Le storie vere raccontate nel film “Suffragette”

Che è uscito il 3 marzo e che parla di alcune delle protagoniste del movimento britannico per il diritto di voto delle donne

(Dal film "Suffragette")
(Dal film "Suffragette")

Il 3 marzo è uscito in Italia Suffragette, il film che racconta la storia di alcune donne britanniche che nei primi anni del Novecento lottarono per ottenere, tra le altre cose, il diritto al voto. Il film è stato diretto dalla regista britannica Sarah Gavron e nel cast ci sono Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Anne-Marie Duff e, con un piccolo ruolo, Meryl Streep. Tutti i personaggi sono ispirati in varia misura a persone realmente esistite, così come lo sono le vicende raccontate: ispirate ai fatti avvenuti tra il 1912 e il 1918 in Inghilterra che portarono all’approvazione nel 1928 della prima legge sul voto alle donne.

Alcuni critici hanno riconosciuto al film il merito di aver fatto conoscere qualcosa in più sulle vicende e i personaggi di quegli anni, altri hanno invece criticato le eccessive semplificazioni di Suffragette, accusandolo per esempio di essere un film “troppo facile”. Suffragette è però un film che vale la pena vedere, anche perché il 10 marzo sarà il 70esimo anniversario dal giorno in cui, dopo la fine del fascismo, si svolsero in Italia le prime elezioni amministrative in cui poterono votare le donne. Quelle elezioni – e quelle del  2 giugno 1946 in cui italiani e italiane scelsero tra monarchia e repubblica – furono in parte una conseguenza di quanto fatto dalle suffragette britanniche nei primi anni del Novecento.

Suffragette inizia nel 1912, quando Maud Watts (Mulligan) – una donna di 24 anni che da quando ne ha 7 lavora in una lavanderia industriale di Londra – si imbatte per caso in un gruppo di donne che stanno protestando per il diritto di voto. Nel corso del film Watts – il cui personaggio è inventato, seppur ispirato da lettere e biografie di varie donne di quegli anni – si interessa e si appassiona alla causa, entrando a far parte del movimento delle suffragette britanniche, guidato da Emmeline Pankhurst, fondatrice del Women’s Social and Political Union (WSPU), un movimento il cui slogan era “deeds not words” (azioni non parole). Il sito Biography.com spiega che tra il 1908 e il 1914 Pankhurst finì in carcere 13 volte, sempre per motivi legati alle sue lotte per l’emancipazione femminile. La parola suffragette deriva da “suffragio” e identifica le donne che si batterono per l’emancipazione femminile, da ottenersi anche – ma non solo – attraverso il diritto di voto.

suffragette-1Emmeline Pankhurst, nel 1914 (Wikimedia)

Pankhurst, che in Suffragette è interpretata da Streep, fondò il WSPU nel 1903 ed è una delle più note e importanti figure del movimento suffragista. Oltre a Pankhurst in Suffragette ci sono altri personaggi realmente esistiti: uno è Re Giorgio V, uno è il politico David Lloyd George (primo ministro britannico dal 1916 al 1922) e un altro ancora è il personaggio di Emily Davison, un’attivista che nel film è interpretata da Natalie Press. Non è realmente esistita Edith Ellyn – la farmacista-bombarola interpretata da Bonham Carter – ma il suo personaggio è una sorta di fusione tra due suffragette di nome Edith: Edith Garrud e Edith New.

Abi Morgan, la sceneggiatrice del film, ha spiegato a Variety che il lavoro di ricerca storica per Suffragette è stato piuttosto complicato: «Non c’erano molti documenti scritti dalle suffragette perché la maggior parte di loro erano analfabete e non avevano nemmeno il tempo per imparare a scrivere». Bonham Carter ha spiegato alla rivista Interview di essere stata lei a chiedere che il nome del suo personaggio fosse Edith dopo che lesse la storia di Edith Garrud, una donna esperta di jūjitsu, un’arte marziale giapponese, che insegnò a molte suffragette a utilizzare l’arte marziale come strumento di difesa personale, soprattutto per difendersi dagli attacchi della polizia durante le azioni – non sempre pacifiche – delle suffragette. L’allenamento offerto da Garrud era conosciuto come “suffrajitsu”. L’altra Edith (New) è invece famosa per essere stata una delle prime suffragette a compiere, nei primi anni del Novecento, azioni di disobbedienza civile. Nel 1908 New fu una delle donne arrestate per aver tirato dei sassi contro una finestra e il loro gesto fu implicitamente approvato quando Pankhurst andò a fare loro visita in carcere.

