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  • Mercoledì 30 dicembre 2015

Chi era Allen Lane, che fondò la Penguin 80 anni fa

L'uomo che si vantava di «non aver mai letto un libro» finì per rivoluzionare il mondo dell'editoria e il modo in cui leggiamo ancora oggi

Allen Lane il 2 novembre del 1960.
(Central Press/Getty Images)
Allen Lane il 2 novembre del 1960. (Central Press/Getty Images)

Matteo Bolzonella racconta su Rivista Studio la storia di Allen Lane, che nel 1935 – 80 anni fa –fondò in Regno Unito una delle case editrici più importanti al mondo: la Penguin. La grande intuizione di Lane fu quella di puntare sul libro come prodotto per il consumo di massa, finendo per non cambiare solo il mondo dell’editoria ma anche il rapporto delle persone coi libri e con la lettura. Lane – che diceva di non aver mai letto un libro – indovinò alcuni dei casi editoriali più famosi del Novecento: pubblicò per esempio l’Ulisse di James Joyce (quando lavorava ancora nella casa editrice fondata dallo zio, la Bodley Head) e nel 1960 L’amante di Lady Chatterley di D. H. Lawrence, sfidando la censura e vincendo un processo per oscenità; il libro vendette due milioni di copie nelle prime due settimane.

Nella Londra degli anni Trenta del Novecento la Bodley Head, storica casa editrice fondata nel 1887 e famosa per pubblicare il trimestrale decadente The Yellow Book, appesantita da investimenti sbagliati e incapacità di guardare al futuro, non passava un bel periodo. Uno dei fondatori, John Lane, originario del Devon, sud-ovest dell’Inghilterra, era morto dieci anni prima, nel 1925. Il direttore nel 1936 era Allen Lane Williams, nipote di John, nativo anch’egli del Devon: un ragazzo sveglio, corpulento ma dotato di un’eleganza innata, cresciuto tra fattorie e boschi, entrato in casa editrice nel 1919, a sedici anni, e guadagnatosi in un quinquennio il posto di direttore, ereditando poi l’azienda alla morte dello zio. I dieci anni di Allen Lane a capo della Bodley Head sono a dir poco disastrosi vista l’evaporazione di capitali causata da alcune sue speculazioni editoriali e l’insofferenza di colleghi e dipendenti che il giovane sembra essersi conquistato, compresi alcuni co-direttori storici della casa.

Nel 1936, a distanza di anni dalla prima edizione pubblicata in Francia da Sylvia Beach per la Shakespeare & Company, Ulysses di Joyce stava per ricevere l’ennesimo no, che stavolta avrebbe fatto più rumore del solito, visto che veniva da T.S. Elliot (all’epoca editor per Faber & Faber, che fra l’altro stava lavorando alla pubblicazione di altri due lavori dell’autore irlandese, Finnegans Wake e Work in Progress). Per placare il caos editoriale che si era creato attorno all’operazione, a Elliot vennero dati cinque giorni per prendere una decisione definitiva. In Inghilterra Ulysses era già stato pubblicato nel 1922 da Harriet Weaver della Egoist Press per poi venire bandito dalle autorità e ritirato. Era questo genere di precedenti, assieme al timore per le ripercussioni legali, che intimoriva il poeta. Dall’altra parte dell’oceano invece, negli Stati Uniti, il testo era stato pubblicato dall’allora neonata Random House dopo processi e inchieste nel 1935, in uno dei più clamorosi casi dell’intera storia editoriale americana.

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