Il caso editoriale dell’anno
È "Sette brevi lezioni di fisica" di Carlo Rovelli, il libro di scienza che vende più di "Cinquanta sfumature di grigio"
di Giacomo Papi
Il caso editoriale del 2015 è un libriccino con la copertina color carta da zucchero di appena 88 pagine che parla di fisica, costa 10 euro, ha avuto una prima tiratura di appena tremila copie, ma ne ha vendute 300mila in Italia e già 100 mila nel Regno Unito, sarà tradotto in 41 Paesi, in Italia è arrivato alla diciannovesima ristampa ed è secondo assoluto nelle vendite su Amazon Italia nel 2015. Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli, pubblicato da Adelphi, fa parte del misterioso e disabitato insieme dei bestseller inaspettati, cioè di quei successi nati per caso, quasi per gioco, su cui nessuno avrebbe scommesso nulla, che scoppiano senza ragioni chiare o plausibili grazie a un inarrestabile passaparola poi rilanciato da televisioni e giornali, e che sono in grado, da soli, di mettere a posto per anni i conti di una casa editrice. Uno di quei titoli che dimostrano la teoria secondo cui fare l’editore e scrivere libri sono attività prossime al gioco d’azzardo.
Carlo Rovelli, che insegna all’università Luminy di Marsiglia, in Francia, è ancora sorpreso. All’inizio la sua idea era molto semplice: voleva scrivere un articolo per spiegare la fisica quantistica. Esitava perché senza sapere prima qualcosa della relatività generale di Albert Einstein, nessuno ci avrebbe capito nulla. La sua compagna gli suggerì allora di scrivere un altro articolo sulla relatività generale e un terzo – per fare cifra tonda – e di proporre le tre lezioni al domenicale del Sole 24 Ore. Qualche tempo dopo la pubblicazione sul giornale, Rovelli ricevette una telefonata dal professor Giuseppe Trautteur, un fisico e informatico italiano nato a Napoli nel 1936 che dagli anni Sessanta è consulente di Adelphi per la scienza. Trautteur gli propose di raccogliere le lezioni in un libro. «All’inizio rifiutai», dice oggi Rovelli, «perché mi sembrava un’operazione appiccicaticcia. Mi sono lasciato convincere per il fascino di Adelphi. Molta della mia formazione da ragazzo è passata da quei librini colori pastello che mostravano l’esistenza di un mondo più vasto di quello delle culture cattolica e marxista allora dominanti».
In realtà Carlo Rovelli (Verona, 1956) è sempre stato interessato alla politica e ha una storia molto di sinistra. Curiosamente, Sette brevi lezioni di fisica non è neppure il suo primo bestseller. Da studente universitario a Bologna prese parte al movimento studentesco del 1977 «Il mio riferimento era Radio Alice», racconta, «stavo a metà tra il mondo politico e quello più hippie. Il movimento si era dato un minimo di struttura organizzativa. Io facevo parte del comitato informazione, quello che gestiva l’archivio, così ebbi l’idea di fare un libro basato su foto, trascrizioni e racconti, con Bertani, un piccolo editore italiano di sinistra che stava fallendo». Il libro si intitolò Bologna. Marzo 77. Fatti nostri, e vendette uno sfracello. A firmarlo, oltre a Rovelli, furono Maurizio Torrealta, poi giornalista, Claudio Piersanti, che sarebbe diventato sceneggiatore, ed Enrico Palandri, che pochi anni dopo avrebbe scritto un altro dei grandi successi di quegli anni, il romanzo Boccalone. «Pensi che qualche anno fa il libro è stato ristampato in modo clandestino, senza neppure avvisarci, dall’editore NDA Press, ma all’epoca noi eravamo rivoluzionari e quindi non potevamo certo lamentarci».
All’inizio, quindi, le sette lezioni erano tre: la prima dedicata alla teoria della relatività generale, la seconda sulla meccanica quantistica e quella che sarebbe diventata la quinta, sulla gravità quantistica. Rovelli aggiunse un articolo sul cosmo, cioè sulla struttura dell’universo, che sarebbe diventato la terza lezione, un altro sulle particelle elementari, la quarta, e un altro sui buchi neri e la natura del calore, la sesta lezione. «Ma mi sembrava arido», dice, «così ho portato all’editore un’ultima lezione, sull’uomo. Tutti mi dissero di toglierla perché non c’entrava niente, ma io mi impuntai: mi sembrava che il libro dovesse offrire anche un punto di vista su quello che siamo. Alla fine Roberto Calasso, il direttore editoriale di Adelphi, decise che andava assolutamente tenuta». La struttura del libro era definita, anche se il testo doveva passare da molte riscritture e limature. «È un libro che invece di aggiungere, toglie, è un libro in levare. I libri di divulgazione di solito sono scritti per chi vuole sapere qualcosa in più, e quindi sono pieni di dettagli. Questo invece è nato per chi legge i giornali, e quindi è sintetico. Questo è stato decisivo», dice Rovelli.