Suffragette-that-knew-jiujitsuUn’illustrazione del 1910 su Edith Garrud (Wikimedia)

L’altra donna davvero esistita che si vede in Suffragette è Emily Davison, che morì nel 1913 e il cui funerale è anche la scena finale del film. Ci sono versioni diverse della vicenda che riguarda la sua morte dopo che a una gara di equitazione fu travolta da un cavallo di proprietà di Re Giorgio V. La tesi di Suffragette è che Davidson decise di sacrificarsi per la causa delle suffragette. Secondo altre versioni – supportate dal fatto che, pare, Davidson avesse un biglietto di ritorno in tasca – la morte di Davidson fu un incidente e lei voleva solo sventolare davanti al cavallo del re la bandiera delle suffragette. È però indubbio che a prescindere dalle sue intenzioni la sua morte diventò un importante momento per il movimento delle suffragette britanniche e al suo funerale – di cui nel film si vedono alcune immagini originali – si presentarono più di seimila donne.

I voti del pubblico e della critica a Suffragette sono di solito sufficienti, ma raramente eccellenti. Su IMDB il voto medio dato dagli spettatori al film è 6,9 su 10; va un po’ meglio su Rotten Tomatoes, dove la media del film è 3,7 su 5. Tra le recensioni dei critici professionisti è difficile trovarne di entusiaste ma, allo stesso tempo, non ci sono delle vere stroncature. I critici hanno di solito apprezzato la volontà del film di rappresentare il movimento delle suffragette come qualcosa di molto più ruvido e complesso dell’idea pulita e semplificata che del movimento ha per esempio dato il film Mary Poppins. Chiara Ugolini ha scritto su Repubblica:

Scordatevi Mary Poppins. Cancellate dalla mente le immagini della signora Banks che rientra dalla manifestazione canticchiando “Suffragette a noi”, che cerca di far breccia nel cuore di cuoca, tata e cameriera al grido “Voto alle donne” e il cui unico pensiero è quello di far sparire il nastro prima dell’arrivo del signor Banks. Con Suffragette siamo lontanissimi dalla commedia musicale Disney e se la signora Banks nella sua canzone dice “siam pronte al peggio anche a morir ormai” nel film con Carey Mulligan e Meryl Streep le suffragette sono realmente disposte a dare la vita non soltanto per far rima con la strofa successiva.

Ci sono però anche state critiche che riguardano soprattutto il modo in cui Suffragette racconta una storia parziale e, comunque, troppo semplice e pulita rispetto a quella vera. Alex von Tunzelmann ha scritto sul Guardian che il film «si concentra colpevolmente solo sulle suffragette della classe operaia, senza cercare però di occuparsi di altri temi più ostici». Von Tunzelmann dà però un buon voto (A-) all’accuratezza storica del film. Richard Brody, famoso critico di cinema del New Yorker, ha scritto che le vere vicende storiche di cui si occupa Suffragette sono rese in modo troppo facile. Brody scrive che il film, così come molti altri film contemporanei che parlano delle conquiste sociali del passato, è “confortante” per chi lo guarda, ma non è utile come “strumento” per conoscere, capire e imparare. Secondo Brody il film offre gratificazioni, non stimoli: «non si prende rischi e non offre sfide».

Von Tunzelmann scrive, parlando dei fatti che il film sceglie di raccontare che «c’è un problema narrativo nel fatto che le gesta delle suffragette non si concludono con l’ottenimento del diritto di voto per le donne». Il film si conclude infatti con la morte di Davidson limitandosi a scrivere nei testi che chiudono il film che furono arrestate più di mille suffragette britanniche e che nel 1918 ottennero diritto di voto le donne con almeno 30 anni. Il pieno diritto di voto per le donne britanniche arrivò invece nel 1928. In coda al film c’è poi una lista di stati, con l’anno in cui le donne hanno ottenuto diritto di voto: il primo è stata la Nuova Zelanda, nel 1893. La data per l’Italia è il 1945: il riferimento è al 31 gennaio di quell’anno, giorno in cui fu emesso il decreto legislativo sul suffragio universale.