Che diavolo sono le “gazebarie”?

Sono le strane primarie del centrodestra a Roma, che si sono tenute sabato e domenica dopo settimane di scontri interni: si poteva votare su un solo candidato

Aggiornamento di lunedì 14 marzo: Il 96,7 per cento delle persone che hanno partecipato alle “gazebarie” ha approvato la candidatura di Guido Bertolaso a sindaco di Roma per il centrodestra. Secondo quanto hanno detto gli organizzatori, hanno partecipato dalle 45mila alle 48mila persone, ma non c’è nessuna conferma ufficiale a questo numero.

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Sabato e domenica a Roma si è votato per le “gazebarie“, una specie di primarie nelle quali è stato chiesto ai romani se vogliono che l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso diventi il candidato sindaco al comune di Roma per la coalizione di centrodestra. Non era possibile votare altri candidati, ma soltanto esprimere un sì o un no alla domanda: “Guido Bertolaso è stato indicato come candidato sindaco di Roma. Condividi questa scelta?”. Bertolaso ha detto che se i “no” supereranno i “sì” o se l’affluenza sarà inferiore ai diecimila votanti, rinuncerà alla candidatura.

Queste “primarie” sono state organizzate per rispondere a una richiesta del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che aveva espresso forti dubbi sulla candidatura di Bertolaso dopo averla accettata in un primo momento. Alla fine del mese scorso, Salvini aveva organizzato una sorta di “primarie” senza il consenso dei suoi alleati, ma alla chiusura dei seggi aveva detto che i romani non si erano espressi in maniera netta e quindi aveva chiesto che venissero organizzate delle nuove primarie, questa volta con il consenso di tutta la coalizione.

Lo scorso 4 marzo, Salvini e Berlusconi si erano accordati per organizzare le “gazebarie” che si sono tenute tra sabato e domenica. In quell’occasione Salvini aveva detto che si sarebbe impegnato a non fare ulteriori dichiarazioni sulla votazione di oggi, ma questa settimana il movimento che lo sostiene nel centro e nel sud Italia, Noi con Salvini, ha rinnegato anche le “gazebarie”, diffondendo una nota in cui si legge: «Le nostre primarie le abbiamo già fatte il 27 e 28 febbraio a Roma e i cittadini ci hanno dato una risposta chiara e inequivocabile. No Bertolaso. Che senso ha insistere?». La situazione, insomma, è estremamente caotica e complicata. Per cercare di venirne a capo abbiamo fatto una sintesi cronologica con gli eventi accaduti nel centrodestra romano nelle ultime settimane.

4 febbraio – Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, annuncia che non potrà candidarsi a sindaco di Roma a causa della sua gravidanza.
7 febbraio – Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini si incontrano ad Arcore, ma non riescono ad accordarsi sulla persona da candidare a Roma.
9 febbraio – Sui giornali comincia a comparire l’ipotesi di candidare la nota conduttrice televisiva Rita dalla Chiesa, proposta che i giornali hanno attribuito a Giorgia Meloni. Il giorno dopo dalla Chiesa dice di non essere disponibile a candidarsi.
12 febbraio – Dopo diverse riunioni e incontri andati a vuoto, Berlusconi, Meloni e Salvini si accordano per candidare l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso.
18 febbraio – Salvini ritira il suo appoggio a Bertolaso.
27-28 febbraio – Noi con Salvini organizza a Roma delle “primarie” non ufficiali. Al termine della consultazione, il segretario della Lega Nord dice che le primarie non hanno portato a un risultato conclusivo e chiede quindi nuove primarie di coalizione.
4 marzo – Berlusconi annuncia l’accordo con Salvini per organizzare le “gazebarie”, cioè le primarie a candidato unico”.
10 marzo – Il movimento Noi con Salvini annuncia che non appoggia più le “gazebarie”.

Tutti gli altri principali partiti hanno già annunciato il loro candidato. Nel PD il vice presidente della Camera Roberto Giachetti ha vinto le primarie che si sono svolte lo scorso fine settimana. Nel Movimento 5 Stelle ha vinto la consultazione online per la scelta del candidato l’avvocato ed ex consigliere comunale di Roma Virginia Raggi. Le elezioni a Roma sono fissate per il prossimo giugno, anche se la data esatta non è ancora stata decisa. Si voterà anche a Napoli e Milano e in numerosi altri capoluoghi di provincia.