Mancava il titolo. Le ipotesi di lavoro erano La bellezza della scienza, Il mistero della fisica, L’amore per la fisica oppure Quanti di spazio. Ma suonavano sdolcinati o troppo neutri. Il titolo che convinceva di più era Sette lezioni di scienza. Calasso obiettò che quel libro non parlava di scienza, ma di fisica e che quindi il titolo doveva essere Sette lezioni di fisica. Qualcuno propose di aggiungere «brevi» – Rovelli non ricorda chi – ma quella fu probabilmente la mossa decisiva, perché brevi sta per non noiose, facili, comprensibili a tutti, insomma leggere, «proprio nel senso delle Lezioni americane di Italo Calvino», dice Rovelli. Sette brevi lezioni di fisica, in effetti, inizia “leggero”, con il racconto delle difficoltà scolastiche di Albert Einstein e la rievocazione dell’innamoramento giovanile dell’autore per la fisica, e questo anche se da subito spiega cose vertiginose, e cioè che il tempo è un fenomeno locale che dipende dal luogo in cui scorre, anzi che è strettamente connesso allo spazio al punto da non potere esserne separato, al punto da non esistere come entità a sé stante, se non come spaziotempo. Quando il racconto si infittisce diventando via via più pesante, fitto e complicato, l’impressione iniziale di semplicità continua a proteggerlo.
Il 22 ottobre 2014 Sette breve lezioni di fisica esce in libreria in appena tremila copie e senza promozione. Rovelli prova a convincere Calasso a stamparne almeno cinquemila e non è dato sapere se il suo consiglio sia stato seguito. Ma incomincia a vendere e, nella sorpresa generale, viene subito ristampato. Si presenta elegante, promette leggerezza su un argomento complicato e costa poco, solo 10 euro. «La gente lo prendeva per curiosità, poi lo leggeva e ne comprava altre cinque copie da regalare a cinque amici», ricorda Rovelli. Incominciano a uscire le prime recensioni e i primi articoli. L’1 febbraio 2015 Rovelli è invitato nella trasmissione televisiva Che tempo che fa, e il libro accelera ulteriormente. Ma era già partito: tra gli invitati, quella sera, c’era anche Pierluigi Bersani che nei camerini chiese di essergli presentato perché a Natale gli avevano regalato il libro e gli era piaciuto moltissimo.
Le ragioni di un bestseller inaspettato si possono indovinare, ma solo a posteriori. Nel caso di Sette brevi lezioni di fisica ci sono la dichiarata brevità unita all’eleganza e serietà di Adelphi, il fatto che i testi siano stati concepiti come articoli di giornale e, quindi, necessariamente brevi e semplificati, e il costo contenuto che ne ha permesso la propagazione. Un altro elemento importante – che è quasi una costante dei libri e film che, pur parlando di scienza, raggiungono un grande pubblico – è la presenza di un forte elemento autobiografico. Rovelli racconta: «In realtà il libro racconta la mia storia d’amore con la fisica e, infatti, le reazioni variano molto: chi non conosce la fisica lo trova interessante perché la descrizione è anche appassionata, chi conosce un po’ la fisica – come i miei studenti – spesso è indifferente perché pensa di saperne già, chi invece la fisica la conosce bene, di solito lo ama perché il libro offre un punto di vista molto personale sulle cose, diverso da come sono di solito raccontate. Per esempio ho ricevuto una bellissima lettera da David Gross, che in teoria è un mio “acerrimo nemico” essendo il capo della banda avversa nel mondo delle stringhe. Diceva: “Su molte cose non siamo d’accordo, ma riconosco che lei è animato dalla mia stessa passione”».
La copertina in inglese del libro
Nell’ultimo anno Rovelli è stato assediato dagli editori, ma ha rifiutato ogni proposta. Non scriverà subito un altro libro e, comunque, a meno di sconquassi, l’editore del suo prossimo lavoro sarà ancora Adelphi (prima delle Sette lezioni aveva pubblicato con Mondadori, Raffaello Cortina e Di Renzo editore). Intanto i diritti sono stati acquistati in tutto il mondo. «Mi chiedevo se all’estero avrebbe funzionato ugualmente, e l’esplosione di Londra direbbe di sì». La differenza è che non c’è miglior lancio di un passaparola così poderoso da sovvertire le normali gerarchie. Fuori dall’Italia Sette brevi lezioni di fisica si annuncia come un “caso”, come «il libro di scienza che vende più di Cinquanta sfumature di grigio». E infatti Rovelli è già comparso in una trasmissione della BBC. Quando queste circostanze si presentano, gli editori sono ben felici di spendere per la comunicazione, come dimostra il sito sevenbrieflessons con cui Penguin ha lanciato il libro in Gran Bretagna. Il successo inaspettato è come un’onda che continua a ingigantirsi a ogni passaggio, come dimostra l’elenco infinito dei Paesi e degli editori che hanno acquisito i diritti di Sette brevi lezioni di fisica.
Albania – Dudaj Publishing
Brasile – Objetiva
Bulgaria – Janet 45
Catalogna – Anagrama
Cina (caratteri semplici) – Penguin China
Corea – Sam & Parkers
Danimarca – Gyldendal
Egitto – Baad el Bahd (BEBA) Editions
Francia – Odile Jacob
Germania – Rowohlt
Giappone – Kawade Shobo
Grecia – Patakis
Israele – Keter
Olanda – Prometheus
Polonia – Oficyna Naukowa
Portogallo – Objetiva
Romania – Humanitas
Russia – Corpus
Serbia – Laguna
Slovenia – DMFA-zaloznistvo
Spagna – Anagrama
Svezia – Norstedts
Taiwan (caratteri complessi) – Global Views
Turchia – Can Publishing
UK (world rights) – Penguin
Ungheria – Park Kiado
USA – Riverhead
Vietnam – Alpha Books
Croazia – 2015
Repubblica Ceca – 2015