Perché il petrolio costa così poco
Il prezzo è sceso al livello più basso dal 2004: c'entrano Stati Uniti, Russia e Iran, ma soprattutto il fatto che i maggiori produttori non riescono a mettersi d'accordo
Il petrolio ha raggiunto oggi il prezzo più basso dal 2004. Il Brent, un indice che viene utilizzato per misurare il prezzo del petrolio, ha raggiunto i 36,4 dollari al barile. Il prezzo del petrolio è sceso moltissimo nell’ultimo mese, soprattutto dopo la riunione dell’OPEC del 4 dicembre.
L’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) è un’organizzazione che riunisce alcuni dei maggiori paesi produttori di petrolio: durante le riunioni, i paesi membri cercano di mettersi d’accordo su come gestirne la produzione. Si tratta sostanzialmente di un oligopolio: un mercato composto da pochi produttori che possono accordarsi per mantenere livelli di produzione che tengano alti i prezzi, oppure litigare per cercare di ottenere ognuno una fetta di mercato maggiore. La riunione del 4 dicembre doveva durare quattro ore, che sono state estese a sette, senza che fosse raggiunto un accordo. Dal 1982 quasi ogni anno i paesi dell’OPEC si erano dati un limite alla produzione del petrolio, per mantenere i prezzi alti.
Il prezzo del petrolio così basso deriva da un eccesso di offerta (l’offerta è la quantità prodotta dalle aziende petrolifere) mentre la domanda (la quantità di petrolio che la gente vuole comprare) è rimasta piuttosto stabile. L’Arabia Saudita, uno dei principali paesi produttori di petrolio e membro dell’OPEC, ha aumentato molto la produzione nell’ultimo anno nel tentativo di ridurre le quote di mercato degli altri paesi membri. Inoltre grazie allo sviluppo di nuove tecnologie di estrazione e lavorazione gli Stati Uniti – che non fanno parte dell’OPEC – sono diventati negli ultimi due anni il primo paese produttore di petrolio al mondo: la scorsa settimana il parlamento statunitense ha deciso di eliminare un limite alle esportazioni di petrolio che vigeva da quarant’anni. L’estensione delle sanzioni applicate da molti paesi europei alla Russia – che è il terzo maggiore produttore di petrolio – peggiorerà ulteriormente la condizione economica del paese, sulla quale grava già un valore del rublo molto basso: la Russia ha aumentato molto la produzione nell’ultimo anno e adesso non può più permettersi di tagliarla. Inoltre la recente distensione politica di molti paesi occidentali con l’Iran e la seguente rimozione delle sanzioni ha permesso al paese di inserirsi nella competizione per accaparrarsi la maggior quota di esportazione possibile fra i paesi dell’OPEC.
Il prezzo del petrolio è sceso di quasi il 70 per cento da giugno 2014, quando raggiunse un massimo di 115 dollari al barile. Un prezzo del petrolio così basso è un vantaggio per i consumatori, ovviamente, ma un grosso problema per le aziende produttrici, che stanno facendo tagli e quindi anche licenziamenti. Il basso prezzo del petrolio ha aiutato l’economia di molti paesi del mondo e ha tenuto bassa l’inflazione.