizzati e per ricostruire le cause della loro morte. Proprio grazie alle analisi svolte finora si è scoperto che molto probabilmente a uccidere gli ospiti di SOS Natura sia stata qualche volpe. Le lesioni riscontrate sono compatibili con morsi di animali predatori di piccola taglia: i fori trovati nella pelle degli animali sono a coppie e distanti circa 4 centimetri, compatibili quindi con la distanza dei canini di una volpe adulta di media taglia. Inoltre la carcassa di uno degli animali era stata trovata sventrata e in parte divorata. Il fatto che gli altri animali fossero feriti a morte ma non divorati si spiega col fatto che nella tarda primavera le volpi addestrano i loro cuccioli alla caccia e per farlo scelgono prede di piccola taglia, che spesso vengono solamente uccise senza essere consumate: lo scopo è insegnare alla prole le tecniche per cacciarle e ucciderle.

Durante le ispezioni a SOS Natura, inoltre, erano stati trovati escrementi diversi da quelli degli animali di piccola taglia ospitati nell’oasi. La loro analisi ha concluso che probabilmente si tratta di escrementi prodotti da volpi o altri canidi. Non sono state invece trovate ferite da arma da taglio o da uncini sui corpi degli animali, come aveva sostenuto inizialmente Piva. Le indagini si stanno comunque concentrando anche sugli atti intimidatori che aveva descritto il responsabile dell’associazione nei giorni scorsi, oltre che su alcune presunte irregolarità emerse durante le ispezioni nell’oasi.