Perché a volte sentiamo il telefono vibrare, e invece no

Non siete soli: questa cosa ha un nome – "sindrome da vibrazione fantasma" – e può dipendere dall'ansia o dal nostro rapporto col cellulare

(TOBIAS SCHWARZ/AFP/Getty Images)
(TOBIAS SCHWARZ/AFP/Getty Images)

Negli ultimi anni diverse ricerche hanno cercato di scoprire le ragioni scientifiche di un incidente diventato molto comune: avvertire per errore una vibrazione del proprio cellulare. Questo fenomeno ha anche assunto un nome preciso: “sindrome da vibrazione fantasma”. Gli studi più famosi sono stati pubblicati nel 2007, quando uno psicologo – David Laramie – ottenne un dottorato proprio con una tesi che parlava fra le altre cose di vibrazioni fantasma, e nel 2010, quando si scoprì che il 68 per cento del personale medico di un ospedale del Massachusetts l’aveva provata di recente. Un nuovo studio sul tema è stato pubblicato a metà gennaio del 2016 dalla University of Michigan School of Public Health. Le scoperte delle ricerche si dividono fondamentalmente in due filoni: secondo quelle del filone di Laramie, avvertiamo le vibrazioni “fantasma” perché negli ultimi anni interpretiamo così stimoli che abbiamo sempre ricevuto; secondo quelle della University of Michigan, invece, è tutto un problema d’ansia. Non necessariamente le due spiegazioni si contraddicono, e può darsi che il problema sia causato in parte da entrambe

È colpa dell’ansia?
Per il suo studio la University of Michigan ha contattato 411 studenti che avevano ansie da attaccamento oppure una tendenza all’isolamento. Come ha riassunto il magazine Van Winkles, nella fase successiva i ricercatori hanno fatto compilare un sondaggio su quanto frequentemente abbiano provato la sindrome della vibrazione fantasma: «come prevedibile, le persone con ansia da attaccamento dicono di aver provato la sindrome molto più spesso rispetto all’altro gruppo di persone (le vibrazioni erano le più citate, mentre notifiche e suoni erano meno frequenti)». Anche Larry Rosen, uno psicologo esperto di tecnologie contattato da NPR, lega la sindrome a un’ansia generica causata dall’eccessivo uso di tecnologia, e spiega che al fine di non sviluppare un’ossessione attorno al proprio telefono – o altri aggeggi tecnologici – sarebbe salutare staccarsene per almeno mezz’ora o un’ora al giorno.

Oppure è tutto un trucco mentale?
Già nel 2007 due terzi delle persone intervistate da Laramie gli avevano detto di avere sentito il proprio telefono vibrare o suonare senza che fosse davvero accaduto. Ma Laramie sostiene che esistano effettivamente degli stimoli che provocano la sindrome, e che quindi la sua incidenza non sia unicamente legata all’emotività. Laramie ha paragonato la “sindrome” alla pareidolia, cioè quella tendenza per cui riconosciamo in una nuvola dalla forma particolare i volti di una persona che conosciamo, o di un oggetto. Wired ha chiesto conto di questa teoria a Silman Bensmaia, un neuroscienziato della University of Chicago che studia il senso del tatto, da cui ha ricavato questa spiegazione:

Nella pelle ci sono due tipi di ricettori che captano le vibrazioni: i corpuscoli di Meissner, che sono specializzati nelle vibrazioni “lente”, a bassa intensità, e i corpuscoli di Pacini, specializzati in quelle ad alta intensità. La maggior parte dei cellulari emette vibrazioni comprese fra i 130 e i 180 hertz, praticamente nell’area grigia fra i corpuscoli di Meissner e Pacini. Secondo Bensmaia vibrazioni di questo tipo attraggono entrambi i tipi di recettori, anche se probabilmente più frequentemente quelli di Pacini. Spiega Bensmaia: «quello che accade, credo, è che quando i vestiti sfregano contro la pelle causano un’attività “vibratoria” simile a quella che abbiamo imparato ad associare al telefono».

Sempre secondo Laramie, il nostro cervello ha quindi imparato a interpretare un fenomeno generico come lo sfregamento di oggetti e vestiti contro la pelle come la vibrazione del cellulare: è uno dei tanti tentativi del sistema nervoso umano di riconoscere dei modelli e dei pattern in natura anche quando non esistono. Anche in questo caso però c’entra lo stato emotivo: Laramie ritiene che i due fattori che predicono di più se una persona sperimenta la “sindrome” sono la giovane età di una persona e la “dipendenza emotiva” di quella persona dal suo telefono. Laramie ritiene insomma che la sindrome sia un «fenomeno generazionale» e cioè che sia percepita da persone abituate sin da giovani a integrare il telefono nella propria vita di tutti i giorni, e quindi a ritenerlo la causa di rumori o vibrazioni che sono sempre esistite.